Intervista a Veronika Krasnohorska, artista poliedrica di origini cecoslovacche. Un viaggio tra la Cecoslovacchia e l’Italia, molte riflessioni sul ruolo della donna e una definizione illuminante dell’erotismo.
Dott.ssa Krasnohorska, in arte Belmonte: che significato ha questo pseudonimo?
“Ho tradotto alla lettera il mio cognome che in italiano è appunto Belmonte”.
Lei ha origini cecoslovacche, si è poi trasferita in Italia ed è diventata cittadina italiana. Come è stato essere un’artista donna nella Cecoslovacchia comunista?
“É difficile dirlo perché erano tempi tragici. Sono nata durante la guerra nel ‘42 e, finita la guerra, sono stati firmati nel ‘46 gli accordi di Alta da quattro personaggi: Churchill, Roosevelt, Stalin e de Gaulle che bevendo, e forse anche ubriachi, si sono divisi l’Europa. E così noi siamo diventati la cosiddetta “Europa dell’Est”. Il comunismo aveva anche molte sfaccettature buone come alcuni provvedimenti sociali, selezioni degli studenti etc. Anche molte cattive e pericolose però non erano provvedimenti presi solo da politici russi ma da politici di ogni Paese. La mia famiglia è aristocratica e nobile, io per questo motivo non potevo studiare medicina come volevo ma dovevo fare la ballerina e infatti sono diventata prima ballerina del teatro nazionale. Mi sono laureata perché volevo farlo, le ballerine vanno in pensione intorno ai quarant’anni e mi serviva un titolo per poter lavorare dopo ma potevo studiare solo quello che mi permettevano i comunisti. Ogni ferie e ogni fine settimana dovevo andare in fabbrica per fare l’operaia e ripulirmi la mia schedina di cittadina modello. Mi portavo questo cruccio di mio nonno che era un personaggio nobile. Questa cosa non ha senso ma il mio rammarico è stato arrivare in Italia nel ‘68 quando mi sono sposata e ho vissuto una bellissima democrazia, cultura e storia che dopo gli anni ‘80 è man mano svanita e oggi mi trovo, politicamente parlando, in una situazione peggiore in Italia di quella creata dai comunisti. Mi sono detta che sono sfortunata: sono nata in una brutta epoca e finirò i miei giorni nella stessa epoca che si ripete”.
Molti dipinti e poesie sono dedicate alle donne, da dove e perché nasce questa attenzione per l’universo femminile?
“Ho sempre ammirato la donna per le sue risorse: la donna è eticamente e educativamente parlando molto importante per la famiglia e per i propri figli ma anche per la società. Non si offendano le donne ma oggi hanno perso il loro fascino e conducono la società là dove non dovrebbe andare. Oggi come ieri le società vivono di slogan che sembravano paletti verso i quali dirigersi, oggi gli slogan sono diversi, è nato il femminismo. Non so perché sia nato, io non l’ho mai condiviso. La donna riesce a fare tutto, anche politica, e se la facesse come donna e madre sensibile forse il mondo sarebbe migliore ma oggi le donne sono cambiate perché vogliono assomigliare troppo agli uomini”.
Lei ha anche scritto dei racconti erotici. Cos’è per lei l’erotismo?
“L’erotismo fatto con amore e sentimento potrei paragonarlo ad una bellissima messa dedicata all’anima dell’uomo e della donna. Oggi per erotismo si intende un concetto che non condivido come quello di sesso fine al sesso. Il sesso fatto con l’anima è tutta un’altra cosa altrimenti diviene solo soddisfazione di un bisogno fisico. Sono una donna a cui deve essere detto e lasciato qualcosa.”
Lei è un’artista poliedrica: ballerina, coreografa, pittrice, poetessa. Avrà una forma d’arte preferita… qual è e perchè?
“Ho sempre avuto le fasi. Ho ballato finché sono riuscita a donare la mia espressività tramite la danza poi quando sono arrivata all’età della pensione da ballerina, il Signore mi ha dato un altro dono: la pittura. Io dipingevo già da ragazza ma sono tornata a farlo e più tardi non mi bastava solo la pittura, dovevo esprimermi in altro modo e ho abbracciato la poesia. Sono state tutte alla pari, mi hanno accompagnato e mi hanno mantenuto a galla durante i periodi bui della mia vita e sono riuscita a superarli proprio grazie all’arte. Più stavo giù, più avevo creatività e tutt’oggi è così.”
Due sue opere saranno esposte a partire dal 16 gennaio alla mostra collettiva di pittura contemporanea presso la galleria d’arte Dantebus – Margutta. Cosa si aspetta da questa esperienza?
“Ogni mostra è la dimostrazione di vari anime e di vari aspetti. Attraverso i quadri si scoprono i sentimenti degli artisti: quando vado nelle gallerie è come se incontrassi tante persone. Avrò modo di farmi conoscere attraverso le mie opere pur non essendoci fisicamente.”