GIUSEPPE BERTON

NON SIAMO NOI A FAR NASCERE LA POESIA, MA È LA POESIA A FAR NASCERE NOI

«Forse non siamo noi a far nascere la poesia ma è la poesia a far nascere noi». Questa magnifica frase racchiusa nella biografia di Giuseppe Berton, è esattamente il punto cardine della sua arte, il colpo alla roccia che apre la sorgente della poesia e ne fa zampillare versi cristallini come acqua pura. Girovago e indagatore del cuore per professione, pellegrino del mondo per passione, Giuseppe è poeta dell’umanità e dell’universo. La sua grande sensibilità fa sì che ogni sua esperienza si muti in emozione, ogni luogo visitato in sentimento. Ed eccoli, allora, i versi prendere vita in poesie che raccontano storie, con la semplice e meravigliosa chiarezza di Calvino. Un’opera, in particolare, può essere considerate il “programma” e simbolo della sua arte: IL TRENO E IL PIOPPO. Merita di essere letta per intero per capirne il profondo significato: «Lui passava, sulla sera/colorata di magia./Sulla notte, colorata di mistero./Correva verso la montagna,/ancora troppo lontana,/Così poteva pensare./Lui stava così, alto, con le sue foglie/un po’ colorate d’oro, un po’ stanche./Così poteva guardare lontano./Lui era piccolo, e guardandoli,/gli pareva troppo veloce,/gli pareva troppo alto./Intorno c’erano i campi e c’era l’erba./Tutto era così lontano dai suoi giochi./Così poteva sognare, dentro i suoi giochi./Il treno mostrava di essere contento,/ma nessuno sapeva se era vero./Quello che conta non è quello che mostra./Il pioppo mostrava di essere triste./ma nessuno sapeva se era vero./Quello che conta è quello che nasconde./Il bambino giocava sotto il pioppo alto,/e guardava il treno una meraviglia./E rideva, e non capiva./Coi suoi occhi colorati di luce./Con una foglia caduta sui suoi occhi, /colorati di luce.» (“Il treno ed il pioppo”). Il treno è la raffigurazione dell’uomo. Egli corre senza fermarsi nella propria vita, è destinato ad arrivare ad una meta finale. Eroico è l’uomo che riesce, in questo percorso troppo veloce, a contemplare la bellezza a cui va incontro e a riuscire a pensare, a meditare prima dell’arrivo. Mostrarsi “felice” sembra quasi un dovere, eppure solo ogni essere umano conosce davvero la realtà, di dolore o amore del proprio cuore. Il pioppo, invece, è il simbolo della poesia, del poeta, dell’arte. Esso racchiude in sé quella magia, che Pascoli aveva profetizzato nella “Poetica del Fanciullino”. Il messaggio di Giuseppe è nobile ed intenso: ai piedi del pioppo, là dove solo alcuni posso arrivare ad osservare, siamo come fanciulli spensierati e allegri nel giocare. Un capolavoro! Una favola poetica di alto livello racchiusa dentro i versi. È possibile, allora, citare semplicemente i titoli di un filone poetico sullo stesso tema, per comprenderne il senso: «In un sospiro/Il treno e il pioppo/Mille anni». Come a dire l’uomo e la poesia… in un alito di vita, misto dell’aria pura che emana il pioppo e del fumo emesso dal treno, per sempre insieme verso quella montagna, chiamata esistenza. L’anima cammina pellegrina per le strade dell’essere: il Marocco, il Mississippi, le valli, le isole, l’oriente, l’America, Zurigo, sono tappe che riflettono quelle dalla vita, con le sue burrasche e le sue dolci primavere. Il lettore che si avvicinerà a questi versi, potrà essere un buon compagno di viaggio per Giuseppe. Insieme sul quel treno che scorre e sbuffa verso la montagna, dal finestrino potranno scorgere la natura, l’universo e imparare a contemplarne la meraviglia. Là in mezzo nel verde c’è quel pioppo, ai piedi del quale torniamo bambini, in un luogo dove il cuore si apre alle emozioni senza paura. L’arte è quel posto e la poesia di Giuseppe ci insegnerà a trovarlo… «Quando siete felici fateci caso» (Giuseppe Berton).

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