Bazart Special Edition – Daniela Tamburello

Se dovesse descrivere in una sola parola la sua produzione artistica, quale sarebbe e perché?

“Se dovessi descrivere con una sola parola la mia produzione artistica, questa parola sarebbe “fuoco”, per un duplice motivo: da un canto perché le mie opere contengono molto del “fuoco” dell’Etna, dagli anfratti delle rocce a paesaggi vulcanici, come “Sciara”, una delle opere presenti, che rappresenta proprio la roccia caratteristica di Catania formatasi dal fuoco raffreddato nelle colate laviche che si sono succedute nel corso del tempo, e che arrivano fino al mare e ai lidi catanesi, oppure “Fiamma” e “Red Wave” che costituiscono l’emblema del fuoco vivo che scaturisce dal cratere dell’Etna, il fuoco simbolo di vigore e forza, potenza della natura inarrestabile dal corso degli eventi. Il secondo motivo è perché mi piace rappresentare i paesaggi siciliani nell’impeto della loro natura e degli elementi che li contraddistinguono, in modo intuitivo e con gli occhi della pura ispirazione interiore.”

Tutte le sue opere sono frutto dell’utilizzo di una “tecnica mista”, potrebbe essere più precisa e descrivere il processo creativo?

“Si, tecnica mista significa utilizzo di molti materiali che arricchiscono e impreziosiscono la tela, con varie sovrapposizioni cromatiche e campiture di colori. L’utilizzo dei materiali può avvenire su tela bianca o colorata, e richiede vari procedimenti temporali per apporre in modo corretto la materia dando i giusti tempi e colorazioni. L’ispirazione e la creatività del momento fanno il resto.”

Quanto è importante la tecnica e quanto l’ispirazione/la passione?

“Personalmente penso che sia la tecnica che la passione siano importanti entrambe e che si completino a vicenda. La tecnica è importante perché dà il sostegno, lo strumento, le linee guida. La passione è quell’elemento che condisce il tutto con l’imprevedibile e l’irrazionale, e dunque l’una senza l’altra non sarebbe la stessa cosa.”

Tra queste opere quale sente che la rappresenta al meglio e perché?

“Tra le opere presentate quella che mi rappresenta meglio credo sia: “Red Wave”. Spesso infatti mi avverto esattamente così, come quell’onda rossa che nel suo cammino ad un certo punto si innalza al di sopra di ciò che non fa più parte del processo al di sopra di ciò che non mi appartiene, di tutto ciò che mi vorrebbe ingabbiare, che non corrisponde al fuoco mio interiore, che brucia ciò che è paglia o si rivela tale… e via dicendo. Insomma, quell’onda rossa è esattamente paragonabile a quando la lava fuoriesce dal profondo della terra un proclama di libertà e autenticità dell’anima.”

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