Francesca Paola Noschese

(Dis)Incanto

La poetessa Francesca Paola Noschese racconta tramite i suoi versi le crepe di vita che attraversano il passaggio dallo stato della fanciullezza alla vita adulta, da uno sguardo illusorio ed edulcorato ad un esser-ci più realista e asciutto, a tratti disilluso ma profondamente autentico, reale. In questo passaggio dissacrante ciò che si percepisce è la perdita di parti di sé, un distacco quasi fisico che porta dolore e amarezza. La neve, metaforicamente, con la sua luce bianca ed anestetica, esprime questo disincanto emotivo con cui l’autrice deve fare i conti. Ella, come tutti noi, si trova come un viandante incerto su un mondo nuovo, sempre in bilico tra un cuore caldo che agita e muove e la mente fredda, buia, che riflette e blocca: in bilico tra sogno e realtà. Quelle passioni ancestrali però, aleggiano ancora dentro di sé, come luci calde e splendenti la sera di Natale, un Natale che, malinconicamente, non ha più i tratti di un tempo: un potere magico depotenziato.
La poetessa, come Cenerentola, fa i conti con la fine dell’incanto e, annaspando tra i detriti di una carrozza reale che altro non è che una zucca di campo, resiste e poi riemerge: ancora respira. Si anela ad un equilibrio che metta fine all’affanno, ad una pace armonica che può essere trovata solo abbandonando rabbia e rancore per ciò che si è perso: solo perdonando la vita è possibile l’agognato “volo libero oltre il proprio cielo”. Ed è l’amore che permette il ritorno al cuore, al contatto profondo con se stessi. Una centratura esistenziale ed emotiva finalmente ritrovata che aspira all’immenso oltre i mondi conosciuti.
La fase atroce del disincanto è superata, i desideri infantili vengono recuperati e rielaborati con un piglio adulto che permette di riconoscere la “sostanza dei sogni” nei petali di una rosa. La bellezza è lì, a portata di mano, ancora, basta solo trovare la forza di vederla. Questo ci insegna l’autrice.
E l’arte poetica sembra proprio essere per Noschese ciò che le permette questa sublimazione, l’atto creativo consente di elaborare il lutto di ciò che si è perso creando nuove forme ed immagini in cui muoversi nel mondo. Un mondo dove mente e cuore finalmente si toccano.

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