Interviste d’Autore – Nicoletta Montesi

“Un mondo quasi perfetto” è il titolo del suo libro. Può spiegarci cosa significa e in che modo è rappresentativo del volume?

“Un mondo quasi perfetto l’ho pensato dopo aver inserito il secondo racconto: un mondo gestito da nuove divinità. Sta al primo La voce di Giosuè per le nuove verità relative alle divinità, il quasi è d’obbligo, perché essendo comunque questo mondo da me immaginato, vissuto sempre dagli umani, perfetto non potrà esserlo mai…”

Come scrive nella Prefazione e nel Prologo, questi racconti sono nati da un’idea e dall’esperienza di un suo amico medico. In che modo fantasia e realtà si fondono in questo volume? Quanto dell’una o dell’altra c’è nella caratterizzazione dei suoi personaggi?

“Di vero c’è la sfida di questo amico, ci sono suoi racconti intercettati nelle nostre conversazioni, ci sono alcune delle personalità dei personaggi descritti, prese qua e là dalle mie conoscenze e fuse insieme… tutto il resto è fantasia.”

Nella sua nota biografica afferma che considera la scrittura una terapia, una fuga temporanea dal mondo quando le va troppo stretto o troppo largo. Quando è nata questa sua passione e quando si è accorta che la scrittura aveva per lei una funzione liberatoria?

“Ho sempre scritto tanto, tenuto diari e corrispondenze. Da giovanissima ancora non percepivo né ricevevo l’effetto benefico. Forse perché mi esponevo troppo. É stato seguire certi pensieri ed abbinarli alla mia fantasia che, portandomi in paesaggi sconosciuti e dando vita a personaggi inesistenti mi ha aiutato a distrarmi da pensieri inutili e distruttivi, finendo per raccontare storie che insegnavano cose soprattutto a me.”

Se dovesse descrivere ai lettori il suo volume in soli due termini, quali utilizzerebbe?

Onirico perché di mezzo, parlando del primo racconto, c’è un sogno condiviso. Eretico perché a modo mio ho fantasiosamente e volutamente sovvertito dogmi…”

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