È il più importante appuntamento mondiale nel mondo dell’editoria, che richiama 7.000 case editrici e poi stampatori, traduttori, scrittori e agenti letterari
Inizia la Buchmesse, la Fiera del Libro di Francoforte, la più importante e antica fiera editoriale al mondo, che continuerà fino al 15 ottobre. A Francoforte si radunano ogni anno i principali personaggi dell’editoria: scrittori, agenti letterari, traduttori e ovviamente case editrici. Quest’anno parteciperanno più di 7.000 editori provenienti da oltre cento paesi e sono attesi 270mila visitatori; la fiera è riservata agli addetti del settore e ai giornalisti, mentre è aperta al pubblico solo durante gli ultimi due giorni: il biglietto per un giorno costa 19 euro, 30 euro per l’intero weekend.
Francoforte è quindi anche un importante evento culturale, con decine di incontri ed eventi: mai come in questa occasione emerge l’aspetto più innovativo, variegato e internazionale del mondo legato ai libri. L’anno scorso la fiera si era concentrata soprattutto sull’applicazione delle nuove tecnologie, dalla realtà virtuale alla stampa in 3D, mentre quest’anno ruota attorno alla presenza di autori importanti. Ci saranno infatti gli statunitensi Margaret Atwood – che riceverà un “premio per la pace” per il suo romanzo Il racconto dell’ancella da cui è stata tratta la serie tv di grande successo The Handmaid’s Tale –, Dan Brown, Ken Follet, Nicholas Sparks e Paula Hawkins. Sabato Dan Brown presenterà il suo nuovo thriller Origin davanti a una platea di 1.800 persone: rendere i libri e il mondo dell’editoria affascinanti è l’unico modo per attirare così tanta gente, ed è su questo che ha lavorato la Buchmesse negli ultimi tempi, ha spiegato il direttore Juergen Boos.
A Francoforte tutti hanno un sacco di appuntamenti, ma la fiera è così grande e la possibilità di fare incontri o distrarsi così alta, che quasi sempre si arriva in ritardo e gli appuntamenti saltano o si rincorrono per giorni. C’è chi dice che ormai, da quando esiste Internet, la Fiera non serva più a niente. Che i veri affari – ma nel mondo dell’editoria dicono “deal” – si fanno prima, andando per tempo a Londra e a New York a vedere che cosa c’è di buono in uscita. Ma a sostenerlo sono soprattutto i grandi editori, quelli che a Londra e a New York ci vanno spesso, quelli che cercano quasi esclusivamente mercati di lingua inglese e che in genere si muovono solo per i libri grossi, o almeno di autori famosi, perché i budget delle loro case editrici li costringono a rinunciare ai libri sconosciuti, per quanto belli siano. In generale si può dire che Francoforte serva più ai piccoli che ai grandi, perché si possono incontrare in un’unica tornata tra editori simili e hanno ancora la possibilità di scovare libri trascurati, ma serve anche agli editori di mercati laterali, come quello italiano, se vogliono tentare di vendere all’estero i diritti dei loro autori.
Francoforte inizia prima di Francoforte. Almeno quindici giorni prima parte il lavoro promozionale per cercare di creare il caso, in modo da attivare aste tra gli editori (il solo modo per fare salire il prezzo dei diritti dei libri che non sono bestseller). Difficilmente a Francoforte i “deal” si concludono. A volte si definiscono. Spesso vengono preparati quelli futuri. Agenti ed editori parlano dei libri che rappresentano o che pubblicano per convincere i loro omologhi stranieri a comprarli. Se riusciranno a incuriosirli, questi libri verranno letti dagli scout che faranno delle schede, che gli editor – a volte – leggeranno per decidere se fare o non fare un’offerta. (Anche se la parola decisiva, quasi sempre, oggi ce l’ha il numero di copie vendute nel paese d’origine). Ma anche per i grandi editori, l’editoria è fatta di piccoli affari, non solo di bestseller. La forza di una casa editrice è fatta dal sapere trovare libri che vendano e dal sapere costruire un catalogo che duri e che possa fare da argine nei momenti in cui il libro che vende non c’è. Francoforte serve a questo.