ALESSIO GERMANO

LA MAGIA DELL’ARTE CHE PUÒ TRASFORMARE L’ORDINARIO IN STRAORDINARIO

«Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale» (Marcel Proust).
Il poliedrico Alessio Germano, dichiaratamente discepolo alla scuola di Carla Tolomeo Vigorelli, a sua volta allieva di De Chirico e Guttuso, fonda la sua opera sulla fervida convinzione e concezione che l’artista sia in grado di trasformare l’ordinario in straordinario. L’arte, allora, acquista un senso magico, basandosi sulla mutazione-trasformazione di un oggetto qualunque in oggetto d’arte. Protagonista assoluto è l’artista che possiede il dono dello sguardo poetico/magico, grazie al quale vede nella realtà nuove vie e nuove opportunità.
Ogni opera è pensata, meditata, ma soprattutto “osservata e contemplata” con occhi diversi. L’iter creativo è complesso e composto da più fasi. La prima fase di “osservazione” vede protagonista l’occhio artistico, che appunto nota una potenzialità, una prospettiva. La seconda fase fa eco al motto di Picasso: «La natura è una cosa, la pittura un’altra» e alla sua ricerca della “quarta dimensione”. L’immagine naturalistica può rappresentare solo un istante della percezione, coglie cioè solo un momento; l’artista, invece, grazie alla quarta dimensione introduce nella rappresentazione pittorica un nuovo elemento: il tempo. Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che la percezione avvenga in un tempo prolungato, che non si limiti ad un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro tutta la conoscenza che egli ha acquisito da esso. La percezione, pertanto, non si limita al solo sguardo ma implica l’indagine sulla struttura delle cose e sul loro funzionamento. Ecco che allora, dopo tale studio e conoscenza, inizia la terza fase, quella realizzativa. Alessio, attingendo alle sue svariate conoscenze tecniche, sceglie lo stile più adatto per creare. L’osservatore rimane stupito nel vedere insieme i colori e le forme di Klimt e Haring (“Newborn 019”, “Immagina che non ci sia il Paradiso”) o di Kandiskij e Lichtenstein (“Pulp”, “Skratch”)
La quarta fase, intrinseca e implicita, è fondamentale: lo sguardo dello spettatore. Da una parte Alessio lo sollecita e lo induce a pensare, con sorprese alla “Ceci n’est pas une pipe” del “Tradimento delle immagini” di Magritte (“Metà fisica”), dall’altra lo indirizza verso un canale interpretativo rappresentando personaggi noti (“Charlie”, “I Want you”, “Glitter pop genius”). Chi si avvicinerà alle opere di Alessio rimarrà certamente stupito, meravigliato, assumendo un ruolo fondamentale: far avverare e completare la magia grazie ai suoi occhi…
«L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è» (Paul Klee).

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