MARIA CRISTINA MONTANARI

ALI D’ALBATROS PER VOLARE, BECCO DI CORMORANO PER NUTRIRE

L’arte di Maria Cristina Montanari può essere introdotta e capita tramite la sua opera programmatica “ALBATROS”. Tale soggetto richiama e riconduce alla omonima poesia di Baudelaire: “Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio/catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,/che seguono, compagni indolenti di viaggio,/il solco della nave sopra gli abissi amari. Li hanno appena posati sopra i legni dei ponti,/ed ecco quei sovrani dell’azzurro, impacciati,/le bianche e grandi ali ora penosamente/come fossero remi strascinare affannati./L’alato viaggiatore com’è maldestro e fiacco,/lui prima così bello com’è ridicolo ora!/C’è uno che gli afferra con una pipa il becco,/c’è un altro che mima lo storpio che non vola./Al principe dei nembi il Poeta somiglia./Abita la tempesta e dell’arciere ride,/esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,/con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia” (“L’Albatros”, Baudelaire). La spiegazione di questi versi è il finale, l’ultima strofa: l’artista somiglia all’Albatros perché esso è un volatile apparentemente grossolano e goffo finché non riesce a spiegare le sua enormi ali; allora con l’abilità che gli è innata, riesce a sfruttare i forti venti e le tempeste per librarsi in alto e dominare l’oceano col suo modo di volare unico, grazie alle sue ali gigantesche. Il percorso di Maria Cristina somiglia a quello espresso da Baudelaire e simboleggiato dall’Albatros. Pittrice quasi per caso e per scommessa, con la pittura spiega le sue ali e vola sopra l’acqua. Non era errato il camminare! C’era semplicemente una potenzialità inespressa: il volo. L’opera programmatica, dunque, ci introduce anche all’ambiente generativo della pittura: il GENIUS LOCI del MARE. Una mongolfiera dai mille colori si issa, allora, sopra le acque in “LIBERTÀ”. Volare sopra la vita, esplorare il mondo, alimentata dal fuoco dell’arte e dall’arcobaleno delle emozioni. Trovare pace (“ATOLLO”) e serenità (“CULLATI DALLA BASSA MAREA”) dopo tanto tempo, grazie allo sfogo della creatività. L’HABITUS dell’arte pittorica è come la fata che veste Cenerentola da principessa per entrare a palazzo. Questa facoltà carica, allora, ogni opera di simboli e la rende densa di significati. Magnifici “FENICOTTERI ROSA” (nell’omonimo dipinto) piantano le loro zampe nell’acqua. Significativamente questo avviene perché la terra, le radici, la condizione da cui si proviene, la propria storia, non vanno mai dimenticati. Nella “RACCOGLITRICE DI FIORI DI LOTO”, oltre allo splendore della tecnica e dei colori usati, la prospettiva è dall’alto, come dagli occhi di un uccello. Il fiore di loto è un simbolo sacro per diverse religioni. Nel Buddhismo è l’essenza della vita umana che, pur rimanendo pulita, affonda le radici nel fango della realtà. Senza il fango il loto non può esistere, così come il Buddha si manifesta grazie agli affanni della vita quotidiana. Similmente l’arte di Maria Cristina parte dalla quotidianità, la nobilita, la eleva, non la respinge. Queste due opere (“FENICOTTERI ROSA” e “RACCOGLITRICE DI FIORI DI LOTO”) mettono a fuoco una precisazione importante: il volo dell’ALBATROS/pittrice non è un’evasione, piuttosto è una evoluzione da bruco in farfalla (“FARFALLE”). Tutto ciò che è stato, ora è e sarà in divenire “meraviglioso”. Il contenuto ha trovato la sua vera forma. Lo sguardo ha scovato la giusta prospettiva da cui vedere le cose. Il colore della pittura ora crea e fa luce, rischiarando le tenebre, chiarendo tutto. C’è un altro dipinto importante che apre e spiega un capitolo fondamentale di quest’arte, una faccia della stessa medaglia ma con una finezza ideologica: “IL VECCHIO E IL CORMORANO”. Un saggio pescatore ukai, si avvia verso il mare, con una torcia, al buio in barca col suo cormorano. L’ukai è un antico metodo di pesca giapponese che ricorre ai cormorani per catturare i pesci. Ad ogni uccello viene prima assicurata una corda attorno al collo e poi viene lasciato libero di tuffarsi in acqua. Se l’uccello cattura la sua preda, viene tirato fuori dall’acqua e il pescatore estrae il pesce dal becco. Il guinzaglio al collo impedisce, infatti, al cormorano di ingoiare i pesci più grandi, permettendogli di mandare giù invece quelli più piccoli. Si dice che Charlie Chaplin, dopo aver visto la pesca ukai presso il fiume Nagara, definì tale attitudine: “la forma più alta dell’arte giapponese”. L’uccello è parte integrante del pescatore, è più che uno di famiglia, è un arto del corpo. Che magnifica immagine ci dona Maria Cristina! L’artista/Albatros uccello ora è anche il Cormorano che procura cibo e lavoro all’uomo! L’arte nutre l’anima e il corpo. L’uccello si lascia tenere la corda al collo per non lasciare solo e nei guai il pescatore. L’osservatore, allora, con queste premesse può visitare la splendida galleria di Maria Cristian, artista che ha spiegato le grandi ali della pittura e con essa vuole nutrire con amore, offrendo l’essenza del fiore di loto, estratta abilmente dalla quotidianità: “Apri di più il tuo cuore, non sei prigioniero. Sei un uccello che vola nel cielo alla ricerca di sogni” (Haruki Murakami). Ali d’Albatros per volare, becco di Cormorano per nutrire!

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