Il tessitore di trame di Maria Martines

La pubblicazione di un mio libro è nata da una vivace critica, alimentata forse, da un malcontento legato alla vita di oggi. La società vive malamente il suo tempo, si basa solo sulla sopravvivenza come forma singolare di mantenere il proprio corpo senza pensare che occorre anche come saper stare in questo mondo. Questo per la verità non toglie niente ad alcuno ma, in tale modo, si sta creando nella società, un modello egoistico in generale. In poche parole si pensa solo a sé stessi perché degli altri non ce ne può fregar di meno. Questo è un problema molto grosso che nessuno riesce a contrastare.

Una formula può cambiare la nostra vita, trovare delle buone abitudini. Una di queste può essere: la buona lettura, obiettivo peraltro adottato nelle scuole di ogni ordine e grado. Non esagero quando dico che la ragione deve prevalere su tutto, ad esempio l’uso del cellulare è controproducente verso una sana consapevolezza che è alla base del buon vivere. Il libro parla del tempo, di questo tempo in cui viviamo. Ce ne serve tanto per garantire e raggiungere gli obiettivi sperati. Sappiamo, tuttavia, che il nostro tempo è ridotto, nel senso, riconosciamo nella nostra vita che questo tempo è effimero, noi non staremo qui per sempre su questo pianeta, perciò bisogna far presto. Ci servono: intelligenze più pratiche e più attente. In
questo caso, essere superficiali diventa il problema da bandire dalla nostra quotidianità.

Le mie fonti sono state: la passione per il mio lavoro e una grossa dose di caparbietà nell’affrontare, con uno spirito più libero, il grande travaglio dell’umanità sul tema della famiglia, dell’interesse, della continuità, dello stare bene con gli altri come benessere etico – morale dello stare bene con sé stessi. Queste non sono solo parole ma, sono fatti da cui partire e arrivare. Nel contempo i nomi dei personaggi del libro sono inventati ma, hanno a che fare con la mia infanzia poiché, personalmente ritengo che, quel tempo, è stato per me il migliore in assoluto sia dal punto di vista economico (si viveva anche con poco), sia dal punto di vista sociale (si aveva più fiducia nel prossimo).

Scrivere è divenuto o, forse, è sempre stato il mio modo di comunicare perché ho dato molto spazio alla mia scrittura anche se, in realtà, scrivo da una decina d’anni e oggi proprio non potrei più farne a meno. A me piace però più uno scrivere poetico e non prosaico in quanto più interessante non solo come pensiero ma, soprattutto, nella ricerca del verso gioioso di una felicità spicciola. Devo riconoscere che, in tutto ciò, il tempo mi ha dato sempre ragione perché per ognuno di noi, tesse un telo speciale, indissolubile.

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