“Come in un filo annodato, annodato come rete in mare… ne conservo gli strappi” è il titolo della sua silloge poetica. Come e perché ha scelto proprio questo titolo?
“Era da un po’ che riflettevo su questo spasmodico desiderio di tirar fuori tutti i miei ricordi, anche nascosti, che hanno contribuito a rendermi la persona che ora sono. Sono partita da me bambina che ha vissuto momenti allegri e belli, ma anche molto dolorosi; è “il me bambina” dimenticato per troppo tempo che ho cercato di far emergere, non senza disagio, per poterlo poi coccolare. L’immagine dei nodi di un filo, non nuovo, più volte spezzato, ma sempre annodato, è stata la conseguenza per aver scavato nel mio passato, facendomi pensare all’insieme dei pezzi della mia vita: un puzzle, vivo e sempre in movimento. Quando percuoto le pelli dei miei tamburi (un’altra mia passione) questa scoperta si ripete perché il ritmo che eseguo è il risultato di un insieme di colpi e silenzi sempre precedenti, passati.”
“Di angoli è fatto il mio cuore” è il titolo di uno dei testi presenti nella raccolta. La poesia quale angolo del suo cuore occupa?
“La poesia ha sempre occupato uno spazio importante del mio cuore, anche durante gli anni adolescenziali durante i quali avevo iniziato a scrivere. Poi abbandonai per decenni questa mia passione, non so neanche perché, ed ora sono qui, desiderosa sempre di mettere in versi il mio essere. La poesia è il linguaggio più semplice per esprimere le nostre emozioni. Per questo credo che non siano mai troppe le case editrici che, come Dantebus, riescono ad intercettare questo bisogno.”
Come è nata la sua scelta di alternare passi in prosa a testi poetici?
“L’alternanza di versi e prosa è nata per caso, nella costante ricerca di trovare un linguaggio diverso per raccontarmi. Alcune emozioni si descrivono meglio in prosa perché ricca di possibili sfaccettature che permettono di unire l’ironia alla riflessione amara di alcuni momenti di vita, rendendoli più sopportabili.”
Considera questo libro come il manifesto della sua poetica e come sintesi della sua essenza?
“Sì, ora lo considero il manifesto del mio essere, frutto di una ricerca di me stessa nel passato e presente; un punto fermo dal quale guardare avanti. Siamo sempre in movimento, anche se non lo vogliamo e, a volte, non crediamo di esserlo. Domani chissà…”