GIUSY POLINO

LA POESIA COME UNA FARFALLA DAI MILLE COLORI VIENE DONATA AL LETTORE

“Mi affido a te/come una delicata farfalla che si adagia tra le mani…” (“BUTTERFLY”). È la poesia di Giusy Polino che si rivolge direttamente al lettore. Sarebbe riduttivo dire che la poetessa ha intriso i versi di sé, l’espressione più giusta è affermare che GIUSY ha donato la propria anima all’opera. Versi, dunque, che sono viventi, pulsanti, generati non creati: “L’unica cosa che posso donarti,/l’unico dono che abbia un senso…/Sono gocce cristalline d’anima./Spogliata dai pesi,/dalle vesti oscure delle parole taciute/vestita della luce delle nostre anime” (“BUTTERFLY”). L’immagine dolcissima di una poesia, che come una “farfalla” è donata, coinvolge e carica di responsabilità chi legge. Il pubblico è parte integrante e fondamentale di essa, a lui si affida con cieca fiducia la poetessa, a lui è regalata la responsabilità di non schiacciarla e di seguirla in volo, a lui il compito di saper contemplare la bellezza, a lui ila possibilità di non far sparire nel buio quest’essere nobile e luminoso: “Custodiscimi così, tra cuore ed anima…/Non sciupare le mie ali,/ma osserva i miei colori…Cullami durante i miei voli notturni/quando il buio tenta di fagocitarmi/e seguimi quando mi perdo/tra i percorsi luminosi dei giorni…” (“BUTTERFLY”). Partendo da questa magnifica idea, Giusy paventa di riuscire ad arrivare un giorno nel luogo dorato, dove convola ogni poesia, ogni emozione, un luogo mistico rappresentato come un prato di stelle: “Ti raggiungerò un giorno…/sarà un giorno pieno di sole/di farfalle che volano libere/in un immenso prato di stelle…/Là, dove ogni emozione è percezione/dove la realizzazione dei sogni/è un desiderio che non conosce tempo./Dove immergersi nell’essenza della vita…/Ti raggiungerò un giorno,/attraversando i giorni che scivolano tra miliardi di occhi distratti/immersi nella frenesia di una vita/che cancella attimi che non torneranno mai più” (“AL DI LÀ DEL VELO”). Un LOCUS che richiama religione, filosofia, letteratura. Simile all’Eden, al Nirvana, ai Campi Elisi, all’Isola che non c’è…un LOCUS oltre i confini del tempo, perché noi siamo energia e Giusy con la poesia libera lei stessa e il lettore dai legacci del tempo, senza le cui zavorre è possibile volare nell’Infinito, nell’Immensità, nell’Universo: “Il tempo,/vago non senso che cattura l’essere…/mentre prigionieri navighiamo immersi/in attimi scanditi da umane menti decisi/Ore…minuti…secondi…/Segnando il confine che ci rende schiavi di ancestrali paure,/e ci sottometta a doveri e poteri/Eppure, siamo solo energia che nello spazio si trasforma…” (“IL TEMPO”). L’essenza più pura dell’uomo che sa trasformarsi, evolvere, diventare migliore nel divenire. E allora ecco la frase centrale dell’opera, il cuore, il motto: “Non è il quando ad aver un senso,ma l’altrove…” (“IL TEMPO”). È un sentiero da intraprendere. La missione della poetessa consiste nel far capire al lettore come e perché seguire la farfalla: “Il cuore e la mente anelano a dimorare/abbattendo le barriere di schemi e doveri,/che sacrificano diritti./Recidendo i fili del conformismo/e d’un dannato ed omologato tacito assenso/che rende al mittente da sempre…solo l’infelicità” (“PAROLE INASCOLTATE”). Liberare la mente per esistere davvero, per non essere solo ologrammi privi di vita, senza sostanza ed energia: “È solo quando diventi un ologramma invisibile,/un eco lontano nel vento,/un pensiero impolverato,/un sorriso sbiadito,/un ricordo in un cassetto,/immerso come un ultimo sbuffo di sigaretta/nello smog della città./È solo allora che ti accorgi/che esisteva un tempo/in cui eri/una voce nel vento,/il pensiero più bello,/il suono di una risata,/la vita, la gioia,/le sfumature del cielo/in un istante per sempre nel sospiro del tempo…” (“OLOGRAMMI”). Gli occhi allora si apriranno e cominceranno per la prima volta a vedere e si trasformeranno in vie di bellezza: “I tuoi occhi…/Immensità di un cielo stellato,/dove ogni stella/è un istante infinito vissuto con te…Luminosi astri…/e costellazioni senza confine/dipingono/sulla tela dell’immenso il tuo volto/e dentro me lo proiettano…” (“DI INFINITE STELLE”). Una poesia nobile, ricamata dell’oro e del colore dei sogni, delle sfumature dell’alba e del tramonto e di fiori variopinti. Giusy è contemporaneamente Siddharta, Cristo, Peter Pan, il Piccolo Principe. Come il personaggio di Antoine de Saint-Exupéry è capace di cogliere sulle stelle una fiore per la mamma: “…Su di una stella ho colto una rosa…e quella rosa sei tu, Mamma!” (“DI INFINITE STELLE”). Dunque l’autrice pone nelle mani del lettore la sua poesia/farfalla. La simbologia della Butterfly è connessa all’idea di metamorfosi, di trasformazione. In grandi culture come quella giapponese simboleggia il passaggio della fanciulla in giovane donna, ma anche il ciclo della vita, della morte e della rinascita. Nel mondo occidentale la farfalla, a causa del suo processo di trasformazione, rappresenta l’anima, quando si libera dal bozzolo è simbolo di vita e di resurrezione. Nelle mani di Gesù Bambino o della Madonna essa allude al credo dell’anima risorta. Proprio a ciò ci chiama Giusy…a volare, a trasformarci, a lasciare libera l’anima e l’energia nell’Immensità. Così assumeremo nuove forme e vivremo una nuova splendida vita non “quando” ma altrove…

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