Intervista d’Autore – Dalila Mecozzi

Come si è avvicinato al mondo dell’arte e quali sono stati i primi passi della sua carriera?

Non c’è stato un momento preciso in cui l’arte è entrata nella mia vita, da quanto ricordo il designo, i colori, le forme sono sempre state parte del mio mondo. Da molto piccola disegnano le pareti di casa, tanto che i miei genitori le avevano rivestite con cartoncini bristol per evitare che disegnassi direttamente sul muro! Anche a scuola adoravo l’ora di disegno e mi riusciva molto facile copiare opere famose. Poi per tanti anni non ho più seguito questo mio istinto. Qualche anno fa ho frequentato per qualche mese un corso di pittura a olio, ma sentivo che le mia immaginazione e la mia spontaneità venivano limitate, così non ho proseguito. Ho ripreso con passione, spontaneità qualche anno fa, quando finalmente mi sono creata il mio angolo creativo nella mia casa.

Come reagisce alle interpretazioni che il pubblico dà alle sue opere? Preferisce che il significato sia aperto o ha un messaggio chiaro in mente?

Mi fa piacere e mi dà spunti creativi nuovi ascoltare il pensiero delle persone di fronte alle mie opere, ma amo dipingere senza pensare se il risultato possa essere gradito o meno. Mi faccio guidare dall’istinto e usando dipingo, senza filtri e senza regolare. Credo che l’anima tradotta in colori sia qualcosa di astratto e
poco descrivibile. Dipingo principalmente quadri astratti, pertanto mi rimane un po’ difficile e limitante spiegare i miei quadri. Dal titolo si potrebbe, a volte, evincerne un tratto del significato, ma poi le forme, i colori e i materiali possono maggiormente portare lo spettatore in un mondo diverso da quello che potrei io stessa raccontare. L’arte è espressione di una parte di sé, piena di sfaccettature a volte non traducibili.

Come gestisce il rapporto tra spontaneità e pianificazione durante il processo creativo?

Solitamente porto sempre con me un quadernino, quando giro, e usando viaggio, quando lavoro, sul comodino. A volte un dettaglio, una luce, un sasso o un qualcosa nell’aria piccino farmi venire un’idea. Quando la testa è più leggera, i pensieri più distaccati lo apro e inizio a disegnare, cercando di seguire solo quello che la mano mi fa fare. Alcuni di questi poi li riporto su tela e in quel momento lascio spazio anche a cambiamenti, i colori la fanno da padroni, caratterizzando il quadro.

Se potesse collaborare con un artista di qualsiasi epoca, chi sceglierebbe e perché?

Sceglierei per affinità animica Miró. Amo il suo modo di dipingere senza schermi, ma con un attento studio del colore che può non apparire a un primo sguardo. I suoi quadri ti fanno sentire qualcosa che si muove al tuo interno, come se l’animo umano avesse su tela traslato le parole e i pensieri.

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