“Caligo” è l’opera che ha scelto di esporre per la mostra collettiva. Perché ha scelto proprio questo dipinto? Cosa si aspetta che susciti nell’osservatore?
“Caligo è la rappresentazione di un passaggio tra questa vita ed un’altra. Caligo è la foschia, la nebbia mattutina che appare sul mare avvolgendolo; in una credenza popolare, in realtà, la nebbia accompagna le anime verso la loro pace: gli spiriti risalgono il mare per prelevarle e portarle nella luce, donando loro la tranquillità. Vorrei che l’osservatore percepisse il silenzio prima di tutto e, secondo poi, si rispecchiasse in quella pace meritata dopo tanta tribolazione.”
Predilige la tecnica con bombola. Come mai? Cosa la rende più interessante rispetto alle altre?
“Ho da sempre usato la bombola e l’aerografo essendo un writer. Considero questi due strumenti una sorta di estensione del mio braccio. Il getto di colore nebulizzato che esce dal tappino è una sorta di scia da seguire e dosare per dirigerlo in un punto preciso. Non disdegno affatto l’utilizzo di altro materiale e tecniche che, anzi, unisco in una miscellanea continua.”
Nella sua nota biografica scrive: “Viene influenzato dai dettagli invisibili della vita e da tutto ciò che non ha apparentemente senso.” Quali sono dunque le cose che più la colpiscono?
“Mi colpisce il sorriso e la gentilezza, mi piace guardare la distrazione delle persone che aspettano un tram. Osservo gli automobilisti e la vita che si svolge nell’abitacolo di una macchina ferma al semaforo. Spesso mi fermo ad osservare e fotografare il cielo pensando che, dall’altra parte del mondo, qualcun altro stia facendo la stessa cosa. Ho in mente le mani rugose dei nonni e le bucce di mandarino sul calorifero. Adoro entrare in casa e sentire il rumore del sugo che sobbolle, mi inebrio dell’alone del fumo delle candele. Resto colpito da un gesto inaspettato e do un valore immenso alle piccole cose che vanno da un: “come stai” o un “mi manchi” e, in definitiva, non voglio regali ma solo tanti sguardi e sorrisi.”
È un artista a tutto tondo considerato che non solo dipinge ma scrive anche poesie e racconti. Qual è la forma artistica attraverso cui sente di esprimersi meglio?
“Sono semplicemente e umilmente me stesso, con tanti difetti e qualche pregio. In ogni cosa che faccio cerco sempre di riversare tutto me stesso: scrivo scegliendo i termini che meglio rappresentano la mia anima e dipingo utilizzando i colori che mi descrivono. Ho iniziato a scrivere per cancellare i miei dolori e ho notato che, nella scelta della punteggiatura e dei vocaboli, si trovava sempre un riverbero dei miei dipinti. In definitiva posso affermare che nelle mie vene scorre colore accompagnato da migliaia di frasi, pensieri e ricordi che accarezzano le mie ferite e rimarginano le cicatrici. Tento, scrivendo e dipingendo di dare un volto e la giusta illuminazione a tutte le stanze buie che ho dentro e a tutto ciò che vi alberga.”