“Addio all’infanzia” è l’opera che ha scelto di esporre. Cosa vuole trasmettere con la sua opera? Quale messaggio vuole mandare all’osservatore?
“Ho scelto in questa mia opera di rappresentare il momento dell’addio all’infanzia come l’addio a quel momento magico e straordinario in cui abbandoniamo i giocattoli, le favole non ci incantano più e i vecchi sogni svaniscono senza far rumore; per la prima volta la vita smette di essere così dolce e rassicurante, mentre svanisce quella nostra felicità così intensa e così sicura, eppure così tenera e così fragile. Nella mia opera non ho voluto creare una separazione tra il cielo e la terra, perché nell’infanzia, spesso, il tangibile e l’invisibile si abbracciano e si confondono, mentre la realtà e il sogno smarriscono i loro segni di appartenenza. Nella mia opera vi è forse anche un velo di nostalgia, la nostalgia di chi vorrebbe tornare indietro a rivivere quella spensieratezza e quella vacuità che ci dona la fanciullezza, quando tra certezze e inganni sappiamo di avere tutta una vita ancora da vivere.”
Nella vita lavora come regista, scenografa, pittrice digitale e performer. Qual è l’attività che preferisce? Se dovesse stilare una classifica, dove collocherebbe la sua attività di artista multimediale?
“Per me non esiste separazione tra le varie espressioni artistiche, io amo l’arte in tutte le sue manifestazioni perché in ciascuna di esse, attraverso una diversità di linguaggi, riesco a donare una parte di me. Sarà il linguaggio del corpo, quello delle parole, quello del pennello, sarò sempre felice perché saprò di dialogare con il mondo.”
Cosa l’ha fatta avvicinare alla pittura digitale? Perché preferisce questa tecnica rispetto al pittura “classica” ad olio o acrilico?
“Per quanto riguarda il mio percorso creativo, ho scelto il linguaggio della simulazione digitale lavorando con un nuovo compagno di viaggio, il computer: con lui posso esplorare spazi altrimenti impercorribili, alla ricerca di nuove sinestesie e nuovi inganni, dando vita ad un’opera completamente trasformata nei suoi parametri sia percettivi che concettuali. Nella virtualità le mie opere o le fotografie vivono la smaterializzazione per poi ritornare corpo reale, espressione concreta di un universo dove realtà e virtualità hanno vissuto insieme straordinarie articolazioni dialettiche, cancellando per sempre differenze e analogie.”
Le sue opere sono esposte in numerosi musei. Si sente realizzata come artista?
“Un vero artista, io penso, non si sentirà mai realizzato, sarebbe come porre fine alla ricerca e al raggiungimento di nuove esperienze, sarebbe come aver raggiunto un traguardo: io vivo l’arte come una continua ricerca, ridisegnando ogni giorno i confini tra il reale e l’immaginario, la realtà e il sogno, il vissuto e la memoria.”