L’AMORE E LA PASSIONE DI CUBA IN UNA LUMINOSA ARTE DELLA GIOIA
«L’unica forza e l’unica verità di questa vita è l’amore» (José Martì).
Dal sole, dal mare, dall’acqua, dalla sabbia, dalla terra, dall’aria, dai frutti, dai fiori (“Identidad”), dal calore (“Mucho calor”), dagli animali (“Coloquio”), dalla gente (contadini, mulatte, sirene), dalla tradizione (“La flor nacional”), dalla voglia di libertà, dagli aromi (“Cafe criollo”), dai profumi, dai costumi, dai colori (“Amanacer derecho”, “Amanacer izquierdo”) e soprattutto dal grande e passionale amore della sua Cuba… nasce l’arte di Ramón Cotarelo Crego.
Colori sgargianti ricchi di sole, di luce, di allegria e di positività rischiarano il lettore, che ne è immediatamente rapito e, attraverso i quali, viene trasportato magicamente laggiù nell’incantato mare caraibico. Un luogo favoloso, da sogno, sospeso fuori dal tempo e dallo spazio. Chi osserva è avvolto in una bellezza quasi accecante da occhiali da sole, in un calore da “senza vestiti”, in un sapore da frutto esotico, in un intenso profumo di caffè (“Cubania”) e sigaro cubano. Protagonisti di questo universo artistico sono i contadini dalle fluenti barbe con cappelli di “yarey”, che richiamano anche figure di leggendari pirati, assieme alle sensuali ricciolute mulatte dalle labbra carnose e alle mitiche sirene del mare (“Sirena con Palmas”). Molti dei personaggi hanno in mano un frutto succoso come la papaya, l’ananas, il mango, la banana, il mamoncillo e sembrano offrirlo in dono all’osservatore (“Papaya”, “Igualdad”, “Mango derecho”, “Mango izquierdo”, “Pina para el”, “Pina para ella”, “Mamoncillo”). Il messaggio dell’opera di Ramón è, allora, chiaramente un invito a gustare la vita, ad assaporarne i sapori, a contemplarne la bellezza.
«La felicità è interiore, non esteriore; infatti non dipende da ciò che abbiamo, ma da ciò che siamo» (Henry van Dyke).
L’autore rappresenta in molte opere la palma, il simbolo di Cuba. La sua forte presenza nello Scudo Nazionale cubano rappresenta la libertà e l’indipendenza della giovane repubblica cubana, è il simbolo del rigoglio e fertilità del suo privilegiato suolo e, contemporaneamente, è il più utile dei suoi alberi. Un elemento capace di suscitare l’ammirazione di poeti e musicisti, da sempre la palma ha evocato nella tradizione e nella storia bellezza e armonia, oltre che fecondità. Gli Egizi associarono la pianta a Hator, dal capo sormontato di corna, la “Grande Mucca celeste che creò il mondo e il sole”. Era la patrona dell’amore e la protettrice della musica e della danza (“El angel de la palma”). In greco quest’albero venne chiamato “Phoinix”, come il leggendario uccello che viveva 1461 anni e moriva bruciandosi nel suo nido per poi rinascere dalle sue ceneri. Quel ciclo corrispondeva al Grande Anno egizio, al termine del quale il cosmo si rigenerava. Il Sole segnava l’inizio e la fine del ciclo, per cui, la fenice era sacra ad Eliopoli, città solare per antonomasia. Il simbolismo della palma, infatti, deriva dalle sue foglie, simili a raggi solari. Questo legame col Sole emerge anche grazie ad Omero, che fa nascere Apollo mentre Leto abbraccia una palma. Ecco perché l’albero evoca i simboli della vittoria, della gloria e dell’immortalità. Rappresenta anche il poeta/artista inteso come vate. Ramón, allora, facendo tesoro della tradizione, rappresenta in ogni opera anche la luce.
La sua è una “arte del sole, della luminostià”. Il suo fine è insegnare a vivere con passione ed amore, perché è questo il segreto della felicità. Una intensa “arte del sorriso e della gioia”, popolata da personaggi sempre allegri, gioiosi, luminosi, portatori sani di allegria. Un invito a spogliarsi della negatività e del superfluo e ad immergersi senza vestiti in un mare da sogno, dove “essere nudi” vuol dire anche essere “veri” ed essere puramente e realmente sé stessi.
«Quando si ha il sole dentro, non si può fare altro che trasmetterlo» (Luciano Sante Manara).