Da dove nasce l’intenzione di pubblicare una sua personale raccolta di testi?
“Nel corso della mia vita ho sempre scritto poesie, di solito su fogli sparsi per la casa, quando ho deciso di raccoglierli in un quaderno mi sono resa conto che erano tante e che mi sarebbe piaciuto averle raccolte in un volume. Erano pensieri e tali sarebbero rimasti se la Casa Editrice Dantebus non mi avesse offerto la possibilità di farne una monografia, così è nata “Una vita inquieta”.”
Come ha scelto il titolo dell’opera e perché?
“La mia è sempre stata una vita al limite, senza vie di mezzo, le poesie sono il frutto di questi alti e bassi, del toccare il fondo per poi rinascere. “Una vita inquieta” mi è sembrato il titolo giusto per la raccolta.”
Ritiene che l’immagine della copertina rispecchi il contenuto e l’intento del suo libro?
“Sono rimasta subito colpita dall’immagine della copertina, qualcosa mi turbava, così come, a volte le mie poesie turbano. Non poteva che essere la copertina giusta.”
In che modo ha selezionato i testi da pubblicare? Sono testi scritti con l’intenzione di far parte di un’unica pubblicazione oppure li ha selezioni successivamente tra tutta la sua produzione letteraria?
“Le poesie scelte sono quelle che più sento mie, che descrivono emozioni nate dal profondo di me stessa.”
Qual è il messaggio che desidera lanciare ai lettori tramite il suo libro?
“Mi piacerebbe portare alla luce quello che rimane nascosto dietro alle tante vite “perfette.” Vorrei dare voce a chi non ha avuto la fortuna di nascere nella famiglia giusta, nella città giusta o dalla parte del mondo giusta. Ci sono vite fatte di dolore e solitudine lasciate nell’indifferenza più totale. Parlo anche di sofferenza, relegata ai margini perché disturba.”
Quali sono i suoi punti di riferimento letterari? Quali autori l’hanno più influenzata a livello
stilistico e perché?
“L’autrice che più amo è Marguerite Duras e la sua capacità di scrivere sensazioni profonde in uno stile conciso che arriva dritto al cuore. Il poeta che più mi affascina è Charles Baudelaire con “I fiori del male”. Mi sono lasciata trasportare dalla sua anima “maledetta”, nel suo mondo, nel suo tormento.”
Quanto e in che modo la sua vita privata, gli studi intrapresi e il suo lavoro influenzano la sua scrittura? Può farci un esempio citando uno dei testi in cui emerge questo aspetto?
“Ho sempre amato studiare, leggere e scrivere, così come ho amato vivere intensamente a costo di pagarne le conseguenze. Questo vivere “con l’anima fuori” unito alle tante letture hanno dato vita a quello che è il mio scrivere. Le poesie nascono sempre da un’emozione, un pensiero, una sensazione. Ci sono momenti in cui prendo la penna e scrivo, dopo qualche giorno riguardo quel foglio e in quelle righe trovo una poesia.”
Riesce a immaginare la sua vita senza la scrittura?
“Scrissi la mia prima poesia alle elementari e quella sensazione di lasciare uscire, tramite la scrittura, quello che ho dentro ormai fa parte di me.”
I termini che sceglie di utilizzare nelle sue poesie sono ricercati e studiati oppure sono frutto dell’ispirazione del momento?
“Sono per la maggior parte dettati dall’ispirazione. Scrivo di getto.”
Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?
“Direi “Vite Dannate” dove ritrovo tutto il tormento che vivo senza il quale non avrei mai scritto una riga.”