Non ho mai scritto di te

Concediti 2 minuti per cogliere la profondità delle parole di Andrea Auletta

Non ho mai scritto di te,
non t’illudere.
Non è te che sei fra le dita
se stento a scolpire un foglio,
il più vuoto.
Non il tuo nome,
non i capelli
e neanche le parole che dici
o i sorrisi che infondi.
Mi sforzo soltanto
di dare ragione a un’aria che muta
quando sei nella mia,
risalendo sorgenti di odori
che so non essere fiori
o altre cose tangibili.
Riuscire a mostrare un colore che infiamma
mentre mi parli.
Disegnare la voce al di là delle frasi,
ignorando perché è sconfitta la morte
quando ti ascolto.

Ma è come spirare vento, il tentar di capire
e forse non ha molto senso.
Perché è il vento a toccare potente
(spietato)
ogni incavo che mostro:
invade regioni di pelle, insinuando orifizi
che curvano lunghi, fino allo scrigno
più dentro,
più fondo
e non posso arginare, anche volendo,
la sua prepotenza.

E tu sei quel vento, ad esempio.
Sei il soffio del mondo che ruota
così come ruota in questo momento,
figlia dell’istante che giunge.
E se domani sparissi lo avvertirei…
e non da due orme mancanti
fra milioni di altre
ma dalle scosse improvvise dell’astro,
costretto a riattare i suoi giri
alla tua assenza.

Ecco, mia “Luna”, è di questo che scrivo
e non sei tu a stare nel vuoto del petto,
il più vuoto, ad esempio.
Né le tue mani,
non il tuo corpo
e neppure i tuoi occhi di foglia,
ma un precipuo vento che il mondo cagiona
(non ieri, non poi)
ruotando così come ruota ora
(adesso)
e proprio perché tu ci sei.

Andrea Auletta

 

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