Un’arte per l’integrazione
Quella di Fabiana Macaluso è un’arte documentaristica, che ha l’intento di descrivere figuratamente e nel modo più dettagliato, veritiero e allo stesso tempo simbolico possibile la stratificazione e la profondità di culture diverse poco conosciute, soprattutto africane. Le tele di Macaluso veicolano il patos emotivo e affettivo di una storia personale immersa tra queste terre lontane. L’intento è di condividere e diffondere lo splendore di questi popoli. La luce, i colori caldi e corposi usati magistralmente dall’artista sprigionano un senso di profondità e di calore assoluto. Allo stesso tempo i volti, le espressioni così struggenti ed i tratti intensi raccontano della sacralità e della austerità rispettosa che questi popoli attribuiscono alla vita, con la quale si sentono fusi e interrelati come un flusso unico che sgorga dal sangue nelle vene e si intreccia misticamente ai raggi del sole rovente che li abbraccia. Non vi è frattura tra ciò che è fisico e ciò che è metafisico, lo sciamano del villaggio conosce, nella sua eterna saggezza, le leggi che governano la natura e, umilmente, le accoglie, assurgendo a potente figura intermediaria tra l’uomo e le divinità naturali. Questi dipinti parlano di semplicità, di fierezza, di forza, di sofferenza, di silenzi che celano un sapere senza uguali. Macaluso sembra voler guardare la vita attraverso i loro occhi, spesso raffigurati chiusi, in contemplazione profonda di se stessi e del mondo perché solo così è possibile quella connessione profonda con un senso di globalità che annulla le barriere e i confini materiali nel desiderio di una coesione armonica e finalmente libera da pregiudizi. È questo ciò che Macaluso sembra bramare più di altra cosa: libertà, espansione, amore.
Con le sue opere sentiamo di immergerci in simboli antichi e primordiali, di volare al di là di ogni confine possibile, di abbracciare le nuvole e di lasciarci cullare da quel vento che lievemente culla il volto assorto, criptico e sacrale di “Ao”, il “padre di tutti gli antenati”.