LUCA MINGANTI

L’ETERNITÀ DELL’AMORE È GUARDARE GLI OCCHI DI UN BAMBINO ATTRAVERSO IL COLORE DI UNA BOLLA DI SAPONE

L’opera dell’artista Luca Miganti è frutto di un illuminato cammino spirituale, con la visione dell’uomo unificato, tipica dell’oriente, in anima e corpo. La meta è il tempio luminoso, fuori e dentro. Di questo cammino egli rende partecipe il lettore, con meraviglia, gioia e stupore. Rivelandosi al tempo stesso poeta, filosofo, contemplatore ed anche profeta e missionario. Lo scopo (telos) di Luca è trasmettere così fortemente il suo messaggio, da riuscire a rendere il suo cammino da “personale” a “comunitario”, coinvolgere in maniera coinvolgente. La poesia programmatica è “Del governo di un tempio bellissimo”. Esso è governato dall’anima unica dell’Uno, non più io sono, tu sei, noi siamo, voi siete, ma solo lei/lui è: l’Amore. L’Amore illogico di Paolo e Francesca diventa eternamente semplice e logico. La contemplazione, la rivelazione e il vivere della Verità. Non esistono più i confini, poiché la perfezione lo è anche nell’imperfetto e il sensibile si sente anche senza sensi. Prima di diventare un uomo saggio è l’essere bambino a capire, la sua purezza di cuore lo fa comprendere: “Respiro dentro me come il battito del cuore di un me più grande…/e ti parlo da un luccichio di luce riflessa dall’anima del mondo,/all’unica anima dell’uno./Non sottostò perché sono,/non sovrasto perché siete,/non ignoro perché siamo,/amo perché è./C’è un bambino che mi capisce e sono io,/filosofo, artista, contemplatore,/poi un uomo che sceglie esperienza e coltiva saggezza./Questo, questo è il governo di un tempio bellissimo…/la logica è logicamente illogica e l’illogico, eternamente semplice” (“Del governo di un tempio bellissimo”). Un punto fondamentale è capire che questo Amore è incontenibile, non si può non trasmettere questa verità e lo è unitamente sia a livello spirituale che corporeo. Come un seme, questa saggezza è generativa, portatrice di vita e di frutti: “E soltanto a coloro i quali/coloreranno colori a coloro che/con loro di colori fan coro,/l’essere amore/non più stretto dalla percezione,/ma come il seme,/il suo sentir prorompe sulle vie/del piacere, e deflagra vita/dove vita innalza/armonica bellezza primordiale,/così ovunque l’ unisono è paradiso qui” (“Dell’unisono suono”). Il saggio è consapevole che una goccia da sola non può più di tanto, invece tante gocce fanno un corso d’acqua e scorrono insieme verso il tempio. Vengono in mente le parole di Swami Kriyananda, “L’oceano è composto da innumerevoli gocce. Anche se una goccia di pioggia aumenta ben poco l’umidità del terreno, quando si unisce a tante altre gocce forma insieme a loro un potente fiume, che scorre verso il mare” (Swami Kriyananda). Sullo stesso filone il nostro autore: “Fluiamo assieme perché/le gocce formano i mari/e le pozzanghere si asciugano al sole./Conscio d’esser/il mio freddo ed il mio buio,/grato nel caldo godo il freddo,/grato alla luce, lezioni dal buio./Fallibile tra i fallibili, tendo mani,/elargisco sorrisi,/mi realizzo negli abbracci,/dono la vita al mio vessillo,/quello di tutti./Vogliamoci bene” (“Verde Primavera”). Come nel “Mito della Caverna” di Platone “L’uomo entra nell’intelligibile quando passa dallo scorgere oggetti e uomini nel riflesso dell’acqua all’osservazione diretta”. Il passo successivo è volgere lo sguardo alla luce delle stelle e della luna, approdando al mondo della intellezione e giungendo a scorgere l’idea del Bene in sé. Il profeta allora indica la Luna con il dito, ma come il detto cinese: “Quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito”. Come nella poetica del “Fanciullino” di Pascoli, sono gli occhi dei bambino che vedono il Vero, l’essenziale: “A quel punto,/nell’eterno tempo del cuore,/gli onironautici occhi del bimbo/si alzarono inesorabilmente al cielo e/squarciarono l’ adulto tracotante superbia dicendo:/-Perché lo fai?-/L’adulto raso al suolo soprassedette e/proseguì il cammino intimandolo di non sudare” (“Qualcuno vede il dito qualcuno la luna”). Una bellissima immagine poetica che ci dona Luca sono le fiamme, esse sono quelle che alimentano una mongolfiera e la fanno volare verso l’Infinito. Come il roveto ardente biblico del Sinai, ardono ma non si consumano: “Nuove fiamme del vecchio popolo,/bruciano di fuoco che non consuma/immerse nell’oceano di /conoscenza conosciuta./inconsapevolmente consapevoli /librano fumi di libertà …/fumi che urlano nasciamo ancora/una volta./Fiamme che sanno/non sono fumo/non sono oceano/non sono fuoco/non sono loro/ma sono,/finalmente sono…/Volare di grazia oltre zavorra/d’oceano…” (“Viola”). Ci sono, però, tanti aspetti del viaggio da descrivere, è un percorso colorato che porterà all’insieme del tutto. I componimenti, allora, portano il nome del colore, emozione, momento che descrivono: “Verde Primavera”, “Sfumature dal marrone al viola”, “Rosso mattone”, “Rosa vivo”, “Viola”, “Celeste, grigio, bianco a ruota”, “Rosso sangue”, “Nell’ ordine: nero, verde, arcobaleno”, “Giallo”, “Azzurro ciano”, “Bianco”. Tappe del viaggio! La meta ce la mostra Luca in una pre-figurazione del “dove” possono portarci. Nuovo e geniale è il simbolo usato, cioè una bolla di sapone con un fanciullo, l’unificazione dei colori nella luce, l’insieme comunitario di gocce che la formano: “Un bambino, il mago, per gioco, crea, una bolla…,/vento e destino privilegian me, la bolla vola davanti ai miei occhi, mi guardi, ridi, il tuo sorriso mi insegna l’amore infinito,/si apre il cuore,/amo la bolla./Colori vivi fanno l’amore tra loro componendo il delicato corpo trasparente,/colori che non sono sulla bolla, sono la bolla,/si incontrano, si scontrano, si mischiano, alcuni sono striati di altri, qualcuno è separato da tutti, ma mano mano stretto con tutti,/uno sale, uno scende, un ricciolo, un vuoto, entra un altro,/una pancia, un ricciolo, che fa cerchio con un altro,/si mescolano, nasce un mondo;/questa, questa, questa è armonia divina!/Elegante, perfetta, vola, vola, qui e ovunque dentro la bolla grande in continua espansione,/mi illumino, ti vedo, ti sento, ti vivo; grazie./Ho visto l’eternità di un momento, il bimbo dice come si chiama?/Tutto!” (“Del fatto che non è così è di più”). Versi sublimi: L’eternità dell’amore è guardare gli occhi un bambino attraverso il colore di una bolla di sapone!

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