In che modo ha selezionato la fotografia da esporre? Quale valore ha per lei e cosa desidera trasmettere agli spettatori attraverso questo scatto?
La fotografia che ho portato a Margutta è una delle mie preferite. Una delle mie prime foto realizzate con lo scopo di catturare la poesia che viveva in quel momento, quel gesto di aiuto e di “guida” che riassume perfettamente il ruolo di genitore. Ero estremamente indeciso tra l’immagine esposta e altre, e grazie all’aiuto della vostra consulente Ylenia, si è optato per la foto esposta.
Come realizza i suoi scatti? E cosa può dirci in merito alla post-produzione?
Parto subito col dire che “odio” la post-produzione (perché creare un’ immagine che, in realtà, non esiste?!) e le fotografie fatte a “progetto”. Credo che le migliori opere d’arte riguardano quei momenti “comuni” (che poi comuni non sono) e che, con lo stile di vita di oggi, non vediamo e/o viviamo più. Gli scatti che solitamente realizzo, sono attimi di vita e gesti quotidiani che in quell’istante mi fanno sentire vicino a chi fotografo o dettagli paesaggistici che mi colpiscono per la loro perfezione o armonica imperfezione.
C’è un tema ricorrente nelle sue opere? Se sì, quale?
Un tema ricorrente nelle mie opere è, come anticipato, quello del “momento”. Catturo quegli attimi che solitamente passano inosservati.
Cosa rappresenta per lei la fotografia? Riuscirebbe a immaginare la sua vita senza?
Per me la fotografia è la possibilità di vivere nel tempo, fissando quell’ attimo, una sensazione o uno stato d’animo che quell’ attimo stesso trasmette.
Ricorda ancora la prima foto che ha scattato? Se sì, quanto e come è cambiato il suo approccio alla fotografia nel tempo?
La prima “vera” foto che ho scattato è proprio questa esposta a Margutta. Scattata circa 4 anni fa. In questi 4 anni da fotografo amatoriale, ho visto che il mio approccio non è variato eccessivamente (ovvero: prima cercavo la poesia nei paesaggi o nei dettagli, ora la cerco nel viso di un anziano che mangia un gelato o di una bimba che si mette le dita nel naso); ho notato però, che è variato il mio sguardo diventando sempre più curioso e profondo; anche se ogni tanto non scatto le foto e mi godo a pieno quei momenti, sorridendo.