ANNA CACCIATORE

UN NUOVO CAPITOLO POETICO E VITALE: IL “MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI”

L’opera poetica dell’artista Anna Cacciatore nasce, evidentemente, da un dolore provato in passato che l’ha segnata: la perdita dell’amore. Eppure, l’autrice che da allora ha raggiunto una maggiore consapevolezza del suo essere, trova nella missione poetica il fine ultimo dell’esistenza. Una domanda vitale, nelle sue riflessioni interne e in versi, occupa la mente: “Chi salverà il mondo?”. La risposta a tale quesito è il fondamento della sua attuale arte ed è questo il passaggio programmatico basilare. Da donna di cultura sterminata quale è, scandaglia le possibili risposte, riuscendo infine a trovarne una che gli è più congeniale, sulla quale fondare la sua nuova poesia. A maggior ragione questo avviene, se a fornirla è una grande maestra, di cui nutre profonda stima: “L’aveva detto Elsa, nei suoi scritti/amorosi, che salvare il mondo/non è cosa d’ adulti,/l’ aveva detto,/tanto tempo prima di lei,/l’ uomo di Nazareth,/chiamando beati i “poveri di spirito”./Lo diciamo ora noi tutti/davanti a dei ragazzini/che rivendicano la salvezza della Terra/e lo ripetiamo ammirati/al cospetto dei più piccoli, /intraprendenti e lucidi scolari,/non arresi di fronte all’adulta follia” (“Il mondo salvato dai ragazzini”). L’opera di Elsa Morante e il suo messaggio ispirano una nuova visione ad Anna: la storia privata può essere vissuta in termini universali. Tutte le cose che le sono accadute appartengono a un romanzo scritto da sempre, di cui va scritto il fine e il finale. Allora, Anna volge il suo sguardo al mondo dei fanciulli, anche con un richiamo alla “poetica del fanciullino” di Pascoli e con l’applicazione del passo evangelico “Lasciate che i bambini vengano a me”. Questa “svolta ideale” genererà la salvezza del mondo e contemporaneamente la guarigione della poetessa, lenendo e curando le sue ferite. La nuova missione poetica di Anna è diffondere questo messaggio: “Ad essi è obbligo rispondere/chiamati da chi, senza armi,/sbigottito li guarda” (“Greta”). Lo stesso lettore potrà guarire, seguendola in quest’universo poetico: “I ragazzi sciamano/per le strade del mondo/con un grido in gola/per fermare la fine della terra./Pochi sembrano capire le cose/che i più semplici vedono e sanno./La loro voce è l’allarme./Trovare i rimedi per curare il mondo/non spetta a loro: tocca ad altri,/ai potenti e ai -sapienti–” (“Greta”). Una delle caratteristiche di questo “mondo fanciullo” è il “fare” e vivere con una gioia immensa che sprizza da tutti i pori! Simbolicamente rappresentato dall’autrice nel marciapiede opposto rispetto ai cosiddetti “grandi”, da esso il “mondo adulto” dovrebbe prendere esempio, “attraversando la strada” di corsa per spezzare le catene del silenzio di una non-esistenza: “Frotte di bimbi/animano vocianti/i portici./File di adulti/aggrottati e silenziosi/percorrono il marciapiede/opposto./Quand’è che perdiamo la voce?Chi ci toglie la gioia?/Dove finisce la cascata gorgogliante/del ridere bambino?” (“Portici”). Uno dei componimento più importanti dell’opera è “A Luigino”. Bastano poche parole del piccolo protagonista per diradare le nubi e far tornare il sereno, basta il suo essere per riportare in vita l’Amore, è un vero e proprio miracolo:”–E’ una bella giornata!–/Hai detto svegliandoti/stamattina, piccolo/ed ottimista!/La tua voce ha diradato/tutte le nubi e i tristi/pensieri e ho ripetuto/con te: –E’ una bella giornata!–” (“A Luigino”). Sono versi che indicano come e dove ritrovare la pace e riscoprire la tenerezza: “Mentre tu studi/il tempo trascorre leggero./Mi consola dividere con te/spazi e momenti e scoprire/che al mondo la tenerezza esiste” (“Tenerezza”). Una sorpresa inaspettata attende, poi, la poetessa. La partecipazione, a questo nuovo mondo dei “piccoli”, le ha regalato una nuova facoltà poetica: l’occhio del fanciullo. Con esso anche i ricordi possono emozionare e possono avvenire incontri impossibili, oltre i confini dello spazio e del tempo. Così, dolcemente si aprono segrete strade e in una di esse Anna incontra la nonna, mai conosciuta: “A te, nonna, mai conosciuta,/ma dai racconti materni/sempre rievocata, mi lega un filo ancestrale/per femminile discendenza./Emergi dal pozzo della tua anima silenziosa/e mi guardi con i tuoi occhi fondi,/ forti e miti insieme: in essi mi specchio/e la tua vita ritrovo ed il tuo volto,/da una fossetta al mento rallegrato./Ti riconsegno così alle nipoti,/a generazioni altre che imparino/ad amarti come io ti ho amato” (“Per segrete vie”). Si possono applicare all’opera di Anna le parole che Italo Calvino scrisse sulle fiabe, esse spiegano come le poesie dell’autrice possano aiutarci: “Sono[…] una spiegazione generale della vita […] il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte della vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza,[…] lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari” (“Sulla fiaba”, I. Calvino). Il lettore che si avvicina a quest’opera, allora, si troverà come a tirare verso l’alto un secchio da un pozzo (immagine cara ad Anna), da esso potrà bere l’acqua della sorgente di Verità, che nel profondo del proprio cuore ha cercato e trovato Anna, come Elsa Morante e Italo Calvino. Essa è portatrice di un dolcissimo messaggio “il puro di cuore salverà il mondo!”. Sul come diventarlo, il lettore potrà leggere i versi dell’autrice e comprendere in quale universo volgere il suo sguardo, per capire come riuscirci: “La poesia apre vie di vita/più intensamente vissuta/segna sentieri altri/dove si abbandonano i detriti/e mongolfiere s’incontrano/per volare in alto/contemplanti” (“Poesia”).

Premi invio per cercare o ESC per uscire