Si è avvicinato all’arte alla soglia dei 40 anni. C’è qualcosa o qualcuno che l’ha indirizzata verso questo nuovo percorso?
“La scelta di intraprendere un percorso artistico, nel quale mai mi ero cimentato prima, nasce dall’esigenza di convogliare verso un altro mezzo espressivo l’urgenza creativa che fino allora avevo riposto nella musica, ma che in quel momento, per vari motivi, era in una fase di stallo. Il non avere una preparazione “accademica” mi ha permesso un approccio totalmente libero da qualsiasi schematismo.”
Utilizza varie tecniche per realizzare le sue opere: il disegno a china, il pastello e la pittura ad olio. In base a cosa sceglie la tecnica da utilizzare? E quale di queste preferisce?
“Prediligo il disegno a china in quanto credo sia il miglior medium per dar libero sfogo alla mia ricerca, che talvolta sfocia in ossessione, nei confronti della ripetizione di pattern e della serialità delle immagini.”
L’opera esposta si intitola “TRAUMA – Siamo la risposta a ciò che ci accade”. Crede che l’uomo sia artefice del proprio destino oppure sia in balia degli eventi che gli accadono?
Alcuni tra i grandi interrogativi che l’uomo si è mai posto, fin dalla nascita del pensiero filosofico, vertono sulla padronanza o meno del proprio destino, sulla predestinazione e quindi, volendo generalizzare, sul dualismo libero arbitrio/determinismo. Voler dare una risposta a questa domanda significherebbe avere una idea chiara in merito ad un quesito ancestrale che, purtroppo, non ho.”
La sua sperimentazione artistica su cosa si basa? Quali sono le tematiche che preferisce affrontare?
“Oltre al tema succitato della serialità, rivestono un ruolo importante anche la sperimentazione spazialista, che realizzo tramite strappi, e l’accostamento, nella stessa opera, di tecniche differenti come china, pastello e matita. Per ora le uniche opere figurative da me realizzate sono di piccolo formato e di soggetto naturalistico; lo considero un approccio graduale al disegno classico che, volente o nolente, incute sempre un po’ di soggezione nei confronti di chi intraprende da autodidatta le tortuose vie dell’arte.”