Dal 12 ottobre in libreria, per la Sergio Bonelli di Tex, “Il senso del dolore”, il primo di quattro adattamenti a fumetti dei libri di Maurizio de Giovanni
Con un potere come il suo non poteva che diventare un uomo di legge. Anche se è il figlio del Barone di Malomonte. È il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, nato dalla penna dello scrittore Maurizio de Giovanni, che indaga nella Napoli degli anni Trenta e che ha il dono (lui lo chiama “il fatto”, ed è anche una condanna) di vedere i morti nel loro ultimo istante di vita e di sentirne il dolore del distacco.
Dal 12 ottobre esce in libreria per la Sergio Bonelli Editore di Tex (è il debutto della casa editrice nei romanzi a fumetti, o graphic novel che dir si voglia) “Il senso del dolore”, il primo di quattro adattamenti a fumetti dei romanzi di de Giovanni, ad opera di Claudio Falco e Daniele Bigliardo.
Mentre a Sesto San Giovanni (MI), dal 16 al 28 ottobre ci sarà invece una mostra di tavole originali del primo numero della serie alla Biblioteca Pietro Lincoln Cadioli (Via Dante 6) e il 16 alle 20.30 de Giovanni dialogherà con il curatore Crovi.
Oltre a Falco e Bigliardo, altri autori della serie sono Sergio Brancato e Paolo Terracciano per le sceneggiature e Luigi Siniscalchi, Lucilla Stellato e Alessandro Nespolino per i disegni, mentre i colori sono a cura della Scuola Italiana di Comix di Napoli.
“Il senso del dolore” è ambientato nella Napoli del 1931 dove il grande tenore Arnaldo Vezzi viene trovato morto nel suo camerino del Real Teatro San Carlo prima della rappresentazione de “I pagliacci” di Ruggero Leoncavallo. E spetta al Commissario Ricciardi (al quale appare il fantasma di Vezzi truccato da inquietante pagliaccio), in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura trovare l’assassino.
“La trasposizione dal racconto scritto a quello per immagini non è mai indolore” spiega Bigliardo. “Le scelte che si compiono nell’adattamento tra un media e l’altro sono ardue e coinvolgono, non senza sacrificio, l’immaginario e l’operato dell’autore.
Mi sono letteralmente scervellato per capire come impostare la pagina e come partire. Poi dopo avere fatto varie prove è bastato un incontro alla Scuola Italiana di Comix di Napoli con tutti i disegnatori, gli sceneggiatori, Maurizio de Giovanni e lo staff Bonelli e tutto mi è sembrato più chiaro”.
“Di fronte a un testo scritto siamo attivi” conclude de Giovanni. “Mentre leggiamo un libro non possiamo fare altro: chiacchierare, navigare sui social, guardare un film. Anche per questo narrativa, cinema, telefilm e fumetti hanno linguaggi molto diversi.
Così Il Commissario Ricciardi a fumetti non è traduzione in realtà della mia inventiva letteraria. Ma la traduzione di quanto io avevo immaginato in un’altra fantasia”.
In questo modo de Giovanni può dire al suo personaggio, presentandone la versione a fumetti: “C’ero. Eppure non ti avevo mai visto. Non conoscevo di te i contorni del viso, il colore di quella disperazione, le mani nervose e sottili, i capelli che sfuggono all’ordine della brillantina. È solo adesso che ti conosco, Ricciardi. Solo adesso.”
Stefano Priarone, la Stampa