Interviste d’Autore – Serena Squanquerillo

Nel marzo 2021 ha pubblicato un libro dedicato alle storie di donne rinate. Preferisce scrivere in prosa o in versi?

“Ho iniziato a scrivere da soli due anni e le forme attraverso cui mi esprimo si stanno ancora definendo. Tuttavia trovo che scrivere in versi mi sia più facile e naturale.

Di solito compongo di getto ispirata da un’immagine, una parola o un accadimento anche semplice ma di impatto, che mi susciti un’urgente spinta interiore a prendere carta e penna.

Amo molto l’elemento acqua e per me i versi poetici sono onde, calme o burrascose che siano, che scandiscono ritmi. Considero la poesia il mezzo del sentire per eccellenza e più adatto, per me, ad esprimere ciò che sento in un dato momento senza progettare nulla.

Per quanto riguarda il libro, ho scelto la prosa perché era la forma più adatta per raccontare l’esperienza di cui tratto. Inoltre il libro è un’antologia in collaborazione con altre scrittrici e il racconto era proprio il genere richiesto per la pubblicazione. Non escludo di scriverne altri.”

Nel testo “Viandante” scrive: “Spinto da viva curiosità ti muovi tra scenari figli di magiche combinazioni”. È lei il viandante della poesia?

“Sì, sono io ma è anche uno specchio per tutti coloro che, come me, sono in un percorso di autoconoscenza e di scoperta di sé, e si ritrovano in ciò che scrivo che è sempre frutto della mia esperienza diretta. Da qualche anno seguo un sentiero spirituale e le immagini che descrivo sono una rappresentazione della magia che ho scoperto scendendo nel mio mondo interiore.

In questa poesia ho voluto condividere lo stupore nell’accorgermi di quanto dietro a forme che possiamo percepire piatte e anonime nella nostra vita quotidiana, si celi una Vita che gli conferisce uno spessore quando le osserviamo consapevolmente.

Credo fermamente che in noi si nasconda la magia, una capacità immaginativa creativa che va svelata, e che le forme ideate trovino prima o poi una corrispondenza concreta nella nostra vita.”

Quanto conta il proprio passato nella scrittura? Può divenire difficile mettere nero su bianco le proprie esperienze oppure è sempre salvifico?

“Credo che non sempre sia facile scrivere di sé mettendosi a nudo, soprattutto quando si parla di dolore. Ci si può sentire vulnerabili al giudizio e si rischia che mettere nero su bianco una sofferenza possa conferire a quell’esperienza una continuità e creare attaccamenti personali alla figura della vittima. Per molto tempo ho evitato di scrivere e parlare di me perché avevo paura di espormi e inoltre non trovavo utile farlo, ma dopo la malattia ho scelto di darmi voce.

La mia esperienza mi ha mostrato che il passato può diventare un futuro guarito, se nel presente ci diamo la possibilità di prendere coscienza dei suoi insegnamenti.

La scrittura per me è iniziata come atto di autoterapia che si è presto tramutato in un atto sociale, uno strumento terapeutico anche per i lettori con cui mi sono confrontata e che sono entrati in risonanza con me. Sono nate amicizie e interessanti collaborazioni artistiche attraverso cui celebrare la bellezza e la creatività. Il libro di storie di donne rinate è tra queste.

Mi sono accorta di rappresentare un esempio – uno dei tanti – e di quanto per me sia importante dare messaggi di incoraggiamento, in particolar modo in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo. Quindi, sì, lo reputo salvifico ammesso che ciò che si scrive abbia un impatto di qualità e sia autentico, sentito, perché chi legge se ne accorge e lo apprezza.”

“Nonostante il dolore per la perdita, avverto in me, salde, la bellezza e la forza del vivere.” Attraverso i suoi versi vuole farsi portatrice di un messaggio di speranza?

“Speranza e incoraggiamento. Come dicevo, per esperienza e precisamente durante la malattia, ho imparato che anche nei momenti bui in cui sembra di sprofondare in un abisso, possiamo scoprire in noi capacità e risorse di cui prima non eravamo consapevoli. Possiamo trovare il beneficio di svelare i nostri veri valori, le priorità e dunque ridefinire la nostra identità. Possiamo rinascere a nuova forma, rinnovati e spogliati del superfluo proprio come una fenice che risorge dalle sue ceneri.

Non è sempre facile e non è detto che una situazione difficile si risolva definitivamente, ma se prendiamo coraggio e ci impegniamo, possiamo garantirci la miglior qualità di vita possibile. Se ci sto riuscendo io, possiamo farlo tutti ma dobbiamo volerlo fortemente. Se ci vogliamo bene davvero non possiamo non provare. Anche se tramite i miei versi parlo spesso di dolore e di ombre, il mio focus resta quello di puntare verso la luce che illumina la speranza e la fiducia, perché ci credo veramente.”

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