Intervista d’Autore – Maria Zappacosta

I poeti sono vivi, sono la storia dell’emozione che si lega alle fragilità, ai trionfi dell’essere umano,
la lettura degli istanti cercati nel confronto, nei rapporti.

Il 2019 rimane una data importante per me come poeta nascente, ho fatto il salto da scrittrice riservata a poeta di tutti. Un traguardo importante che mi ha permesso di valorizzare i ponti della scrittura.
È una crescita con la poesia dopo aver seguito poeti leggendari come Paul Celan, Czesław Miłosz, Adam Zagajewski, Wisława Szymborska, Alda Merini, Eugenio Montale, Petőfi Sándor e tanti altri che hanno influenzato la mia strada.

Oggi pubblico Piantagioni di aquiloni dopo il successo di Come zucchero su limone.
Piantagioni di aquiloni nasce come ricerca personale, un pensiero più vicino agli altri, una maturazione ispirata dai profumi delle sensazioni, da un’accortezza più accurata nei cambiamenti che mi hanno toccata profondamente.

Il titolo della raccolta mette un fermo immagine sull’aquilone, simbolo di libertà e pace. Ho scritto poesie che riprendono aspetti umani, “Sarajevo” è un esempio, riprende la guerra e la sua fine, il vissuto attraverso i tanti perché di tragedie in cui l’uomo percorre i segni drammatici di una perdita di sé stesso trovandosi poi a chiedersi come si può raggiungere il senso umano. “Una donna” è un altro esempio che si affianca al messaggio femminile di come è vista la sua immagine nella società. Scrivo d’amore, di pace, di scambio tra uomo donna e di temi sensibili come l’immigrazione.

In questi anni ho scritto per la casa editrice Dantebus, pubblicando con loro due monografie e due raccolte con due altri autori, ponendo una fiducia importante. La poesia è un cammino che può portare lontano, la poesia è ovunque, anche quando ci sono giorni in cui si crede di non essere ispirati, serve l’idea di noi stessi a confronto con l’emozione per capire che abbiamo molto da dire.

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