Intervista d’Autore – Antonio Russo

1. La sua raccolta di “Storie di scuola” ha come sottotitolo “per sopravvivere e restare prof.”, quando è nato questo progetto a chi ha pensato di rivolgersi? Il lettore ideale è rimasto lo stesso nel corso della stesura?

Ho pensato di rivolgermi soprattutto alle nuove generazioni, che spesso vivono la scuola con disagio e fastidio. Il mio augurio è che comprendano che l’istruzione, il sapere, le conoscenze si conquistano con fatica e sacrificio. Se si vuole ascendere socialmente e culturalmente, occorre salire diversi piani e le scale non sempre sono poste di fronte a chi si accinge a salirle; spesso, anzi, sono di lato e sono nascoste. Si notano solo se si sviluppa la capacità di andare oltre le apparenze e i pregiudizi. È, d’altronde, l’idea che
sta dietro la copertina del libro. Il lettore è rimasto sempre lo stesso, e non poteva essere diversamente.

2. Sopravvivere è una parola che si ripete, nella sua storia artistica ma anche in questa monografia, c’è una vera e propria “ricetta” che garantisce la sopravvivenza in ambito scolastico oppure no? Come ha voluto contribuire con questo libro in merito?

Certo che c’è! La sopravvivenza è la rassegnazione davanti alle cose. Io non intendo il verbo “sopravvivere” come “galleggiare” sull’esistente, per non soccombere. Ma sfidare la rassegnazione davanti alle cose (la sopravvivenza, appunto), mettendosi in discussione, sempre e comunque. Significa, in definitiva, avere speranza, credere che docenti e studenti, insieme, possono costruire esperienze significative, che lasciano il segno e danno un nuovo senso alla vita.

3. Quanto la sua storia personale e fatti realmente accaduti sono nascosti – più o meno velatamente – nell’opera?

C’è tanto di me, nel libro. Le storie narrate partono tutte da situazioni reali, vissute in prima persona il più delle volte, ma poi la letteratura le trasfigura. Sono convinto che la letteratura sia lo strumento di accesso all’animo umano.

4. Il suo processo creativo in cosa consiste? È solito prendere appunti, o scrive direttamente? Qual è il momento della giornata in cui si dedica alla scrittura?

Mi preparo sempre prima di scrivere: studio, rifletto, rielaboro mentalmente, butto giù schemi, concetti, pensieri. Non c’è un momento particolare. La scrittura è un lavoro. Va affrontata con serietà, concentrazione, allenamento, silenzio, passione. Proprio come un lavoro che ti piace svolgere, perché l’hai consapevolmente scelto, non l’hai subito, né te l’ha imposto qualcuno.

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