Nella sua nota biografica afferma: “È questo il senso dell’arte secondo me. Tramutare il nostro dolore e le nostre sofferenze in fiori che sbocciano e risplendono nella nostra mente come gli alberi di ciliegio in primavera.” Pertanto, è corretto supporre sia questo il fulcro della sua poetica e, più nello specifico, della sua raccolta?
“Prima di iniziare vorrei esporre una mia convinzione. Il ruolo della poesia è quello di “dipingere” mediante le parole un nostro autoritratto emotivo. Il quale è una operazione che non si prefissa nessun obbiettivo didattico o morale. Detto ciò è normale farsi la seguente domanda: “Perché mi sono soffermato su questi specifici stati d’animo?” L’uomo per suo stesso inganno si vuole convincere che il mondo sia privo di dolore cercando di eliminarlo piuttosto che accettarlo. Questo è normale, del resto chi non vorrebbe essere felice per sempre? Però il rifiuto della sua esistenza causa a sua volta sofferenza perché quando la natura si mostra per quello che è non possiamo fare altro che urlare no tu non sei così finendo così in un circolo vizioso . L’unico modo per evitarlo è accettarlo e capirne l’importanza; difatti per me sono essenziali e grazie ad esse possiamo vedere il mondo non come vorremmo, ma per quello che è. Grazie a questa visione che ho maturato sono riuscito ad apprezzare, del dolore e della sofferenza, la bellezza e la potenza quasi selvaggia che possiedono. In definitiva potremmo proprio affermare che quello che scrivo nella mia biografia sia quasi un piccolo manifesto poetico e che questi due stati d’animo siamo il centro di questa raccolta.”
Come nascono le sue poesie? Sono il risultato di un processo creativo metodico e costante oppure istintivo?
“Il modo in cui le mie poesie nascono è abbastanza particolare ed è dovuto, in gran parte, da quello che penso la poesia stessa debba trasmettere. Nella domanda precedente vi ho parlato di come l’emozione sia il fulcro della mia poetica. Come le emozioni sono eventi psicologici impetuosi che non possiamo prevedere; così deve essere la scrittura di una poesia. Questo “istinto poetico”, ossia di scrivere le poesie quando provo l’emozione stessa, mi permette di trasmettere in modo più immediato e d’impatto quello che sto provando e soprattutto senza modificare il ricordo dell’emozione con costrutti artificiosi trasmettendola in modo puro così come effettivamente è. Per via di questo molte, se non la totalità, delle poesie che ho scritto sono state più dettate da un impulso che da un vero e proprio metodo creativo.”
L’amore per la scrittura poetica è nato da un evento scatenante oppure è stato un percorso naturale e maturato nel tempo?
“Beh, c’è da dire che da piccolo non sono mai stato un grande lettore. Dalle elementari fino alle medie avrei preferito di gran lunga mangiare un piatto di minestrone, impresa che il bambino affronta con un misto di astio e disgusto, piuttosto che leggere qualsiasi cosa di diverso dai miei amati fumetti di Topolino. Anche per buona parte delle superiori, in particolare i primi due anni, ho considerato la poesia e la letteratura come un mero hobby. Allora cosa è cambiato? Avete presente quei film che tanto affettuosamente vengono chiamati polpettoni rosa dove lo slogan è “una persona può cambiare tutto”? In questo caso per me è stato proprio così. Questa persona per me è stata il mio docente di letteratura delle superiori che con la sua capacità di spiegare ed evidenziare gli aspetti emotivi o filosofici delle opere poetiche è riuscito a farmi non solo innamorare della letteratura, invogliandomi così a leggere, ma anche a scoprire un passione che non pensavo di avere. Poi senz’altro, ma questo più recentemente, il mio gruppo di amici che con la loro vicinanza, interesse e opinione mi hanno e mi stanno supportando in questo mio percorso.”
Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?
“Una delle poesie contenute nella raccolta alla quale sono molto affezionato è sicuramente “Amante illusorio”. Come mai la mia preferenza cade su questa poesia nello specifico? Questa preferenza è dovuta a due motivi nelle specifico: la tematica in esso trattata, tematica che è stata difficile da affrontare sia artisticamente che emotivamente, e per via delle emozioni che mi hanno travolto durante la scrittura di questa poesia diciamo che durante la scrittura di “amante illusorio” mi sono sentito catturato dall’atmosfera che sono riuscito a creare. L’intera poesia è incentrata su due emozioni in particolare: il desiderio d’amore nella sua forma più romantica e a tratti anche carnale; la consapevolezza che esso sia un desiderio non ancora soddisfatto. Tuttavia la poesia non cerca unicamente di descrivere le due sensazioni considerate come distinte e separate, ma vuole mostrare l’interazione tra queste emozioni e il meccanismo che la mente costruisce per compensare il mancato raggiungimento del desiderio. Per raggiungere questo obiettivo ho cercato di proiettare il lettore in una fantasia mentale che ha il compito di descrivere sia romanticamente che carnalmente il desiderio amoroso senza tuttavia riferisci a qualcuno nello specifico, ma ad un generico amante immaginario. Alla fine bisogna necessariamente annichilire tutto il costrutto fittizio che la menta ha creato per sfuggire alla realtà. Nei versi finali si vuole appunto lasciare al lettore una sensazione di vuoto o angoscia facendogli così realizzare che tutte quegli atti fatti con questa “amante” sono per l’appunto una illusione per sfuggire alla realtà.”