Intervista d’Autore – Vittorio Picchio

Come si è avvicinato al mondo dell’arte e quali sono stati i primi passi della sua carriera?

Sono un pittore autodidatta e fin da quando ero bambino, amavo tanto disegnare. Negli anni ho perfezionato molto questa dote. Con il tempo ho iniziato a esporre le mie opere nelle mostre collettive locali del mio paese, fino a quando sono entrato in contatto con Dantebus che mi ha dato la possibilità di esporre le mie opere in grandi città come Roma e Firenze.

Come reagisce alle interpretazioni che il pubblico dà alle sue opere? Preferisce che il significato sia aperto o ha un messaggio chiaro in mente?

Nelle mie opere io cerco di trasmettere un mio pensiero e una mia impressione di quello che sento dentro di me. Dipingo spesso farfalle perché per me rappresentano un po’ le nostre paure e incertezze, che poi riusciamo a superare: da un bruco nasce una creatura bella come una farfalla, essere effimero e piacevole per la vista. Sono un po’ come metafore che incontriamo nella nostra vita quotidiana. Questo è il mio messaggio, se il pubblico lo interpreta nel mio stesso modo mi fa piacere, altrimenti ognuno è libero di interpretare le mie opere come meglio ritiene.

Come gestisce il rapporto tra spontaneità e pianificazione durante il processo creativo?

Nei miei lavori cerco di realizzare una mia idea, poi mentre dipingo cerco di arricchire l’opera con colori e soggetti che magari all’inizio non avevo in mente.

Se potesse collaborare con un artista di qualsiasi epoca, chi sceglierebbe e perché?

Vorrei avere la fortuna di collaborare con Monet, in quanto apprezzo molto l’utilizzo che fa dei colori e della luce. È uno dei principali “padri” del movimento impressionista e le sue opere hanno influenzato anche la pittura moderna. Quando realizzo un’altra opera, cerco di immedesimarmi nello stile di Monet.

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