Dantebus Recensioni “La poesia e la vita sono una questione di carpe diem”

Intervista a Maria Antonietta Oppo, autrice dell’antologia poetica “Parole nude”, una miscellanea di testi selezionata dalle varie raccolte di cui è autrice. Un processo poetico e creativo immediato, difficile da descrivere con una sola parola, più semplice farlo con un concetto: carpe diem.

La sua silloge poetica “Parole nude” è una antologia di più poesie estratte dalle varie raccolte di cui è autrice. Una produzione poetica molto ampia che immagino le abbia occupato tempo. In che momento della giornata è solita dedicarsi alla scrittura?

“Intanto diciamo che la scrittura è nata parecchio avanti con l’età, nel 2002. Prima non mi era mai capitato e non ero neanche interessata a farlo, non vedevo l’ora di finire la scuola superiore per smettere di scrivere temi, soprattutto il tema libero perché non ero in grado di mettere nero su bianco le mie emozioni. Con l’età invece è venuta fuori questa necessità e ho iniziato a scrivere.

Nella poesia “Magia” scrive che “le frasi sgorgano dal cuore come lava da un vulcano”. Dunque, la sua poesia è estemporanea ed immediata?

“Questo è sicuramente un aspetto, spesso tenevo in borsa un quadernino dove poter appuntare le cose che mi venivano in mente ma spesso ho scritto di notte: ho avuto dei momenti in cui il sonno era talmente tanto che non riuscivo ad alzarmi e pur cercando di mantenere il ricordo di quello che mi era venuto in mente, provavo rabbia nel non ricordarlo il mattino seguente. Avevo dei foglietti anche in bagno per poter scrivere tutto ciò che mi veniva in mente. Poi rileggendole a volte non mi riconoscevo neanche più in quello che avevo scritto: non mi sento proprietaria di ciò che scrivo, mi sento un canale di trasmissione. Nel tempo chi le ha lette mi ha sempre detto di essersi immedesimato nelle mie parole, provo un grande senso di condivisione. Il caso più eclatante è stato con una mia collega: questa ragazza ha avuto un brutto percorso medico e mi ha raccontato che si era portata dietro il mio libro, lo leggeva nei suoi momenti più bui. È stata la cosa più gratificante di questo mio percorso. Più di questo non potevo desiderare.”

Essendo un’amante della natura, quanta ispirazione trae dagli elementi naturali in tutte le loro manifestazioni?

“È un rapporto reciproco. Non posso dire che vedo un fenomeno naturale e mi viene una poesia. Nelle mie poesie la pioggia torna spesso, a volte l’ho interpretata positivamente mentre altre negativamente. Sono una persona molto visiva, questa attenzione degli occhi l’ho avuta da sempre e per questo amo la fotografia, mi piace portarmi via un po’ di quello che vedo, soprattutto i particolari. Ho scritto una delle mie prime poesie mentre ero in crociera sul Reno, mi venne in mente di scrivere per poter catturare l’attimo, la soddisfazione di aver saputo cogliere l’occasione. Carpe diem è la mia filosofia di vita, bisogna essere attenti a ciò che ci passa davanti, perché non tornerà.”

Se dovesse descrivere con una parola la sua poetica, quale sarebbe?

“Posso dirle che c’è stato un percorso e un cambiamento nel tempo. Inizialmente è nata come un allargamento del mio punto di vista, amavo fotografare ma poi anche la fotografia mi sembrava stretta: volevo trasformare l’immagine in parole. Invece poi è diventato un dialogo diretto con la natura che può essere antagonista o in linea con me. Molti studiosi che hanno scritto della mia poetica hanno usato il termine panismo, altri hanno fatto un paragone con la pittura che può avere colori accesi o spenti, come le mie poesie.”

In questo momento della sua vita pensa di aver raggiunto la sua maturità artistica? Quando ha scritto la sua ultima poesia?

“Credo di essere arrivata alla fine del percorso, per una serie di anni mi sono venute fuori molte poesie, avevo molto materiale su cui scrivere. Avevo una spinta a scrivere altro mentre ora mi sento più ferma, probabilmente diventerebbe una ripetizione. L’ultimo testo che sta uscendo si chiama “Allucinazioni”, il sogno nella mia poesia è molto presente. E non a caso i miei scritti vengono fuori durante il sogno perché amo cogliere quell’aspetto immateriale ed inconsistente. Un’allucinazione intesa come sogno e come situazione di una realtà che si vive ma che non esiste.”

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