La sua silloge poetica si intitola “Ali di vento” e sono molte le poesie in cui il vento è protagonista: cosa la affascina di questo fenomeno atmosferico?
“Tra le dieci città candidate come città della cultura c’è anche Trapani e hanno realizzato un video ben fatto nel quale un attore legge una poesia che sintetizza anche la mia concezione del vento: noi siamo il vento. Trapani è detta la città del vento e spesso subisce tutti i venti possibili della rosa dei venti. Mi ha sempre affascinato il vento, ci sono nato ed è sempre stato presente. Non lo vedi, come se non fosse materia, ma c’è. Il pensiero che il vento porti da noi, ad esempio, la sabbia del deserto e crei questa commistione e continuo movimento superando i confini mi ha sempre affascinato. Io adoro la poetica di García Lorca, un andaluso: questo vento che arriva dall’Africa passa dall’Andalusia e arriva fin da noi: qui, come in Andalusia, specialmente nelle parti più meridionali, abbiamo uno stile di vita molto simile. La libertà del vento e la sua apparente impalpabilità lo rende unico: c’è un termine ebraico “ruah” che significa “il respiro di Dio” ma è anche un sinonimo di vento che ha una grande potenza, anche distruttiva.
Lei nella vita è un medico legale: quando e come è nata invece la sua passione per la poesia?
“Sono un po’ strano e poco coerente su queste cose. Già da molto giovane avevo questa esigenza di scrivere poesie mentre da sempre, come lavoro, aspiravo a fare il medico. Io abitavo a Palermo e poi ci siamo trasferiti a Trapani: era un ambiente nuovo per me, avevo lasciato le mie amicizie e i miei primi amori per catapultarmi in una città che quasi non conoscevo e la solitudine mi attanagliava, così ho iniziato a scrivere poesie. Io ancora oggi faccio fatica a definirmi un poeta, sostengo di avere un animo poetico più che altro. L’arte in genere mi affascina: dipingevo, suono alcuni strumenti e ovviamente scrivo poesie. Avevo bisogno di qualcosa che assomigliasse al vento come le poesie: l’arte somiglia al vento perché è impalpabile.
Che tipo di poeta è: quello che aspetta l’ispirazione per scrivere oppure produce continuamente versi?
“Sono sicuramente un poeta che scrive senza sosta. A volte mi impongo di fermarmi perchè le poesie vengono fuori da sole: sono poco costruite, al massimo limo qualche cosa. Ho iniziato a mandarle via WhatsApp dal cellulare ai miei amici così posso metterle subito per iscritto e inviarle alle persone più care. Ai miei amici faceva piacere leggerle e così ho iniziato ad inviarle frequentemente: questa cosa mi ha sempre gratificato perché sono sempre stata una persona timida, suono ma se c’è gente non lo faccio, dipingo ma non ho mai voluto fare una mostra, anche le poesie le tenevo per me. C’è stato poi un episodio che mi ha fatto cambiare idea sulla pubblicazione delle poesie: sono andato a visitare una signora che era piena di premi in casa, così ho scoperto che erano stati tutti vinti attraverso concorsi di poesia. Ho iniziato a parlare con questa signora che ha voluto leggere delle mie poesie e ne inviò una ad un concorso di poesia e così ho iniziato a pubblicare anche io e mi sono sbloccato rispetto alla timidezza di farle leggere anche agli altri: così è iniziato il mio iter.”
Cos’è per lei l’ispirazione?
“L’ispirazione è difficile da definire, è come se dovessi definire la poesia. C’è una bella poesia di Neruda in cui dice che la poesia non ha volto, né voce ma si presenta da sola. Ritengo che la poesia faccia parte di ogni tipo di arte ed è l’anima di ogni forma artistica, quando ad esempio vediamo qualcosa di emozionante la definiamo poetica perché ispira qualche emozione. Semplicemente ognuno la esprime come può, nel caso della poesia con le parole. Per me la poesia somiglia un po’ al sogno perché nasce dal profondo come i sogni che affiorano nella notte senza averne controllo. Io faccio una distinzione tra i costruttori di poesie e i poeti: ci possono essere delle poesie bellissime e d’effetto ma non sempre hanno quell’anima che senti venire dal tuo mondo interiore e che coinvolge il lettore. La poesia non può essere solo bella da sentire, deve trasmettere emozioni.”
Una delle sue poesie è dedicata ad Antonio Machado, poeta spagnolo. É il suo unico riferimento poetico? Leggendo la sua silloge mi sono venuti in mente, ad esempio, i poeti crepuscolari…
“Io mi definisco un naïf perché non riesco ad identificarmi con una corrente letteraria. Da cinque anni a questa parte mi sono avvicinato molto a García Lorca: mi ritrovo in lui in una maniera incredibile, uso molto la metafora ed il simbolismo come lui. E sì, un pochino anche nei crepuscolari.”
Lei suona degli strumenti musicali tra cui il pianoforte. Se dovesse scegliere a cosa rinunciare, rinuncerebbe alla musica o alla poesia?
“Ormai, da sei anni a questa parte, non potrei mai fare a meno della poesia. Diverse volte ho pensato di fermarmi ma per me è impossibile perché viene su da sola. La bellezza della poesia è la capacità di far emozionare il lettore e fargli vedere cose proprie, anche diverse da quelle del poeta: come se ci fosse una specie di osmosi tra il poeta ed il lettore. Quando alcuni dicevano che la poesia è di tutti e non di chi la scrive non ci credevo, poi mi sono reso conto che è assolutamente vero. Conosco persone di vari ceti sociali e debbo dire che non mi aspettavo che persone anche lontane dal mondo della poesia apprezzassero le mie poesie e si emozionassero nel leggerle: è stato davvero stupefacente.”