POESIA PER OGNI DONNA: VIVERE NON È DIFFICILE, POTENDO POI RINASCERE
“Per tutte le violenze consumate su di Lei,/per tutte le umiliazioni che ha subito,/per il suo corpo che avete sfruttato,/per la sua intelligenza che avete calpestato,/per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,/per la libertà che le avete negato,/per la bocca che le avete tappato,/per le ali che le avete tagliato,/per tutto questo:/in piedi, Signori, davanti ad una Donna” (William Shakespeare). Queste parole del grande drammaturgo inglese sono le migliori per introdurre l’opera poetica dell’autrice Alice Silvia Morelli. Essa si fonda, infatti, sulla più nobile delle creature, che ha generato e ispirato gli artisti di tutti i tempi, dagli albori della storia sino ad oggi senza posa: LA DONNA. Per introdurre quest’ars, c’è bisogno però di capire il MOMENTUM. L’evento che spinge Alice a inforcare in mano la penna da poetessa. La scintilla che accende la miccia. L’occasione (come ci narra nella biografia) è una raccolta di poesie contro il Feminicidio, intitolata “Riderò come se non avessi mai pianto”. Come il “velo squarciato del tempio”, la riflessione su tale violenza, lacera e apre il cuore. La poesia programmatica s’intitola proprio “Alice” e fissa questo attimo esatto: “Alice è uno scarabocchio in fondo ad un cestino,/senza senso e ne destino./Lettere ingarbugliate che se razionalizzate,/ancor di più le ammazzate./Ecco chi è Alice, una bambola di carta,/frasi sconnesse ed inchiostro sbiadito./Quando un bel di’,un tenero gattino fece cadere quel pallino/cosi ruzzolando, cambiò il destino, un enigma da decifrare, /frase sconnesse e colla tra le dita, ci voleva coraggio /per dare un senso a quel foglio accartocciato, ma il dolore/non riusciva a frenare./Allora decise che per guarire, i primi passi doveva fare./Forse delle lacrime posson bastare, ma si sa che l’acqua al foglio fa male./Così riprese e da lì inizio a capire/che la cosa più brutta che nessuno vuol fare/è mettersi nudo e confessare./Lei non aveva paura, dritta e stirata voleva tornare./Ma quelle frasi non riusciva a capire,/inchiostro rosso e colla tra le dita,/che sarà mai tutta questa fatica?/Quello che è stato ormai è andato, se ti diranno che sei sgualcita,/fai un sorriso, non farci caso questa è la vita./Se volete sapere come è finita, leggetela in strofe è la mia vita” (“Alice”). La donna, dunque, reagisce e decide di diventare “poetessa”, armandosi della spada della poesia. La bambolina di carta si trasforma in Giovanna D’Arco. Con una grinta incredibile, Alice libera simbolicamente ogni donna incarcerata come un canarino dentro una gabbia, o limitata come un pesce in un acquario: “Chiudi gli occhi/al buio ,non sgranarli,/abbandona/questo falso pudore./Ascolta/il messaggio della tua /natura, sii eclisse,/Immaginario/Pietà della tua essenza./Stupidamente non fuggire/se oggi ti sei incontrata,/non essere un’isola /sperduta,/salvati da te stessa” (“Immaginario”). La poetessa lo vede e lo vuole far capire anche a loro: siete creature dotate di ali per volare nel cielo infinito! Esseri nobili fatti per nuotare nell’immensità del mare: “Luci di colore che si liberano sull’aria,/come farfalle d’argento dentro ogni bolla,/un tocco magico di allegria./In un soffio si snodano leggeri sogni cari a tanti di noi,/immagini felici, rendono gradevoli i nostri sospiri,/dando vita allo stupore all’adulto e al bambino./In un soffio solidale acquietare ogni male” (“Bolle di Sapone”). Basta piangere! Le ferite si curano col sorriso. Non si tratta di ilarità ma di “serenità” e PAX interiore, frutto di una riconciliazione anzitutto con sé stesse e col proprio essere donne. È giunto il tempo di andare OLTRE: “Poter trascorrere la vita oltre le parole./Oltretutto,/oltremare,/oltre le oscurità qualcosa di più interessante/che varcasse le paure…” (“Oltre”). La Poesia opera la guarigione, il miracolo di tramutare il sangue, che sgorga dalle ferite, in inchiostro: “A volte i miei pensieri restano dormienti,/anche se ho gli occhi aperti,/crogiolati in una realtà squilibrata,/li guardo con la coda dell’occhio./Li lascio così, troppe orecchie parlando/lasciano graffi indelebili./Tanto il loro indipendente suono,/aprirà una sinfonia d’inchiostro /anziché sangue…” (“Pensiero”). La poetessa in versi compie, dunque, la magia finale: le lacrime diventano una sorgente cristallina d’alta montagna che fa tornare il sorriso. Questo rinascerà sul volto di ogni lettrice (e lettore), che si avvicinerà all’opera della poetessa eroina Alice Silvia Morelli. “Ogni vita nasconde in se un briciolo di eroismo,/Un giorno, ti svegli da tutto questo dolore e davanti ai miei occhi e /che tutti i giorni , abbraccio il cielo e la terra…/Allora le mie gambe, liberate, mi porteranno lentamente e di nuovo/avrò attorno a me il profumo dell’iodio e /l’azzurro del mare ed il suo orizzonte, il soffio del vento rinfrescherà la mia pelle./Perché essere nella cresta dell’onda,capita a tutti,/ma bisogna imparare a rinascere” (“Rinascere”). – Vivere non è difficile, potendo poi rinascere – (F. Battiato)