SULLA RIVA DEL FIUME IL POETA CONTEMPLA LA VITA: SUM ERGO COGITO, VIVO ERGO COGITO.
«Accetta le stagioni del tuo cuore, come hai sempre accettato le stagioni che passano sui tuoi campi» (Khalil Gibran). L’Ars poetica dell’autore Gianluca Muscedere è fondata sull’alternarsi delle stagioni del tempo, del cuore e della vita. L’uomo Gianluca riesce quasi misticamente ad estraniarsi, a sdoppiarsi e ad ubicarsi come un saggio sulla riva del fiume, da cui vede e scruta lo scorrere dell’universo: è il suo magnifico ed intenso divenire ed ESSERE POETA. Collocarsi in maniera “contemplativa” su quanto succede e accade, permette all’artista di cogliere il significato del particolare nel tutto, di saper riconoscere ed anche elevare i momenti “speciali”, i cosiddetti “cardini” di un’esistenza. Il piano cartesiano è qui rovesciato in SUM ERGO COGITO, VIVO ERGO COGITO. Il componimento programmatico, allora, ci mostra il processo generativo della poesia, che avviene appunto tramite la “riflessione”: la massa informe di lettere e confusione di parole dell’uomo, passano per l’io lirico del poeta, che le dona forma e senso, emozionando: «In uno stato di entusiasmo e “confusione” da voglia di dire…nella mia mente tante cose da dire per poter poi “dare”…/”Vedo” lettere che in apparenza sono “solo” lettere…lettere che nella mia testa corrono e si rincorrono e tra loro si mischiano fino a trovare il giusto incastro/Il giusto incastro che andrà a formare quella parola che a sua volta troverà altre parole che andranno a trovare quell’idea che ho in testa e che si fa largo per potere uscire/…POI ESCE E USCENDO DIVENTA…NERO SU BIANCO…» (“NERO SU BIANCO”). Ecco che un “Florilegio” di opere prende vita, sempre con un “incipit temporale” che dà il via, accendendo la miccia della creazione. Una produzione caratterizzata anche dall’alternarsi dell’uso del vernacolo, che sembra provenire dal lato più intimo e vero di Gianluca. MAGGIO. Il mese delle “rose” diviene un percorso della bellezza, che porta il poeta ad interpretarlo come una metafora della vita: «Maggio mese delle tante “cose”, ma soprattutto maggio…mese delle rose/Soprattutto per chi ne è amante ma soprattutto per chi è “amante”…/Amante della bellezza, amante dei profumi/amante dei colori. Amante dell’eleganza…/Quell’eleganza che ne fanno il fiore…il “fiore per eccellenza”…/Ma soprattutto…amante della vita…/La rosa…come metafora di vita…/Se penso e ripenso che “NON c’è rosa senza spina”…”se tanto me dà tanto non me serve solo pe’ fa’ na’ rima”…/Quel dire e non dire sempre appropriato/per ogni colore un significato/Un significato dai tanti significati…significati che solo su te vanno interpretati/Rose rosse come l’Amore, rose Arancio/fascino e bellezza,/Rosa bianca purezza e innocenza, rosa blu mistero e saggezza…Rosa rosa come l’Amicizia!» (MAGGIO…MESE “ANCHE” DELLE ROSE…”). L’AUTUNNO. La stagione fresca dopo l’arsura estiva, si trasforma, sempre tramite la riflessione poetica, in una meditazione sull’essere e nel simbolo di un po’ di pace e di calma dopo tanto soffrire e sopportare. La quiete, dopo la tempesta di caldo, ridona la speranza del futuro all’uomo/poeta: «In questa estate dove il caldo e l’afa l’hanno fatta da padrone, bentornata mia amata stagione…Bentornato Autunno!/In questa estate dove estate non è stata…/ti ho pensato, ti ho cercato, ti ho aspettato/E adesso che sei arrivato…Sei er Benvenuto Autunno!/Forse ancora non stai a da’ er meglio de te stesso, non fa’ niente, fa’ lo stesso…io so’ contento e piano piano rinasco…/Per adesso m’accontento der sole tuo tiepido/quanno fa’ freschetto…Che non è lui che me trova ma so’ io che lo cerco…/Pe’ quanto riguarda tutto er resto, sta’ tranquillo che io sto bono bono e aspetto/Però aho non me fa’ aspetta’ tanto perché ce lo sai come la penso…/Senza scenne ner dettajo, tu sai quello che vojo, quello che cerco. E quello che pe’ tanti po’ esse caciara e rumore, pe’ me è melodia sopra ogni dolore…/Adesso te lascio e te saluto ma un’ultima cosa se posso…AUTUNNO SEI ER BENVENUTO!» (“AUTUNNO SEI ER BENVENUTO”). IL TEMPO DELLA GIOVINEZZA. Talvolta lo sguardo del poeta si volge alle origini dello scorrere del tempo, agli anni della giovinezza. Il rimpianto è inevitabile, soprattutto per quella facilità e giovane innocenza di lasciarsi andare alle emozioni: «Rivoglio quegli anni, quelli dell’infanzia, quelli della giovinezza e della spensieratezza/Quelli della scuola, dei giochi di strada, quelli della disco, del muretto e della compagnia…quelli che come un battito di ciglia sono volati via/Rivoglio quegli anni, quelli che hanno segnato una generazione, la mia generazione e che solo a ripensarli…brividi sulla pelle e tanta emozione…» (“RIVOGLIO QUEGLI ANNI”). LA PRIMAVERA. Guardando indietro, il poeta ritrova la dolcissima figura della mamma, regalando al lettore due commoventi componimenti: «La primavera portava il tuo compleanno. Il tuo compleanno portava la primavera…/Colori nuovi, odori nuovi, voglia di vivere, voglia di ritornare a vivere…/La primavera portava il tuo compleanno e il tuo compleanno portava la primavera…/Un connubio perfetto. Anche per me che per natura amo l’autunno e l’inverno…/Quella cosa che rendeva il connubio perfetto…SEI TU MAMMA!» (“CONNUBIO PERFETTO”). «Mamma, oggi 30 marzo 2015, sarebbe stato il tuo compleanno. Avresti compiuto 65 anni…/Il giorno del tuo compleanno, mi piaceva sorprenderti, sempre e comunque…Io continuerò a farlo, sempre e comunque!/Gli AUGURI te li faccio lo stesso…nella speranza che ti possano arrivare, ovunque tu sia…/Sai, mi piace pensare che tu, in questo momento, sei vicino a me, magari accanto a me e che stai leggendo, stai leggendo quello che scrivo…/E magari lo stai leggendo, lo stai leggendo, proprio per mezzo degli occhi miei…MI MANCHI TANTO MAMMA! R. I. P.» (“DEDICA A MAMMA PER QUELLO CHE DOVEVA ESSERE IL SUO SESSANTACINQUESIMO COMPLEANNO…). Il poeta, quindi, alza la testa al cielo e chiede alla sua “stella cometa” di guidarlo, poiché ognuno di noi ha la sua “stella polare” in cielo! Forse è un angelo custode, forse sono i nostri cari che non ci sono più, forse è semplicemente l’Amore «In questa notte di stelle cadenti…stella tu non cadere…/Tu non sei come le altre…Tu sei la stella…/la stella “scintilla”…Tu sei la stella…/quella che di più brilla/E devi stare lassù perché per me sei importante. Devi farmi sognare, devi farmi credere e perché no anche chiedere/Ma più di tutto devi stare lassù perché mi devi guidare, altrimenti…altrimenti sarei perso e non saprei dove andare…» (“STELLA TU NON CADERE…”). Il lettore che si avvicinerà ai versi di Gianluca, rimarrà stupito dalla loro intensità e interiorità. Si sentirà come trasportato fuori dal “fiume” del tempo e incontrerà il poeta sulla riva del fiume. Come due vecchi amici inizieranno a dialogare e Gianluca mostrerà le emozioni e il loro profondo significato. SUM ERGO COGITO, VIVO ERGO COGITO: «Con te conversando, dimentico ogni tempo e le stagioni e i loro mutamenti: tutte mi piacciono allo stesso modo» (John Milton).