L’AMORE INCONTRATO, PERDUTO, CERCATO E RICONQUISTATO PER SEMPRE
L’autrice Emma Swan si inserisce nel filone delle grandi poetesse d’Amore: Alda Merini, Dacia Maraini, Sylvia Plath. Il fondamento della poesia e della vita è l’Amore. Eppure la costruzione dell’universo poetico, sembra rifarsi ad un uomo: il maestro Francesco Petrarca. La sua opera principale, cioè “De Rerum Vulgarium Fragmenta”, è un canzoniere costruito in maniera “circolare”, esattamente come la raccolta di poesie di Emma. Vale a dire che qualsiasi pagina si apra, si troverà un componimento che racconterà dell’Amore e della sua storia: prima incontrato, poi perduto, cercato e ritrovato. Possiamo dividere i componimenti in fasi e per ognuna di esse citare dei versi di una delle poetesse nominate e accostarne alcuni di Emma. Questo è possibile grazie all’alto livello della poesia dell’autrice. 1) L’INCONTRO CON L’AMORE. Un’emozione, un’esperienza che cambia la vita, trasforma la persona: “Non è facile dire il cambiamento che operasti./Se adesso sono viva, allora ero morta” (Sylvia Plath) / “Io non sono più io, /non ho più niente che sia mio./Sei solo tu…” (“TU”, Emma Swan). Anche l’ambiente attorno muta, come nel locus amoenus di “Chiare, Fresche e Dolci Acque” di Petrarca: “Non parlarmi, lascia parlare solo i tuoi occhi/Che sia solo silenzio tra noi due stasera,/Lasciamo i nostri vogliosi corpi amarsi,/in questo letto d’erba creato dalla calda primavera…./tutta la notte l’amore dovrà piovere su di noi,/e tu ascolterai il mio pensiero dirti mille volte –ti amo– /Non parlarmi, ma dimmi con le mani che ti manco/e che mi aspettavi come ti aspettavo io,…/ nell’erba verde che copre questa terra, lasciamo la rugiada baciare i nostri corpi bagnati.” (“Non Parlarmi”, Emma Swan). 2) LA PERDITA DELL’AMORE. Dopo aver toccato il cielo con un dito, perdere l’amore è devastante: “Ti aspetto e ogni giorno/mi spengo poco per volta/e ho dimenticato il tuo volto./Mi chiedono se la mia disperazione/sia pari alla tua assenza/no, è qualcosa di più:/è un gesto di morte fissa/che non ti so regalare” (Alda Merini) / “Ma poi sparisci di nuovo ed io ti sto cercando/per portarti via da qui, per partire insieme… /E continuo a cercarti sotto acqua…/non ho più tempo… non ho più forza…/non ho più vita…/non…/ho…/più…/te…” (“Disperato bisogno di te”). Ma non è questa la fine. 3) LA RICERCA DELL’AMORE PERDUTO. È una fase molto marcata in Emma, l’autrice è un’eroina che non s’arrende: “Se potessi mandare un messaggio al mondo intero/direi a tutti quanti che abbiamo ancora una speranza…/ma tirerò fuori dal mio cuore la luce/perché sarà la mia arma per vincere il buio” (“Guerriera”). Il percorso che compie è quasi impossibile, oltre i confini del mondo, oltre lo spazio e il tempo, oltre lo scibile: “Ti avevo perso in un mattino di maggio e ho iniziato a cercarti./E così sono arrivata alle punte più alte delle montagne innevate,/ho parlato con tutti gli eremiti, i saggi, i scienziati,/ho chiesto anche a loro di cercarti nelle loro celle, tra parole e pensieri,/ma è stato impossibile trovare tracce di te./E allora ti ho cercato nei deserti del mondo e ho disegnato il tuo viso/sulla sabbia bruciata dal sole, perché lo vedessero/tutti gli aerei e gli uccelli che attraversano graziosamente il cielo./Ho continuato a cercarti nelle cascate e nei burroni,/nel verde dell’erba e nella scorza delle salici piangenti/ma è stato impossibile trovare i tuoi respiri” (“Alla ricerca dell’amore perso”, Emma Swan). L’amore non era in nessuno degli elementi. Allo stremo delle forze, però, avviene il miracolo: “E allora stanca di tutto il camminare, di tutto questo cercare,/ho inciampato in un tuo ricordo e sono caduta,/sono rimasta sdraiata nell’erba alta a faccia in su/e ti ho visto, più splendente che mai” (Alla ricerca dell’amore perso”, Emma Swan). La donna, allora, diventa poetessa. Lei con la forza della poesia può far tornare in vita l’amato perduto, strappandolo letteralmente dal cielo: “Il sole invidioso ti teneva prigioniero nella sua luce/ma in un attimo ti sei aggrappato a me/ed io ho tirato giù il magnifico sole dal suo cielo,/ho fatto scendere il buio della notte sulla terra/per poterti rimettere nel mio cuore/e averti nella mia vita per sempre” (Alla ricerca dell’amore perso”, Emma Swan). Una riconquista agognata e meritata. 4) UNA NUOVA FORMA DELL’AMORE. Tutto in una nuova forma d’Amore, elevata all’Infinito e all’Eternità. Diversamente dal maestro Petrarca, in Emma non è esplicitato il nome dell’amato, tuttavia l’esperienza vissuta è un UNICUM CONTINUUM, che finisce per essere nobilitato oltre il tempo e lo spazio. Anche se l’abbiamo classificata in fasi, l’opera poetica di Emma, come la sua storia d’Amore, non è una linea ma un cerchio. La poetessa ha ritrovato l’Amore e l’ha fatto rinascere con la forza della poesia. Esso vive di nuovo con lei e per sempre, fuori e dentro il suo cuore. Non più uno ma DUE! Ed il cerchio si chiude: “Io sono due/è chiaro ora ” (Dacia Maraini) / “Due cuori che battono diversamente ma all’unisono/questa notte creeranno una bellissima sinfonia insieme./Due anime che hanno paura di perdersi prima di incontrarsi/stanotte si cercheranno per stare insieme fino alla fine dei tempi./Due stelle splendenti che da sole non sanno brillare,/ma insieme portano la luce più bella dell’universo. /Due vite complicate e diverse che sognano il loro “per sempre” insieme,/due sguardi pieni di speranza e amore che s’incrociano, /due mani che si cercano avvicenda nel buio della notte,/due bocche che si parlano senza voce e senza parole. /Noi due…” (“DUE”, Emma Swan).