Dantebus - "Un inferno senza colpe" Domenico De Ferraro

Un inferno senza colpe

Un racconto da leggere tutto di un fiato dalla penna di Domenico De Ferraro:

In questa mia vita ho molto viaggiato molte esperienze sparse , cenere che vola nel vento persa in un sogno da rincorre in ogni dove e non trovo pace tra città e boschi si-lenti in giorni funesti che giacciono nella mente di un dio antico tanto bello che gode a far del male nell’ unire questa morte alla vita che ho rincorso . Ed eccomi di nuovo a lavo-ro giu al porto carico, scarico misto tra i volti che mi cir-condano in seno a questa sorte una sciorta che non cono-sce scuse , uscite ed altre porte per entrare in questo pa-radiso perduto. Il padrone e bravo con me mi dice sempre figliolo tu potresti un giorno divenire qualcuno potresti es-sere migliore di tanti uomini ed i giorni sono cosi faticosi da portare seco sulle spalle insieme ai sacchi ai ricordi alle malattie tante altre disgrazie che non hanno più nome e come in un giorno meraviglioso come in un amore dispera-to trovato per caso su nuvole dipinte di rosa sospese in celesti cieli tutto sfugge nel mio intelletto ratto rugge nella mia giovane mente.
Vorrei essere come te senza badare a spese
Ma bada a non cadere
Perché dovrei cambiare
Amico non ci sono scusanti
Un sorte oscura bussa fuori alla porta
Apri il tuo cuore
Lo tengo aperto ma non comprendo gli altri
Eccomi a combattere altri mostri in logiche infide

Li chiami mostri sentimenti timidi che appaiono alle prime luci dell’alba
E vado a lavoro e nel mio cuore c’è tutto l’amore del mon-do il cielo ed altre stelle un infinito universo un infinito che supera ogni logica ed ogni bene che mesta come la morte mi prende mi sbatte dove vuole ed io non volevo combat-tevo e per nulla volevo lavoravo ed ero ciò che ero. Ora i miei amici lungi da me da ciò che sono mi spinsero ad en-trare in una cisterna da ripulire invaso da uno strano odore vi aleggiava una morte antica e tutto era come era sempre stato come la vita anche la morte dona un spiraglio di sal-vezza . Cosi scesi piano ed accorto come un gatto che va su per i tetti . Scesi con il cuore in gola legato ad un sogno in un bacio nel soffio di un vento caddi lungo il crinale sci-volai velocemente che non vedevo quale fine ci fosse e non vedevo dove stessi andando ed avevo paura di morire
Muoio forse oggi miseramente
Ascolta le voci dei miei amiciDantebus - "Un inferno senza colpe" Domenico De Ferraro
Dove sei
Son qui giu
In quale girone sei finito ?
Non e giunta l’ora mia
La morte e tua amica ti salva da te stesso
Dille che la voglio bene
Gli lo diremo
Ma tu cerca di risalire il crinale
Salirò rincorrendo un sogno in un salto saro fuori
Non disperare chiameremo aiuto fai presto
Oscura sorte tanto oscura che non vedo piu nulla poi av-verto uno strano odore ed una figura strana strisciare all’interno della vasca. Provo a capire a vedere ma non so-no io che cerco e lei che m’insegue ed in questo mio orrido dubbio in questa mia sventurata vicenda contro una sorte avversa giaccio quasi vicino alla morte come alla vita. Gioco le mie carte gioco con la mia paura con l’amore e le rime belle che chete come la mite primavera fiorisce nello scrivere , rammento giovincello sulla spiaggia la vicino al mare le mie folli estate . E ridevo ed ero felice tanto con-tento che facevo il bagno facevo il gallo con una bella pol-lastra e l’amore mi ha portato a largo laggiù dove l’onda in-segue altre onde ed ora inseguo il suo tempo ed il mondo ruota veloce corre come un pazzo sulle note di una strana canzone. Cosa saro cosa mai incontrerò in questa vasca in questo orrido serbatoio cosa c’è mai qui rinchiuso un mo-stro con trenta occhi che forse si chiama toro Camillo e ha un capellino rosa ha un po’ di rossetto ha questo quello oh mio dio debbo capire cosi passo dopo passo sono nell’oscurità e sento venire incontro una strana figura e si e proprio lui un Minotauro il vecchio toro Camillo travestito da donna . Che ridere vorrei tanto ridere ma quello si presenta con in mano una lettera di licenziamento si presenta con una maledizione ed acerbe elucubrazioni, bestemmie, be-stie da soma tutti in fila pronti ad andare a macello.
Accidenti sei proprio tu
Ciao come stai
Bene mi sono fatto un buco
Hai sparato alle mosche
Credo di averne prese a volo tre in fila
Farò ammenda dei tuoi peccati
Hai parlato con il capo
E molto irritato vuole a tutti costi licenziarti
Ti vuole fuori dai coglioni
Eh gia non sei all’altezza
Beh mezza bellezza
Puzzi come un caprone
Non bevo da tre giorni
Il consiglio si e riunito hanno deciso che devi lavare la va-sca per bene poi si deciderà della tua sorte
Non volevo rompere le scatole a nessuno
Purtroppo tutti hanno capito tutti hanno sentito
Ora mi metto a lavoro faticherò tanto da spezzarmi la schiena , scriverò e passero lo straccio ed altre pezze nel-la verità celata nella sorte avversa riscriverò questa storia dal sapore di zolfo di calunnia , scenderò verso l’africo per immaginari mondi in strambe avventure , ridicole sen-za denti senza occhi chi mai mi aiuterà ad uscire da questo inferno in cui sono caduto. Dove grido e prego dove la mor-te mi ha donato una salvezza mi ha raccontato ogni cosa di cosa sera di cosa avremmo potuto divenire.
Sei felice di essere qui
Avrei voluto essere a Tahiti o Barcellona
Se lavori potrai andare dove ti pare
Lo faro ho pronto la mia valigia piena di disegni piena di giochi erotici piena di falli e lussurie
Non dovresti usare tanti farmaci ti fanno male ti creano uno strana agitazione
E la mia vita e la mia strada la mia storia
Sei pronto a donare te stesso?
Eccomi due passi ancora e sono di nuovo dove tutto ebbe inizio sono nel vento che mi conduce cosi lontano dove nessuno mi conosce dove cresce l’erba del re dove i fiori parlano tra loro e le regine fanno l’amore con cavalieri er-ranti. Bello cosi bello che ho il cuore in gola oh un sogno da lavare da lucidare da curare da cambiare come un pargolo dolce paffuto roseo un pargolo in braccio a me e lo cullo lo stringo gli dico ti voglio bene tanto bene che mi scoppia il cuore e la mente genera una strana dipendenza una porta s’apre ed io entro con tutto il mio passato con la sorte di milioni di persone con la mia storia sola sperduta in mezzo a tante altre storie che non ricordo dove lo lasciata dove sono nato e corro lavo lucido ed il toro Camillo si beve un caffè si tocca il pisello mi digrigna i denti le corna ,maledetto toro Camillo chi sa cosa ha in mente cosa cer-ca da me . Lavoro tanto e sono in un attimo ad Amsterdam in via brachet con una bella donna dai capelli biondi occhi verdi guance rose donne del mio intelletto donne che dan-no e donano l’amore a meta prezzo un suo sorriso e sono morto in un attimo eccomi a napoli in piazza dante a vende-re fazzoletti ed un energumeno mi spinge ed io cado den-tro un caffè bollente.
Forse avresti fatto bene a stare casa stamani
Te l’avevo detto, lascia stare non ci sono scusanti
Verità sacrosanta
Confuso un po’ stronzo incapace di lasciarmi andare di credere ancora con poco fiducia in se stesso
Me lo diceva sempre mio padre guai ai vinti
Lo so per questo sono qui e ti aspetto . Attendo che tu cambi
Non lasciare che io cadi di nuovo in questo buco in questa vasca puzzolente.
Sei stato salvato tante volte
Non avete fatto nulla per me per tirarmi fuori dal male che mi ha divorato e ho atteso inutilmente i soccorsi
Eravamo impegnati in altre faccende in altre questioni filo-sofiche
Accidenti che fortuna che ho
Lo puoi ben dire
Sono quasi alla fine del mio lavoro il toro Camillo dorme beato mentre sua moglie va in giro per la città comprando merletti e spighe di grano capelli e preservativi vari. Sono contento di essere arrivato qui con questo mio amore mala-to un po’ vecchio sordo cieco, cerco la via di fuga cerco una libertà qualcosa che trasformi questo inferno in una canzone allegra in un verso endecasillabo ed in altre menzioni varie mi hanno fatto pure cavaliere di gran croce.
Sono onorato dico al presidente
Lei ha rischiato di morire per salvare capre e cavoli
Sono fedele alla mia patria
Sei un nostro figlio
Sono uno come tanti
Non dire cosi
Ero folle oggi ho lo sono stato ieri
Sei stato insegnato della massima riconoscenza dello stato italiano
Sono morto da eroe
Sei l’espressione di un valore civile sei questa storia locale
Obbedisco e chiedo venia
Non scusarti
Allora mi tirate fuori da qui
Aspetta ancora un altro po che arriveranno gli aiuti
Attendo ed intanto gioco a carte con il toro Camillo gioco a briscola gioco con la vita con la morte con l’amore che viene spalmata su una fetta di pane cosi buona cosi saporita che si scioglie in bocca
Si scioglie questa vita si scioglie con tutti i suoi sogni che si radunano la tra i boschi folti su in cima ad una collina ove sorge un cimitero ed accanto ad una tomba senza nome piange questa donna disperata priva dei suoi averi della sua bellezza .
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Non posso
Perché mai
Qui giace un uomo che ha molto amato
Qui giace questa vita infame
Qui siamo nati qui partimmo un bel mattino per terre assai lontane sopra bastimenti carichi di uomini e donne piena di fanciulli di sogni infranti nella bella canzone che udimmo nel fischio della nave che viaggiava sulle onde del mare che andava oltre questo mondo e tutti eravamo presi da una frenesia da una strana sensazione da mille paure ed il mare si apriva davanti a noi in notti tetre in balli baci amori senili , remiamo , navighiamo
Chi sa mai dove siamo finiti
State calmi tra poco arriveremo
Avete visto a Giggino
Chi e giggino
Chi la visto mi dica dove
Chiamate o parrucchiano
Questa ha perso la cape
Facciamo i seri
Stamme faticanne
Ma chi rompo o cazzo
Avasce i mane
Avascete le calzette
Signore sia educato qui ci sono dei bambini
Mo o sparo una botta in fronte
Finisco questa sigaretta
Ma stai schiattane e vuoi fumare ancora
Ma debbo dar conto a te
Che faccia e zoccola
Guarda chi ha parlato
State zitti il momento e delicato
Avite visto a giggino
Ma chi stu giggino
Come giggino o figlio immacolata
Ma chi a conosce sta immacolata
Questi hanno perse le cervella
State fermi guardate terra all’orizzonte
Dolci canzoni di terre e di mare frutto dei mie sogni terre sconfinate terre madre terra fertile terra in cui nacqui e crebbi ove cantai le morti stagioni le tante età dello spirito. Cantai questa mia discesa verso gli inferi verso un altra storia verso un amore rinnegato senza nome senza certezza io lavai e svanii in un sogno in un antico incubo dove la morte mi aveva teso una terribile trappola io caddi inerme nella sorte avversa nella morte senza nome senza tempo desto rinacqui e scrissi l’eclisse le pene sparse in versi e rime d’altri tempi. Scrissi il male e l’amore per una donna ed il tempo inganna ti da del matto poi ti conduce dove credi sia giusto sia, dove tutto puo essere nel male nel bene nella canzone che risuona nell’aria primaverile nella mesta ricorrenza dell’esercizio liturgico .
Sono di nuovo giunto alla fine di questa storia
Incapace di amare di essere me stesso
Non disperare di vasce c’è ne sono sempre tante da ripulire
Mi vuoi vedere morto
Non provo tanta pena per te
Non dirmi mi avresti amato
Giammai te l’avrei data in prestito
Cosa da pazzi me lo potevi dire
Perché non l’avevi capito
Cosa avrei dovuto capire
Che la morte ti inganna ed ama allo stesso momento
Ma dai un bacio una pulitina
Tu scopa che voglio vedere tutto pulito
Sara fatto
Sono felice per te
La città ha capito il mio dispiacere si e armata ed in tanti sono andati a protestare davanti all’organo supremo . Sono in tanti e c’è pure il toro Camillo c’è il matto il mago ci sono io con tutte le miei paure i miei dubbi le mie incertezze. Piscio contro il vento fumo nuvole di nicotina mi fumo il male di questo mondo ed ordino l’amore e l’odio ordino una pizza
La mangio lentamente fuori alla pizzeria e guardo il pomodoro divenire un pulcinella vedo uno gnomo ed un capello divenire una statua greca. Prego per me stesso prego per milioni di persone per i tanti che non hanno mai avuto la fortuna di scendere in questo inferno e ritrovarsi da soli con se stessi con un amore ed un toro Camillo che balla balla una danza senza domani. Bello questo viaggio mi ha portato dall’altra parte del mondo io da solo con nel cuore questo amore malato con una lingua da conoscere con una mamma da curare con te che guidi come un folle per la savana verso il capo di buona speranza bello quando sono uscito fuori da questa vasca ho rovesciato tutto il male che avevo in corpo ed ho cantato la mia canzone preferita ad un mondo sordo ad una donna affacciata al balcone ad un uomo ed un animale leggo. Veggo chiedo ed eccomi fuori di testa con in testa un semplice interrogativo. Vana sorte vano fluire per rime eremita cosi continuo a meditare sulla vita come sulla morte che ho visto aggirarsi laggiù in quell’inferno senza colpe.

Domenico De Ferraro

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