Dantebus Recensioni – “I Romani sono o emigrati o figli di puttana!”

Intervista ad Alberto Battistelli, odontotecnico romano con la passione per la poesia. Un viaggio nella storia di Roma, tra religione, artisti di strada e una piccola lezione di storia.

Dr. Battistelli, la sua silloge poetica, pubblicata con Dantebus Edizioni, si intitola “Riflessi romaneschi”. Perché ha scelto di scrivere poesie in dialetto romanesco?

“Non mi escono in italiano, purtroppo o per fortuna queste cose non sono comandate e quando arrivano bisogna prendere la penna e fissarle il prima possibile. Cinque minuti dopo non ci sono più!”

Chi sono i suoi modelli poetici?

“Io nella vita faccio tutt’altro mestiere, mi sono ritrovato a scrivere delle poesie e sotto consiglio ho iniziato a pubblicarle. La mia ispirazione sul piano emozionale è molto legata a Fabrizio De Andrè, non sempre capivo cosa dicesse ma questa sua atmosfera malinconia mi prendeva molto. In età adulta ho scoperto che questa atmosfera la ritrovavo nelle canzoni di Gabriella Ferri, di Mia Martini e alla fine ho trovato che questo animo un po’ malinconico, tormentato e ribelle era totalmente presente nei poeti romani. Un percorso al rovescio perché dopo è arrivata la conoscenza di questi poeti. Ci sono anche le atmosfere di Ettore Petrolini, queste maschere che sono tragicomiche, dove c’è rabbia, dolore e speranza: una speranza che va oltre il momento terreno. La parte che preferisco della romanità è la sintesi fulminea: tra l’italiano e il romano per dire qualcosa di immediato si usa il romanesco!”

Nelle sue poesie ci sono molti riferimenti alla religione. Queste riflessioni nascono dalla città di Roma, intrinsecamente e storicamente legata alla Chiesa? 

“Sicuramente è molto legata alla città di Roma, al fatto che ho frequentato molto questi ambienti e che ho anche una figlia monaca. Logicamente io ho il terrore che un certo tipo di religione legata al potere si accosti anche a mia figlia come si è già accostata a me. Non c’è nulla in quelle poesie che non si riferisca ad un fatto reale, vissuto con sofferenza e rabbia. C’è una poesia in cui si parla di un vescovo e tratta di un episodio reale: questo vescovo faceva sermoni ma era il peggior soggetto che avessi mai incontrato e così nella poesia ho immaginato di rispondergli. Successivamente ci ho preso appuntamento e quelle stesse cose gliele ho dette in faccia! Nonostante questo traspare la mia fede: c’è questa dicotomia tra le mie poesie. Il Belli lavorava al Vaticano ma quando tornava a casa scriveva poesie contro la Chiesa per sfogarsi di quello che vedeva: non ha mai potuto pubblicarle, chiese al figlio di bruciarle ma lui le pubblicò dopo la morte del padre. Anche Trilussa si scagliava contro il clero romano e la sua opulenza: mi ritrovo molto in questi due poeti romani.”

Uno dei suoi componimenti è dedicato a Claudio, un artista di strada: può raccontarci la storia di questa poesia?

“Questa è una bellissima domanda. Questo artista di strada si chiama Claudio, suona una chitarra amplificata in un angolo di Ponte Sant’Angelo, zona Castel Sant’Angelo. Lo vedevo sempre lì, l’ho incontrato durante le mie passeggiate e mi sono fermato a cantare con lui. Quell’angolo è di una suggestione enorme: è la cartolina di Roma. Claudio mi ha ispirato questa poesia e quando gli riferito che avrei scritto una poesia per lui ci siamo messi a parlare e siamo diventati amici. Ancora oggi mi chiama per raccontarmi tutto il gossip condominiale del ponte: litigi tra artisti di strada, polizia municipale etc… Mi chiede consigli su come risolvere queste liti!”

Una domanda sul suo lavoro: lei è un odontotecnico. Un mestiere apparentemente molto lontano dall’arte…

“Noi usiamo le stesse tecniche che usano i pittori: ho scritto un libro tradotto in tredici lingue che è stato premiato dal Senato della Repubblica Italiana come Eccellenza Italiana nel Mondo perché ho ritirato fuori le tecniche dei pittori, degli scultori e degli archeologici per fare i denti. E questa roba qua è totalmente artistica perché un’opera d’arte è unica e fornisce bellezza: anche noi creiamo un’unica opera che va su una sola persona e che la fa diventare bella ma invece di restare attaccata al muro, va in giro! L’odontotecnica è arte. Io mi sono iscritto a Dantebus come odontotecnico anche per far capire questo alla gente.”

Un’ultima domanda assolutamente necessaria per un romano: di che squadra è?

“Non glielo dico altrimenti mi rompono le scatole perchè non sono né laziale né romanista ma colgo l’occasione per precisare una cosa. Io sono di origini marchigiane e mi sono trasferito a Roma all’età di undici mesi: molti miei amici mi prendono in giro dicendomi che un marchigiano non può scrivere poesie in dialetto romanesco! Io ho sempre abitato in Sabina e molto spesso non sono considerato romano solo perchè non sono trasteverino ma bisognerebbe fare attenzione alla storia: i Romani sono immigrati che vengono dalle regioni indoeuropee. Chi erano però Romolo e Remo? Acca Larentia era una prostituta, lupa perché lavorava nei lupanari: per cui i Romani sono o emigrati o figli di puttana! L’ottavo re di Roma non è Totti ma Tito Tazio, re dei Sabini, che ha regnato insieme a Romolo! Non possono proprio dirmi che non sono romano solo per le mie origini!”

Hit enter to search or ESC to close