Il suo amore per il Giappone si ritrova nella scrittura degli haiku. Preferisce la tipica struttura delle poesie italiane oppure lo stile più asciutto degli haiku?
“Dato che prediligo ragionare per immagini, sono più tendente allo stile dell’haiku, breve e immediato, magari con un linguaggio all’apparenza semplice, ma che spesso può nascondere una doppia lettura. Inoltre, un’altra caratteristica della poesia giapponese che sento vicina e ricerco è lo stretto legame con la Natura, i continui riferimenti ad essa come metafore degli aspetti della vita. Non per questo non apprezzo le altre forme di poesia, tra cui quella italiana, soprattutto se in versi liberi.”
Alcuni dei suoi testi hanno toni tipicamente crepuscolari. Nella sua scrittura si ispira a qualche autore in particolare?
“Non mi ispiro a nessun autore in particolare, ma certamente sono influenzato dai vari poeti che leggo e che mi piacciono, sia grandi autori del passato sia contemporanei: Ungaretti, Montale, García Lorca, Baudelaire, Rimbaud, Franco Arminio, Antonia Pozzi, Wisɫawa Szymborska…”
“Leggere e scrivere hanno rappresentato la mia ancora di salvezza”. Vorrebbe trasformare la sua passione in un lavoro?
“Sarebbe uno dei miei sogni, indubbiamente. Ma se non dovessi riuscirci, sicuramente continuerei a scrivere almeno per me stesso, perché è un qualcosa che mi aiuta ad andare avanti.”
Si diletta solo nella scrittura poetica oppure anche nella prosa?
“Scrivo anche racconti brevi, molto brevi a volte ahaha. E per quanto riguarda lo stile degli stessi, mi ha influenzato in particolar modo la scrittura di Murakami Haruki, onirica e surreale in contesti però quotidiani.”