In che modo ha selezionato la fotografia da esporre? Quale valore ha per lei e cosa desidera trasmettere agli spettatori attraverso questo scatto?
Questa fotografia in particolare vuole essere un tributo al poeta italiano Giuseppe Ungaretti, alla poesia “M’illumino d’immenso” estratta dalla raccolta “Mattina”. La mia, intenzionalmente intitola “D’immenso m’illumino”, al contrario della sua opera che immortala l’alba e il suo primo raggio di luce, celebra invece il saluto del Sole che cala al Tramonto, e gli ultimi raggi del giorno, che in realtà hanno la medesima lunghezza d’onda sia all’Aurora che al Crepuscolo. In questo mondo, dove esistono solitudini di spazi infiniti, l’Immenso ci attraversa e percepiamo anche se solo per un istante, l’Infinito Cosmico del Verso che ci circonda e cancella il vuoto quotidiano. Al giorno d’oggi, dove tutto ci appare andare al contrario, le tenebre e il buio sono più presenti ed intense durante la luce diurna e spesso attanagliano le nostre
anime, mentre l’ultimo raggio di luce, diviene incanto e stupore che mi fa esclamare… “NON DICIAMOCI PIÙ BUONANOTTE… MA… CI VEDIAMO DOMANI!”
Come realizza i suoi scatti? Sono frutto dell’ispirazione del momento oppure tende a ricercare situazioni e luoghi in cui poter realizzare lo scatto perfetto?
La ricerca dello scatto perfetto è per me l’incipit del tutto, soprattutto ricerco particolari momenti di luce che rendono la natura già meravigliosa ancora più sorprendente, o situazioni difficili da catturare. Per esempio, una delle mie ultime fotografie, immortala il brevissimo attimo in cui un pettirosso che, quasi ogni giorno, suole posarsi all’ombra di una pianta del vialetto di casa mia, per poi fuggire in volo nei boschi che circondano il luogo prima descritto (la mia terra).
Quando si è avvicinato alla fotografia? Ha sempre scattato in digitale o anche in analogico? Nel corso degli anni ha seguito dei corsi per studiare nuove tecniche?
Ho sempre avuto un particolare interesse per le fotografie, sia scattate che guardate nei vari album dei ricordi di famiglia, soprattutto quelle dei miei genitori, in bianco e nero negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. All’inizio da bambina, mi ricordo, le scattavo con una delle prime Polaroid istantanee, meraviglioso regalo ricevuto per la festa di S. Lucia (che qui in Lombardia equivale a Babbo Natale), dall’azienda Fiat Iveco di Brescia, dove mio padre lavorava come operaio specializzato. Poi ho seguito dei corsi mentre frequentavo la scuola di Restauro Dipinti Antichi su Tela, a Botticino (BS), e in seguito diventata Graphic Designer, la macchina fotografica (una reflex) era uno dei miei strumenti di lavoro indispensabili. Adesso non mi curo più con che cosa scatto, ultimamente utilizzo un normalissimo cellulare senza nessuna caratteristica di pregio, perché è il soggetto o il momento che rende
la fotografia un’opera d’arte, basta solo che abbia una definizione in HD, per una buona resa di stampa.
Qual è il suo genere fotografico preferito? Still life, street photography, reportage, naturalistica, ritrattistica…
Adoro da pazzi scattare selfie, ma le mie opere degne di nota hanno sempre come soggetto la natura in qualsiasi forma si presenti, questo credo mi venga naturale visto il luogo in cui vivo: natura ovunque che scandisce i tempi come una volta, e che la gente di città (dove comunque ho provato a vivere ma non mi trovo felice) ha perso un po’ a causa del progresso e dell’era digitale. Lì la maggior parte delle persone non ha nemmeno il tempo di alzare gli occhi da terra e guardare il cielo, invece io ovunque mi giri trovo una natura meravigliosa che non smette mai di sorprendermi e ispirarmi.
È solita post produrre i suoi scatti oppure preferisce lasciarli fedeli all’originale?
Sì, sempre, elaboro le fotografie che faccio in digitale o meglio calibro luci, ombre, contrasti, valori tonali etc. questo dato il mio amore per l’informatica, e soprattutto per il lavoro che ho eseguito per anni come libera professionista, nel campo della grafica pubblicitaria. Il mio strumento prediletto è ancora Photoshop, che ormai so usare anche a occhi chiusi, anche se non si smette mai d’imparare, e nonostante i software per l’elaborazione fotografica, siano ormai di dominio pubblico e di facile utilizzo anche per i meno esperti.