NICOLETTA TAVERNA

L’ARTE DELLA POESIA UNIFICA E DONA SENSO ALL’ESSERE: IL COMPIUTO DIVIENE COMPIUTO… IL FINITO DIVENTA INFINITO

«Il valore della vita può essere misurato da quante volte la tua anima si è profondamente emozionata». (Soichiro Honda). La poesia di Nicoletta Taverna nasce e prende vita da un elemento basilare: le emozioni. L’essere donna e artista vuol dire vivere la vita pienamente, intensamente. Nicoletta eleva la propria umanità particolare all’universale, attraverso versi che sgorgano dalla realtà! C’è un’unica grande verità: non esistono solo le sfumature, perché il vivere e l’esistere vogliono dire essere bianco e nero, luce ed oscurità, forti e fragili, egoisti ed altruisti, pieni di amore e rabbia, come di piacere e dolore. È da questa concezione dell’arte e della vita che nasce la poesia programmatica “Autoritratto”, un intenso quadro in versi che Nicoletta dipinge per sé stessa e per il lettore. Il D’Annunzio estetico del Piacere (“Fai della tua vita un’opera d’arte”) si unisce qui con la profondità autobiografica di Svevo e con la multiformità umana di Pirandello (“Uno Nessuno Centomila”): «Contesa tra due forze opposte,/un attimo dell’una,/un istante dopo in preda all’altra,/in un’altalena trascinante di emozioni,/volute e sfuggite allo stesso tempo,/ora fragile,/ora forte,/ora disponibile,/ora indisponente,/ritratto d’egoismo e vittima dell’altrui,/ora io,/ora io diversa,/cangiante,/ma viva e vera, vera ogni attimo,/autentica perché umana e donna,/donna in ogni fibra,/io, me stessa,/oggi» (“Autoritratto”). Il linguaggio poetico di Nicoletta riflette l’idea base della contemporanea presenza di forze opposte nell’universo come lo yin e e lo yang, a tratti utilizzando termini aulici: «Compongo leggera la danza del nulla,/vagando la mente tra i raggi gelati,/in un paesaggio di pura follia,/le dune di sabbia son sempre le stesse,/la polvere acceca e il sole non scioglie» (“Visione Interiore”); a tratti servendosi di parole dirette, nude e crude: «E il magico momento svanì/per uno squillo indisponente,/e la mia bocca si staccò dal suo petto villoso,/dalle sue spalle forti,/dai suoi fianchi frementi» (“Attimo sfuggente”). L’arte, allora, assume in Nicoletta una duplice funzione: da una parte essa unifica, come un collante che tiene insieme le tessere del mosaico, l’IO nella persona, racchiudendo e unendo il suo “essere” multiforme al CUORE, centro di tutto; dall’altra parte, in particolar modo nella poesia, essa (l’arte) possiede una funzione salvifica, donando un senso al tutto, dando vita e forma alle emozioni. L’incompiuto diventa compiuto, così come magicamente il finito diventa infinito: «E ti senti incompiuta…/tu ricerchi dal cielo il tuo velo coprente,/la tua tuta mimetica,/per sfuggire al presente…/ti domandi ogni istante,/sei una donna incompiuta,/ti risponde la mente,/sei pur vera,/ma il tuo io non ha la certezza,/annientato dall’insicurezza./Hai in testa tanti sogni mai nati/e vagheggi la vita/e non sai che vivendola vivrai» (“Incompiuta”). Nicoletta come poetessa sa trasformare il contrasto in azione ed energia. La sua profonda ed intensa umanità le permette di distinguere nel puzzle, ogni singola tessera che lo forma. Il cuore della poetessa, infatti, grida al mondo quanto enormemente ogni essere umano sia una “storia ed un universo a sé stante”… e quanto bisogni rispettarlo: «Ognuno ha il suo viaggio,/ognuno ha la sua meta,/ognuno è un punto,/che forse non diventerà mai linea» (“Vita”). Nicoletta dipinge, allora, in versi una poesia colorata, intensa, che possiede l’incantata e magica forza di poter unire proprio tutti quei singoli puntini in un’unica linea. «L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi» (Khalil Gibran).

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