DAL BIG BANG ALLA CREAZIONE, DALLA DONNA AL CERCHIO DELL’ETERNITÀ
L’opera dell’artista Mariana Spolidoro è un’esplosione di colore e di energia, all’interno di un percorso artistico, estetico e spirituale che parte dal Big Bang, passa per la Creazione e tocca l’uomo nel profondo, sino ad una nuova elevazione verso l’Infinito. Sarà utile, dunque, dividere in fasi la produzione artistica. 1) BIG BANG. L’esplosione dell’arte. La scintilla che accende la miccia. La materia prende forma e colore. (“ESPLOSIONE”, “ESPLOSIONE ACRILICO”). Il caos di colori (“GROVIGLI”) diventa ordine nella forma (“MANDALA”): “In natura la luce crea il colore. Nella pittura, il colore crea la luce” (Hofmann). È l’inizio, una creazione multipla: nasce l’universo (“UNIVERSO ACRILICO”) e anche l’arte: “I colori sono i veri abitanti dello spazio. La linea non fa che viaggiarvi attraverso e percorrerlo; essa passa soltanto”(Yves Klein). L’omaggio alla tradizione astrattista, a Kandisky, a Mondrian e a Malievic, è in Mariana esclusivamente “stilistica” in questa fase. La prospettiva, infatti, qui esiste ed è meravigliosamente e genialmente l’occhio di Dio. Un caos per volontà disordinato, perché esso è espressione d’energia e contiene all’interno il seme generativo del tutto, il LOGOS all’ennesima potenza. 2) L’OCCHIO ARTISTICO/CREAZIONE DEL MONDO. L’energia creativa si incanala e va incanalata. La pittrice, dotata dell’occhio artistico (“ATTRAVERSO IL MIO OCCHIO”) riesce sia a vedere come e cosa viene generato, sia a generare lei stessa. La “creazione” è come il concepimento di un’opera d’arte. Non basta l’idea bidimensionale per descriverla. Il rumore (“LA BATTERIA”) diventa musica (“FREDDIE”), il movimento caotico diventa una danza (“LA DANZA DEL COSMO). Le mani di un direttore di orchestra con la bacchetta escono dal cielo omni-cromatico (“L’ALBERO DEL PIANTO”, “CONCERTO”) e con maestria mettono ogni cosa al proprio posto. Piccole sfere, simili alle bolle d’acqua souvenir per turisti con le città e la neve, vengono depositate come tessere di un mosaico. Prende forma il mondo, dall’esplosione di colori nascono alberi, animali, terra, monti, acqua (“LITURGIA DI UN SEME”). Mariana scatta un’istantanea come se fosse lì. Sublimi le rappresentazioni che vedono gli animali scorrazzare nell’energia, nell’istante prima della trasformazione in materia, nell’attimo a metà tra Big Bang e Genesi. Una coppia di puledri cavalca nell’Infinito (“I CAVALLI”), delfini e uccelli volano insieme nell’Immensità degli elementi (“L’INCONTRO”, “ACRILICO”). Al bosco ormai definito, fa da contorno un fuoco d’artificio immenso (“IL BOSCO”). Mariana meravigliosamente è lì l’attimo prima della sua trasformazione in “AURORA BOREALE” e in cielo. 3) LA GENESI DELLA BELLEZZA. Tutto è andato al suo posto, eppure manca il senso, non c’è ancora chi possa dare un significato al tutto. Riduttivo ma significativo dire “la ciliegina sulla torta”, la “stella sull’albero di natale”, il “bambinello nel presepe”. L’artista ferma anche quest’attimo in “GENESI”, dove l’albero della vita prende forma, insieme al giardino dell’Eden. Come la pittrice, la mano divina creatrice sembra aver un momento di riflessione: “Cosa può dare un senso a tutto? Quale essere può esprimere tale sublimità?”. Esso deve portare bellezza e meraviglia, dolcezza, tenerezza e amore. Ed eccola non può che essere lei: la donna! (“LA DONNA E IL SUO COSMO”) Essa come una farfalla nasce con grazia dal bozzolo (“LA DONNA FARFALLA”, “LA FARFALLA NERA”): “Una donna è il cerchio completo. Dentro di lei c’è il potere di creare, nutrire e trasformare” (Diane Mariechild). Una meraviglia, la bellezza corpo e anima. Mariana ci fa capire come le mani del direttore d’orchestra divino abbiano messo qualcosa di speciale dentro di lei o forse inaspettatamente questo “quid” si è autogenerato. Dentro la donna c’è la scintilla del Big Bang, incredibile! Essa contiene quel fuoco che accende la miccia della creazione: “Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo” (William Shakespeare). 4) LA MEDITAZIONE/RITORNO ALL’INFINITO. L’immagine della sfera e del cerchio sono presenti in molte opere dell’artista Mariana e dell’artista divino. “LA LUNA” ne è un’espressione splendida. Se il percorso dell’Infinito ha questa forma, si presuppone che ciò che è stato depositato in basso, tenda poi a risollevarsi verso l’alto chiudendo il ciclo (“LA FORZA”). L’uomo e la donna sono chiamati alla meditazione, l’anelito al divino e allo spirituale dovrebbe essere naturale. Bellissima l’immagine che ci dona a riguardo l’autrice: i frutti di questa riflessione interiore, come bolle di sapone con all’interno microcosmi, ascendono (di nuovo) verso l’alto (“MEDITAZIONE)”. Nell’anima c’è racchiuso un universo. Riflettere vuol dire sperare, credere che tutto non finisca mai (“SPERANZA”). Aderire all’Immenso è scegliere ciò che siamo chiamati ad essere, gettando le maschere che indossiamo (“LE MIE DIFESE”). La morte è un nuovo inizio, allora, un salire verso l’Infinito (“L’INFINITO”) e trovare e abitare la nuova, definitiva dimensione dell’Immenso divino (“IN CERCA DELLA MIA DIMENSIONE”)… e il cerchio si chiuderà: “Il circolo è l’immagine dell’Eternità. Una linea che va nello spazio e ritorna al suo punto di partenza” (Uspensky).