COME UNA EREMITA: DAL TUTTO AL SILENZIO E ALLA RIFLESSIONE PER SENTIRE LA SINFONIA DELLE EMOZIONI, CONTEMPLARE L’INFINITO E GUARIRE DALLE FERITE
La letteratura, la filosofia, il latino, il francese, il pianoforte, la terra e il mare…basterebbero queste parole per parlare della poesia di Laura Cioni. Un’artista dalla grande cultura. Cita i classici e parla la loro lingua, scrive nel dolce francese. Utilizza Oscar Wilde e Orazio con nonchalance. Riesce a scrivere una poesia/romanzo, secondo le regole aristoteliche dei tre atti (“E, POI, DIO CREÒ LA DONNA”). Metrica, figure retoriche, estetica. Una poetessa a tutto tondo. Di fronte a tanta arte è difficile scegliere un componimento per aprire l’opera. L’essere poetessa, però, è una scelta, una vocazione, una risposta. Proprio questa “totalità” fa cogliere a Laura l’inadeguatezza del caos del mondo e della vita che impone di fare. Tuttavia l’apparenza inganna! Perché nel profondo c’è una “spada che le trafigge l’anima”. La poesia che apre l’opera è allora una denuncia, un grido, l’esprimere il bisogno di evadere, di perdersi: “Camminare lungo un sentiero senza ritorno,/avere paura del mondo, perdersi…/Amare…Odiare…/Le immagini ora sono solo linee di contorno…/Le immagini fuggono lontano ma io ricordo/ogni tradimento, ogni atto d’amore,/come se il cuore avesse smesso di ricordare/mentre la mente continua a farlo…/Non so dove mettere la mia anima che sembra/non trovare più un posto adeguato in questo mondo,/così frenetico e menefreghista,/un mondo che non riconosce l’emozione di un abbraccio…/E…se aver paura e desiderare un po’ di magia è banale …/sì… sono banale ma ho più paura di vivere aggrappata a questo mondo che di morire, lasciando la presa.” (“SE AVESSI UNA MANCIATA DI MAGIA”). La magia, però, arriva! Perché chi c’è l’ha dentro, non può non tornare e partire dal Mare. Dopo quella introduttiva, la poesia programmata è infatti “COME UN VECCHIO MARINAIO”. Appunto, come un saggio uomo di mare, Laura si ferma e scruta l’Infinito, si mette in ascolto. È un perdersi per ritrovarsi…donna e poetessa. Le emozioni sono come le onde, dentro e fuori; l’anima è lasciata libera di volare a pelo d’acqua: è questo l’atto generativo della poesia: “Ho imparato a rannicchiarmi…/Talvolta sono diventata invisibile/come i bambini di fronte alla paura,/perché il mio io volasse libero/sfiorando emozioni increspate dal vento./Ho imparato ad ascoltare/l’impercettibile armonia di ogni concerto/dell’immensa Filarmonica del mare/per lenire il dolore del salmastro sulla pelle./E…ogni sera, al tramonto,/ho preso l’abitudine di lasciare questa terra/per vivere nel silenzio/e scoprire nel mare l’alba di tutti i miei sogni” (“COME UN VECCHIO MARINAIO”). L’immensa distesa blu, col suo fluire, con il suo essere, insegna all’autrice che è fondamentale il SILENZIO per ascoltare. Laura, a sua volta, da quei colori ha imparato che tanto nella vita, quanto nell’arte, in primis bisogna fermarsi e CONTEMPLARE. Dunque questi due elementi caratteristici: IL SILENZIO e la CONTEMPLAZIONE, sono come di natura eremitica; solo tramite essi può prendere vita la MUSICA dell’Universo, da cui (e in cui) poi si scatenano le EMOZIONI, le riflessioni e i sogni. Versi nati in ascesi: “Amo stare sola,/completamente inerme di fronte alla vita/che si inabissa nelle braccia del tuo mare…/Amo la mia terra, la mia isola, il mio mare/lapilli nel vento/che alimentano la mia anima…/mentre il parlottìo sommesso delle onde,/etereo angelo musicante dei miei silenzi,/lascia la sua ultima canzone sulla battigia” (“SFUMATURE TOSCANE” ). Vengono in mente le parole di una poetessa argentina: “Io mi unisco al silenzio/io mi sono unita al silenzio/e mi lascio fare/e mi lascio bere/e mi lascio dire” (“Il silenzio”, A. PIZARNIK). Il LOCUS è stato trovato, ora va cercato il MODUS, come dice la stessa Laura “EST MODUS IN REBUS!”. Fantastica citazione di Orazio: “EST MODUS IN REBUS SUNT CERTI DENIQUE FINES QUOS ULTRA CITRAQUE NEQUI CONSISTERE RECTUM” – “C’è una misura/modo nelle cose; sono certi i confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto” (ORAZIO, Satire I, 1, vv. 106-107). Per ritrovare sé stessa, la poetessa deve prima risolvere il conflitto interiore, il cui superamento è il CUORE dell’opera. Il discernimento le fa individuare il dolore principale: va curata e chiusa la ferita dell’Emozione basilare: l’Amore. A tratti drammatici i versi che citando Wilde, scoprono e mostrano con coraggio la lesione sanguinante: “Ho chiesto a Dorian Grey il segreto della sua giovinezza/e sono scesa fin nelle tenebre per fare un patto col diavolo./– Specchio,servo delle mie brame,/chi è la più bella del reame? — Un’unica,raccapricciante risposta:/un solo nome,un solo indirizzo…/Davanti ai miei occhi muti una donna sciatta, a tratti volgare/che stretta ad un uomo, lo baciava./ La mia vita si è frantumata al soffio di un maledetto bacio/tanto lungo, tanto feroce./Castelli di sabbia travolti dalle prime onde del mare” (“EST MODUS IN REBUS”). La poetessa è però pronta alla lotta, come un soldato: “Come un purosangue atterrito,/recalcitrante ad ogni logica razionale,/ho nitrito, urlando al mondo tutto il mio dolore/e soltanto il mio cuore,unica alcova di ogni forma di coraggio,/ha saputo imbrigliare tutta la mia rabbia./Ho vissuto il mio dolore tra urla e silenzi,/visceralmente, in modo istintivo e profondo,/l’ho persino amato per cercare i miei errori”. Eppure l’arma in grado di sconfiggere ciò, l’unica medicina in grado di sanare definitivamente la piaga è il perdono, che è la parte più difficile: “Scusa se i miei – Ti amo – /non hanno trovato un varco nei nostri silenzi,/scusa se non ti ho ancora perdonato./Io sono come il mare…” (“TI PORGO LE MIE SCUSE”). Ed eccolo allora il MODUS! Con eroicità Laura estrae la spada conficcata nel proprio cuore! “Mi sento sbalestrare rovinosamente nel buio/fino all’angolo più profondo della mia anima/per sviscerare anche l’ultima possibilità/di partorire quella forza che/credevo eclissata per sempre” (“PROMEMORIA”). La poetessa sveste i panni del guerriero e indossa quelli del monaco. Affida il dolore al profondo del mare, dove MER (mare) fa da assonanza con MÈRE (madre): “Ai tuoi abissi affido le nudità/della mia anima e della mia mente” (MA MER). Gli abissi mutano il sangue in acqua cristallina, l’emozione dell’Amore viene mondata e sanata ed diviene un cristallo purissimo in versi: “Ti ho amato fin dai primordi del’infinito/mentre l’eternità muoveva i suoi primi passi./Ti ho amato quando i nostri corpi e le nostre anime,/pur differenti per timbro e intensità,/hanno suonato all’unisono,/intimamente./Ti ho amato quando ho dato il mio consenso all’Amore,/consapevole di sottomettermi alle leggi di Dio e degli uomini./Ti ho amato immensamente quando…/hai partorito con me i nostri figli./Ti ho amato per tutto il tempo in cui/abbiamo navigato…” (“INTIMA CONFESSIONE”). La guarigione porta Laura a “vedere” di nuovo con gioia, così la sua isola, i posti di mare sono guardati come una giovane donna sensuale (ELBA), o come “Il corpo di una dea,/le braccia di una madre,” (“MARCIANA MARINA”). Laura ha saputo “INVERTIRE LA ROTTA”! Mostra ai lettori il LOCUS (Il Silenzio, la Contemplazione, il Mare) e il MODUS (affrontare e vincere le emozioni”): “Le emozioni sono strane entità,/a volte si rincorrono, altre formano un’immane palude,/hanno il colore del piacere e del dolore,/sono impressioni vive, impronte marchiate a fuoco,/scie di stupore e di magico adescamento…” (“PROMEMORIA”). Questo è l’insegnamento della poetessa. La sua poesia è come un arcipelago da raggiungere che, contrariamente a quella di Peter Pan, è “L’ISOLA CHE C’È”. Mettendoci in ascolto, potremo imparare dai versi, nei quali con coraggio Laura ha messo a nudo la sua parte più intima, per insegnare la via della rinascita: “Ascolta il lieve, continuo mormorìo/di questo vecchio saggio/che conosce ogni idioma,/che ama l’intera umanità…/questo antico, vecchio saggio/che bagna chiunque, indistintamente./E là, all’orizzonte, il cielo e il sole/ prendono sonno, immergendosi/negli antri marini più reconditi,/mentre una vela bianca/lascia un’orma umana/laddove la totalità degli elementi/è unicamente opera di Dio.” (“L’ISOLA CHE C’È”).