L’occhio dell’anima di Davide Bertone

Da dove nasce l’intenzione di pubblicare una sua personale raccolta di fotografie?

“L’idea di pubblicare una raccolta di fotografie nasce dall’esigenza di fare un bilancio di quello che sono stati i primi anni della mia esperienza nel mondo della fotografia. È un punto necessario per vedere da dove sono partito e per fissare in qualche modo nuove basi per l’inizio di una nuova versione della mia arte.”

Come ha scelto il titolo dell’opera e perché?

“Ho scelto il titolo “L’occhio dell’anima” perché riassume il mio modo di intendere la fotografia. Per me fotografare è ricercare la profondità l’essenza delle cose. Questa ricerca può solo avvenire solo se l’occhio non si ferma alla superficie ma viene guidato verso il profondo.”

In che modo ha selezionato le fotografie da pubblicare? Sono opere realizzate con l’intenzione di far parte di un’unica pubblicazione oppure le ha selezionate successivamente tra tutta la sua produzione?

“La selezione delle fotografie è il frutto di uno scremare tra tutte le fotografie in archivio, quelle che meglio rappresentano e hanno rappresentato la mia crescita e che meglio sposano il messaggio che voglio far passare con questo libro.”

Qual è il messaggio che desidera lanciare tramite il suo libro?

“Il messaggio che il libro vuole dare è: Non fermarsi mai alla superficie delle cose ma scavare per scoprire cosa nascondono davvero.”

Quanto e in che modo la sua vita privata, gli studi intrapresi e il suo lavoro influenzano la sua arte?

“Ciò che più ha influenzato la mia arte più che studi o vita privata è sempre stata la mia curiosità e la voglia di sperimentare. Fin dall’adolescenza ho sempre sentito la necessità di far venire fuori quello che mi portavo dentro. All’epoca ho trovato nella scrittura un valido alleato ma quando ho scoperto la fotografia tutto è cambiato ed è stato più chiaro per me capire che finalmente avevo trovato il modo di esprimere quello che avevo dentro.”

Riesce ad immaginare la sua vita senza la fotografia?

“Ad oggi non riuscirei ad immaginare la mia vita senza avere una macchina fotografica come compagna di viaggio.”

Come realizza i suoi scatti? Sono frutto dell’ispirazione del momento oppure tende a ricercare situazioni e luoghi in cui poter realizzare lo scatto perfetto?

“Non ricerco di base lo scatto perfetto ma tendo a sfruttare il massimo da quello che mi cattura al momento. Quello che sento cerco di tradurlo con una immagine.”

Quando si è avvicinato alla fotografia? Ha sempre scattato in digitale o anche in analogico? Nel corso degli anni ha seguito dei corsi per studiare nuove tecniche?

“Io non ho cercato la fotografia, è piuttosto il contrario. Un giorno ho chiesto a un amico se mi faceva provare la sua reflex, mi incuriosiva tanto. Dopo qualche foto di prova non sono passati due mesi che già avevo la mia macchina e mi sono subito iscritto al primo corso per principianti che ho trovato nella mia città. È stato amore a prima vista. Negli anni poi ho perfezionato la mia tecnica con altri corsi più avanzati sia di fotografia che di comunicazione e grafica. Non ho mai però per ora provato la fotografia analogica, ma appena avrò l’occasione vorrei sperimentare anche quella.”

Qual è il suo genere fotografico preferito? Still life, street photography, reportage, naturalistica, ritrattistica…

“Attualmente i generi che preferisco sono street photography, reportage e ritrattistica.”

È solito post produrre i suoi scatti oppure preferisce lasciarli fedeli all’originale?

“La post produzione trovo che sia la chiusura del cerchio. Completa quella che l’occhio ha visto e cerca di dare quel tocco personale che contraddistingue l’artista.”

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