In bilico tra albe e tramonti

I versi di Michele Messina esprimono in un fiume impetuoso di metafore un oscillare inquieto di albe e tramonti, un animo in bilico tra qualcosa che mai del tutto “declina” e mai del tutto “nasce”. Un innamoramento costante, vibrante, dinamico, che da un lato cerca il conforto della stasi, della stabilità, ma che dall’altro lato sembra non poter fare a meno dell’energia desiderante che viene alimentata dalla mancanza, dall’impossibilità di una fusione totale che andrebbe a colmare ed appagare vuoti cosmici. Una costante tensione verso l’assoluto, verso qualcosa di totale e di pervasivo che non si attualizza, un inquieto “desiderio di desiderio” di Romantica memoria di cui l’arte poetica si nutre. Quella quiete dell’animo potrebbe forse essere raggiunta permettendo al fuoco di bruciare secondo la propria natura, senza freni, allentando quelle briglie raziocinanti che gestiscono emozioni impetuose, che non permettono la totale espressione delle proprie istanze interne: Messina anela a libertà assoluta, a quella corsa selvatica e impetuosa tra praterie sconfinate lambite solo dal vento che scuote e vivifica le fiamme di quel fuoco interiore che arde. Messina racconta di una vita che è in continua metamorfosi, irrequieta ed energica attraversa evoluzioni continue, come le farfalle che simbolicamente accompagnano ricorrenti le sue opere. La vita è ossimoricamente in tensione tra stasi e movimento “nel moto silenzioso dell’immensa trottola dei pianeti”. Eppure questo continuo muoversi mantiene in sé delle costanti interiori che, solide, accompagno ogni nuovo presente e che nessun vento, nessun volo e nessun mare potrà mai obliare: momenti intensi d’amore di cui la memoria, melanconica, è saldo contenitore. È questo sostrato immutabile che arricchisce la vita di speranza e di luce, che sprona e motiva e, pur nel suo sfumarsi al tatto, attribuisce senso ad ogni nuova alba perché: “né il tempo, né il vento mai dispersero il tuo sguardo perduto oltre il presente”.