VINCENZO BILLECI

IL PESCAUTORE

Il poeta Vincenzo Billeci, amichevolmente detto “Il pescAutore”, segue quella tradizione artistica della “Gente di mare”, di cui fanno parte grandi personaggi come Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo. Una frase è impressa nel cuore dell’autore: “Uomo libero, amerai sempre il mare!/Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola” (Charles Baudelaire). Il LOCUS poetico è il Mare, esso ispira la poesia! Si tratta di una Entità viva, di una persona, di un familiare: “Ssshhh/Ascolta in silenzio/ascolta la voce del mare/nel silenzio, lo sentirai vibrare…” (“SSSHHH”). L’immagine di Vincenzo bambino che sul peschereccio, insieme ai genitori, ultima i temi della scuola, è già poetica. Ogni componimento ci fornisce, allora, un quadretto dipinto della vita di mare. Come una ciurma vediamo apparire l’equipaggio di questa gioiosa compagnia. L’autore: “Oggi sono undici i lustri che sto qui/con otto di mare da attivista” (“BREVE BIOGRAFIA”). Il papà: “La voglia di mare, una Tua costante,/mentre perdi i riferimenti./Hai fatto scuola a tutti,/dal poker alla pesca,/stelle , carene e tribordi,/su come cavalcare i flutti, /e ora sto qui a dirti, Ti ricordi?/Già! I ricordi, vivi di un passato remoto,/azioni che nel porto fecero storia…/Ma è la vita che va/e son davvero molto contento,/perché ancora posso stringere Papà/in un abbraccio lungo tutto il firmamento” (“E SIAMO QUA!). L’amata: “Sei stella polare/di luce accecante/un albergo in mezzo al mare” (“TI AMO E NON LO NASCONDO”). E ovviamente Lampedusa! L’accogliente isola e patria: “Vieni, Lampedusa ti aspetta ancora/per riveder la rosata aurora/che illumina di gioia il pescatore/stanco per la nottata, ma lieto nel cuore/a riveder un tramonto sereno e silente/che puoi trovar solo a capo Ponente/quel mare limpido a volte increspato…/isola selvaggia, aspra ed accogliente/calda, sensibile, forte e ridente/spiagge lambite dalle tinte più varie/nascoste tra le cale, belle e solitarie/col tuo cielo azzurro o pieno di stelle/con la luna in riva al mar…/gente forte e generosa/rende più preziosa Lampedusa/vieni, troverai l’isola che vuoi/sento che ti avremo, prima o poi” (“SO CHE VERRAI”). La bellezza di quest’ambiente ispira l’amore: “Quiete e cale azzurrine…/ portano con se messaggi d’amore/che non hanno confini di sorta/mostrando a noi tutto lo splendore/rasserenano l’animo…” (“NELLE TUE BRACCIA”). Vincenzo, come i pescatori, ha un cuore grande e non perde l’occasione di trattare il triste tema sociale dell’immigrazione, degli sbarchi, dei profughi, molti dei quali hanno perso la vita in fondo al mare. Delicata e dolce l’immagine degli orsacchiotti neri/boa per affrontare la questione: “Era una giornata meravigliosa…/si pescavan triglie a iosa/tra loro, qualcosa mi lasciò perplesso./Un orsacchiotto di peluche nero,/di quello che i bambini non si staccano mai,/era lucido, liscio e tutto intero,/ma era nero nero, nero assai./Le triglie mi distolsero dal pensiero,/fin quando non ripescai un altro orsacchiotto,/inutile dirlo anch’egli nero,/e poi un altro, un altro fino a diciotto, quarantotto, cento otto./In uno, spinsi un bottone e parlava, e diceva,/e parlava, parlava a mo’ di disco,/e ripeteva, ripeteva/una parolina in una lingua che non conosco…/–BOA ME, BOA ME– ripeteva,/fino ad esaurimento delle pile./Mi domandai il significato del tributo,/”BOA ME” in lingua Ghanese,/vuol dire Aiuto…” (“L’ORSACCHIOTTO NERO”). Il pescAutore Vincenzo aspetta al lettore, come se fosse al largo con il suo peschereccio, è pronto ad accoglierlo ed ad accompagnarlo con i suoi versi nella sua Isola, nella sua bella terra circondata dall’acqua: la sua poesia è come la “gente di mare”: generosa, forte, genuina, vera, gioviale, ricca di profumi e di sole…

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