Alcune sue poesie hanno come protagonisti dei personaggi mitologici. Come è nata l’idea di trattare la mitologia all’interno delle sue poesie? Cosa rappresenta per lei questo tema?
“Come scrisse Paul Valéry, all’origine della favola umana c’è sempre il mito, il poeta è un creatore di miti in quanto cerca dietro il velo di Maya l’essenza delle cose, il linguaggio del mondo. Ho sempre avuto un atteggiamento antico verso l’esistenza, le nostre radici classiche fondano l’inconscio collettivo. Personaggi in grado di dominare i grandi eventi naturali, Dèi afflitti da dilemmi umani, mi hanno sempre affascinata. In fondo vorremmo tutti essere piccoli come il grande oceano, citando il sublime e tormentato Majakovskij. Infine, scavare nelle tradizioni di tutte le civiltà, vuol dire confrontarsi con il pluralismo e la ricchezza della diversità, come ha fatto Atzeni (di cui leggevo volentieri stamattina). La poesia, la scrittura, come tutte le arti, danno dignità alla differenza, all’alterità e, ciò che conta, aprono alla comprensione. Che può significare accettare, accogliere ma anche non riconoscersi, in una dialettica di scambio e ascolto. Le basi della tolleranza.”
Dalla sua nota biografica apprendiamo che le sue fonti di ispirazioni sono Dante Alighieri, Amelia Rosselli e Pasolini, nonché sua figlia. In che modo queste personalità hanno influenzato la sua poetica?
“Si può dire che la nostra cultura deve molto a personaggi del calibro di Dante Alighieri, durante la chiusura pandemica, non ho fatto che ascoltare i canti dell’Inferno, in quei giorni ho toccato con mano la Bellezza pura, la ricchezza della nostra lingua, l’amore per la Conoscenza che se da un lato risveglia il sonno della coscienza, e crea inquietudine positiva, dall’altro rasserena i pensieri e ti concilia con il libro dell’Universo. Con uno sguardo al peccato, e l’altro occhio a mirar le stelle ho scelto di recitare a memoria alcune terzine perché il suono di quei versi mi riempie l’animo di infinita dolcezza. Alla base della mia poetica regna come fonte primaria di ispirazione il Sommo poeta, ma anche la Rosselli è stata una piacevole scoperta nei miei studi di letteratura all’università. Il suo stile e atteggiamento verso la vita sono una instancabile ricerca di un senso e di equilibrio, di rigore formale che ingloba un significato che parla a tutti. È una poetessa che per le sue vicende biografiche vive nella mia stessa irrequietezza di chi ha in sé un universo complesso, un essere che fluttua sulla terra rendendo nettare il dolore. I suoi spazi metrici d’avanguardia che necessitano di un lettore che nelle pause brevi cattura un caleidoscopio di sensazioni sono apertura a nuovi esperimenti che è sempre ritrovamento di sé. Pasolini è per me il modello più alto di poeta, vero poeta rivoluzionario. Corpo, dramma, teatro. C’è poesia anche nella sua denuncia al mondo capitalista e consumista, c’è poesia quando scrive ai giovani, quando si rivolge al Potere che lo ha condannato ed emarginato. C’è poesia nei suoi film, romanzi, nelle sue poesie nel friulano materno, c’è poesia nel suo volto, nella sua analisi attenta della società, un intellettuale con la i maiuscola insomma. Un maestro di vita. Mia figlia ha portato luce facendosi spazio tra le ombre della mia vita, e con lei ho scoperto l’Amore, lo stesso che ho ricevuto da mia madre e che quando sei piccolo dai per scontato. Lei ha solo otto anni ma mi incoraggia e soprattutto con lei mi sono interessata agli aspetti dell’apprendimento della lingua scritta, in quanto insegnante, mi occupo di didattica e ho imparato come spesso noi adulti non motiviamo i bambini ad amare il Sapere . A lei ho trasmesso la passione per la poesia, la lettura, e l’arte, perché quando si dà importanza alle cose belle con sincerità, i bambini interiorizzano e mettono in moto l’ingegno.”
I termini che sceglie di utilizzare nelle sue poesie sono ricercati e studiati oppure sono frutto dell’ispirazione del momento?
“I termini che utilizzo spesso sono parole che mi girano in testa per giorni, che mi vogliono comunicare qualcosa, altre volte nascono nell’immediatezza di un momento, di un’esperienza, di un’emozione provata. Le vedo come immagini, altre volte mi rendo conto che non sono sempre quelle giuste. Allora attendo, in un tempo in cui siamo sempre di corsa, di essere folgorata da vocaboli che emergono dal sommerso, e a cui devo dare voce.”
Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?
“Probabilmente il testo che rispecchia maggiormente la mia essenza è Ho baciato le tenebre perché se sono oggi la persona che sono, con tutte le mie fragilità ma anche la mia forza, lo devo anche ai periodi bui. La mia personalità è stata una faticosa conquista, ancora in itinere nel lungo viaggio della vita, le zone nere del mio vissuto mi hanno concesso di apprezzare il sole. Ho smussato il mio carattere attraverso esperienze difficili, come un guerriero che cammina tra lame appuntite. In un mondo in cui una fetta soffre, e nell’altra voltiamo le spalle rintanandoci nelle nostre culle protette e oggetti inutili che ci fanno credere di essere felici, è invece la possibilità di provare dolore a volte, frustrazione, che ci fa capire che non ha successo chi vince sugli altri o chi possiede di più, ma chi sa diminuire il dolore dell’altro , che sia anche piccolo ma sempre insopportabile, che è umano davvero. Concludo con un altro guerriero e con le sue magiche strofe tratte da Le stelle.”
Quando gli uomini guarderanno le stelle,
nel loro cuore si leverà, carico di essenze,
il vento della notte.
Sulla foresta, sul lago, sulla città,
le nuvole fluttueranno tranquille.
Allora le stelle inizieranno a cadere copiose
e come la rugiada copriranno ogni cosa.
Nel disegno tracciato dall’invisibile nastro divino,
tutte le costellazioni crolleranno a una a una
con estrema eleganza.
D’allora in poi le stelle dimoreranno
nella nostra anima, e forse torneranno ancora
quei giorni in cui gli uomini
erano dolci e meravigliosi come gli Dei.
(Yukio Mishima)