Intervista a Massimiliano Tedesco, autore della silloge poetica “Il buongiorno alternativo”. Un progetto di rinascita nato durante la quarantena con l’obiettivo di devolvere in beneficenza tutto il ricavato del libro.
La sua silloge poetica “Il buongiorno alternativo” è una miscellanea di pensieri. Come è nata l’idea di questi “buongiorno”?
“Purtroppo l’origine di questa mia vena poetica è legata ad un fatto drammatico che mi ha colpito: la morte di mia moglie nel 2019 dopo un lungo percorso oncologico. Soprattutto nel primo periodo gli affetti più vicini mi mandavano dei messaggi di positività. Così ho pensato di restituire qualcosa di mio a tutte queste persone, ho deciso di sedermi al tavolo e scrivere qualcosa di mio ogni giorno così da poter ricambiare quei messaggi mattutini. I primi sono stati molto sintetici e ristretti e poi poco per volta ho iniziato a scriverli più lunghi e variegati. Ho aperto un blog e ogni giorno per 54 giorni durante il lockdown ho iniziato a pubblicarne uno al giorno. È come se avessi avuto i miei amici virtuali in salotto mentre ricevevo i loro commenti dopo aver pubblicato le poesie. Poi ho iniziato a toccare anche argomenti più leggeri per far sorridere. Ho anche stimolato molte persone a scrivere: magari mi rispondevano con un loro “buongiorno”. Ormai sono arrivato ad 89 “buongiorno” complessivi e da una cosa così leggera è nato qualcosa di più grande ed importante: ormai i miei amici si sentono abbandonati senza i miei “buongiorno”! Ci tengo a dire che tutto il ricavato del mio libro lo devolverò ad una associazione di Torino che si occupa di bambini malati oncologici e delle loro famiglie: avrei trovato immorale guadagnare su un periodo così difficile della mia vita.”
Lo scrivere poesie la aiuta a lenire le difficoltà della vita? In che modo?
“La scrittura è stata la mia migliore psicologa, è come se in quel foglio bianco ci fosse uno specchio e io scrivendo, ascolto me stesso. Non ho paura di essere giudicato, la scrittura è stata la mia terapia migliore.”
Come “costruisce” le sue poesie? Le scrive di getto o le rivisita più volte?
“La maggior parte delle mie poesie nascono da qualcosa che viene da dentro: mi fermo, mi siedo e scrivo. Butto giù di getto ma poi le rivedo e correggo per dargli una forma più fluida. Alcune poesie sono state anche scritte su suggerimento di alcuni amici. Ad esempio, durante la quarantena, mi venivano mandate tantissime foto di piatti culinari ma io non sono molto bravo a cucinare: allora ho scritto una poesia in cui ho immaginato di essere un concorrente di Masterchef!”
Nelle sue poesie ci sono molti giochi di parole, c’è una grande attenzione per il doppio significato che può avere un termine. É questo che la affascina della lingua?
“Premetto che cerco sempre di immedesimarmi nel lettore anche perché sono io il primo ad essere esigente. Visto che la lingua italiana si presta ai giochi di parole, trovo molto stimolante giocarci. Inserisco anche dei piccoli enigmi o delle citazioni all’interno delle poesie e aspetto sempre che qualcuno possa accorgersene e scorgere quel particolare. Mi piace scrivere su tutto, traggo spunto dalla quotidianità ma ho anche scoperto che alla fine è molto difficile far sorridere attraverso la scrittura.”
Qual è la poesia che più le sta a cuore?
“Sicuramente tutte quelle legate alla mia famiglia, in particolare quella legata a mia moglie Daniela: “Torri Gemelli”, “Dani è là”. Anche “Identikit” e “Prova di maturità” dedicata a nostro figlio che è dovuto crescere in fretta dopo aver perso sua mamma.”