Interviste d’Artista – Giuseppe Nesta

In che modo ha selezionato la fotografia da esporre? Quale valore ha per lei e cosa desidera trasmettere agli spettatori attraverso questo scatto?

“In realtà non è stata selezionata dal sottoscritto ma da amici e familiari che hanno apprezzato il mio scatto visto sullo stato di WhatsApp, mezzo con cui divulgo i miei scatti giornalieri. Ha un valore di unità e desidero che possa far riflettere molti sull’aspetto dell’opera collegata al titolo (Inclusione).”

Come realizza i suoi scatti? Sono frutto dell’ispirazione del momento oppure tende a ricercare situazioni e luoghi in cui poter realizzare lo scatto perfetto?

“I miei scatti sono frutto del momento, anche perché penso che per qualsiasi cosa che è in vita, come la natura e chi ci vive, c’è da aspettarsi un continuo cambiamento di ruoli nell’intera giornata. Scattare questi momenti è speciale.”

Quando si è avvicinato alla fotografia? Ha sempre scattato in digitale o anche in analogico? Nel corso degli anni ha seguito dei corsi per studiare nuove tecniche?

“Alla fotografia sono sempre stato affezionato fin da piccolo. Ho sempre scattato in digitale perché per me è molto comodo visto che passo molto tempo fuori. Dopo questa bellissima esperienza che devo a Dantebus sicuramente perfezionerò la mia passione conoscendo persone che vivono in questo campo.”

Qual è il suo genere fotografico preferito? Still life, street photography, reportage, naturalistica, ritrattistica…

“Sicuramente sono attratto dalla natura, quindi direi proprio naturalistica! Penso che scattare le bellezze della nostra Terra sia una spettacolare opportunità. Raccontarla tramite le foto mi accompagna serenamente durante la mia giornata lavorativa. Anche in classe con i miei allievi, il mio amore per questo argomento, ha avuto un grande impatto emotivo ed educativo.”

È solito post produrre i suoi scatti oppure preferisce lasciarli fedeli all’originale?

“Preferisco lasciarli fedeli all’originale. Credo che negli scatti di un autore sia importante cogliere la sua interiorità, la sua impalcatura emotiva e indagare con curiosità sulle potenzialità che con una semplice foto vuole comunicare al pubblico.”

Nella prefazione alla sua foto è stato avvicinato alla citazione di Ansel Adams: Non fotografo ciò che vedo. Si rispecchia in questa frase? Perché?

“Mi rispecchio appieno! Secondo il mio parere, non bisogna fermarsi al primo impatto visivo con l’opera fotografica ma cercare di perlustrarne le parti più salienti. Un’opera ci comunica qualcosa di vivo e non di statico che inganna spesso e molte volte pone l’osservatore a banalizzarla. Cerchiamo di immedesimarci nell’opera e di aprirci all’altro.”

Cosa vuole lasciar intendere con il titolo Inclusione assegnato alla sua opera?

“Il titolo Inclusione è una provocazione e uno sprono a noi uomini. L’opera contiene molti elementi naturalistici e con molta spontaneità mostra l’inclusione senza programmarla e senza mettere da parte qualche elemento. L’uomo invece, dopo millenni, fa ancora fatica a rendere l’inclusione una fonte primaria di vita.”

La sua opera evoca a primo impatto un senso di meraviglia e contemplazione. Anche a lei esprime questo sentimento?

“Certamente! Concordo sia con il senso di meraviglia che di contemplazione; la prima perché si è colpiti a primo impatto dall’effetto di suspense prodotta dalla flebile nebbiolina, la seconda evoca l’attesa di una nuova giornata spinta dall’abbraccio inclusivo della natura.”

Inclusione

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