SLIDING DOORS IN BICICLETTA
Il fotografo Marco Coli è una risposta vivente alla famosa “teoria dei mondi possibili” del filosofo Leibniz: “Tutta la nostra vita può essere racchiusa in tre parole: scelta, possibilità, tempo”. Nella libertà della scelta si riflette il dramma della vita umana. Possiamo citare anche Kierkegaard, per il quale esistere per l’uomo significa scegliere tra infinite possibilità che si escludono l’un l’altra e che si concretizzano nelle vie che ogni singolo uomo percorre verso il mare che lo attende. Scegliere in un tempo finito, scegliere perché il nostro tempo è finito. Ogni giorno facciamo delle scelte dalle più banali a quelle che cambiano o possono cambiare il sentiero fino ad ora percorso. Con queste premesse immaginiamoci (ed è proprio ciò che fa realmente) il nostro autore, mettersi in viaggio, zaino in spalla e in sella alla bicicletta. “Che il nostro mondo è uno degli infiniti mondi possibili, ma è l’unico ad essere veramente reale; gli altri mondi possibili, infatti, sono universi che non abitano lo spazio e il tempo, bensì la mente di Dio. Sono suoi pensieri.” (Leibniz,”Saggi di Teodicea”). Infiniti percorsi possibili, svolte incroci, salite e discese. Una metafora della vita e dell’essere umano. Una serie di “sliding doors”, di mondi, di scelte e di viaggi. Un percorso emozionale. Mille foto, mille volti, mille strade e tra tutto, anche il dover “scegliere” cosa condividere con l’osservatore/lettore. Ciò equivale metaforicamente a scegliere con chi condividere la propria vita, i suoi momenti, le sue emozioni. Marco ha scelto di intraprendere un cammino e di farcene partecipi attraverso le sue opere. Ha scelto di mostrarci il suo percorso verso la conoscenza, verso l’essere un uomo migliore. Si apre tutto con una selva oscura (“ALICE”), con rami che impediscono il movimento e un fondo color sangue. Come non pensare all’inizio della Divina Commedia? “Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura,/che la dritta via era smarrita”. Che si tratti dell’inizio di un viaggio, di un cambiamento e della scelta di una delle “sliding doors” è reso ancora più evidente dal titolo “ALICE”, evidentemente richiamo ad “Alice in the Wonderland”. L’autore esce dalla selva ma fuori è ancora buio, tuttavia un faro sulla collina illumina la via e genera conforto (“HOLLAND LIGHTS”). Dolcissima la foto che viene inserita nella sequenza successiva: “MIA SORELLA”, quasi a simboleggiare che nel buio e nei momenti difficili sia stata proprio lei la luce. Possiamo ora vedere “LA STRADA”, l’autore ci fa capire che è fondamentale trovare il percorso in cui immettersi e su cui cominciare a pedalare. Nell’omonima foto, emerge dalla nebbia una via in mezzo ad una pianura. Già il partire è una scelta. Lasciare il vecchio per il nuovo, che sarà emozionante e stimolante, ma è incerto e ignoto. Si tratta, comunque, di una vocazione, di una esigenza profonda dell’io, di un impulso alla conoscenza al quale l’uomo è chiamato. Sulla strada giusta, l’autore prende maggiore consapevolezza che non tornerà indietro e ci sarà comunque una evoluzione. Nelle foto “DISSOLVENZE” e “PASSAGGIO” troviamo raffigurato simbolicamente l’attraversamento di una porta. “Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte” (K. Gibran). Dal tramonto all’alba, dalla morte (richiamata abilmente dai cipressi in fila) alla resurrezione. Una catarsi, una uscita dall’oscurità, allontanarsi da una esistenza anonima e omologata. Gli stati d’animo si alternano come gli stati della vita. Non è un incedere semplice. Uno dei bisogni primari è l’acqua, richiamata in più opere. Il simbolismo è esplicito: è una sete di conoscenza. L’aridità corrisponde a quando le cose non vanno, alle difficoltà, al chiedersi se il percorso sia quello giusto. In “ARSURA” è proprio la terra in cui è immersa la strada ad essere secca. In “EAU” è un uomo anziano saggio a custodire la fonte (della conoscenza?). In mezzo all’onda, che si infrange sulla riva, una figura umana si erge in “ATTESA”. L’ aspettare non è vano, c’è un implicito richiamo all’Esodo: arriva la bassa marea e permette il passaggio in una mare rosso, proprio come Mosè guidò il popolo ebraico verso la libertà e la “Terra promessa” (“BASSA MAREA” e “RED SUN”). L’uomo evolve ed è un uomo nuovo (“L’UOMO), che ha bevuto alla fonte della saggezza, che ha attraversato il Mar Rosso. Percorre ora una strada sicura (LA SICURA STRADA DELL’ATLANTE), visita mondi e culture diverse (“ESSENZE”, “BADIA AL TRAMONTO”), capisce conosce e coglie linguaggi, anche quelli naturali, prima ignoti (“LA LINGUA DEI TROLL”). Ha acquisito la capacità di apprezzare e vedere la bellezza, prefigurazione del Paradiso sulla terra (“LOFOTEN HOUSES”). L’uomo è giunto alla meta? Osservando queste foto ci faremo la stessa domanda. Saggiamente Marco chiede se si tratti di “INIZIO O FINE” e poi risponde incominciando a salire verso l’alto in “VUELTA AL MUNDO”. Anche noi, allora, accompagnandolo o inseguendolo, continueremo il percorso, consapevoli che: “Non puoi viaggiare su una strada senza essere te stesso la strada.” (Buddha).