Dantebus Recensioni – “Il poeta deve avere un ruolo civile”

Intervista a Francolando Marano, autore della silloge “Destinazione Potenza”. Una poesia costruita e ricercata, ricca di riferimenti storici, volta alla trasmissione non solo di sentimenti ma anche di idee.

Nella sua silloge poetica “Destinazione potenza” ogni poesia riporta un numero e la data di composizione. In che momento della sua vita ha iniziato a scrivere poesie? Sta ancora componendo?

“Ho iniziato quando frequentavo la scuola media, negli anni ‘60: sto continuando a scrivere. All’epoca abitavo in un posto fantastico, sulla Timpa di Acireale che è una costa molto alta sul mare: da casa mia si godeva di uno spettacolo a perdita d’occhio incredibile e quindi ho iniziato descrivendo questo paesaggio. Sono andato via da Acireale e mi sono trasferito a Potenza dove tuttora abito.”

Il titolo della sua raccolta fa riferimento alla città di Potenza. Quanto è importante per lei il legame con le proprie radici?

“Il legame è importante, sono convinto che ci sia anche una sorta di predestinazione: negli anni ‘70 non era così comune trasferirsi a Potenza. Facendo viaggi tra Nord e Sud, avevo notato che a Battipaglia l’altoparlante diceva “Battipaglia, stazione di Battipaglia: per Sicignano Potenza si cambia!” e mi era venuta la curiosità di vedere cosa ci fosse dietro le montagne che si vedevano da Battipaglia. Una notte salì sul treno una comitiva di Potenza guidata da un sacerdote che avrei rivisto anni dopo: tra quei ragazzi c’era anche la mia futura moglie. Dopo qualche mese mi sono trasferito definitivamente a Potenza. 

C’è un altro episodio legato alla città di Potenza. In quinta elementare c’era il maestro che faceva delle domande strane, chiedeva quale fosse l’unica regione interna d’Italia che si affaccia su due mari, io ero sempre l’unico a rispondere: la Basilicata. Se ci fossero davvero segni di predestinazione, io lo interpreterei così.”

La sua è una poesia molto ricercata: può descrivere il processo di composizione delle sue opere?

“Dico che per me la poesia così come un articolo di giornale è un mezzo per trasmettere sensazioni ed idee. Le mie poesie non sono scritte in cinque minuti: sono costruite. L’idea mi viene subito ma posso metterci anche un mese o due per rappresentare quello che voglio. I temi nascono dal fatto che sono un appassionato di storia, filosofia e di testi antichi e sono anche un discreto conoscitore di varie religioni. Ad esempio nella poesia “Dodici Ottobre” parlo della scoperta dell’America e mi piace valorizzare i personaggi minori della storia: menziono Rodrigo de Triana che fu il primo a vedere la terra ferma. Non scrivo per diletto personale, scrivo per trasmettere messaggi.”

Molti dei suoi componimenti hanno come titolo riferimenti cronologici e stagionali (“Primo maggio”, “Sole e Luna”, “Pomeriggio d’Agosto”). Si può dire che prende ispirazione da precisi ricordi o momenti della sua vita?

“Pomeriggio d’Agosto l’ho scritta in Sardegna, l’input nasce sul posto. C’è una poesia che parla dei Monti Alburni, una sera tornando da Caserta ho visto che questa montagna mi appariva come un ostacolo nero e insormontabile così ho immaginato che l’Alburno avesse sempre protetto i Lucani ma nel contempo si fosse mostrato accogliente per le vittime dei Saraceni, quelli che dalla pianura cercavano rifugio sui monti.”

All’interno della silloge ci sono poche poesia amorose: non le piace scrivere d’amore?

“Ne ho scritte all’inizio ma credo che il poeta debba avere un ruolo civile e debba prima di tutto occuparsi di altre cose. Non voglio apparire come schizzinoso, mi è capitato anche di utilizzare la poesia come strumento sociale.”

Lei è laureato in Sociologia Economica, una materia prettamente scientifica. Come è riuscito a far convivere queste due parti della sua anima?

“Io rispondo che il migliore economista è colui che capisce quello che legge: il mio economista preferito era Carlo Maria Cipolla, laureato in Lettere e in Economia. Non trovo incompatibili le due cose. In qualunque lavoro si faccia l’importante è capire quello che si legge.”

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