Intervista d’Autore – Paolo Carretti

Tra i messaggi che vorrei affidare al lettore ci sono il valore dei bei ricordi,
soprattutto d’infanzia e la tenacia nel restare sé stessi
credendo nei propri principi, malgrado le avversità.

Abbiamo chiesto a Paolo Carretti, autore dell’opera poetica monografica “Ascoltando un pettirosso” di raccontarci come è nato il suo libro, dal titolo alla cover fino alla scelta delle poesie, la sua cifra stilistica e le sue influenze… L’autore si è aperto ai lettori del Blog Dantebus!

La pubblicazione di questa raccolta nasce da una proposta della casa editrice Dantebus, con cui ho già collaborato in precedenza. Questa nuova opportunità l’ho accettata con entusiasmo e gratitudine essendo segno di apprezzamento del lavoro fin qui fatto insieme.

I testi scelti, pur non avendo in origine il progetto di un’unica pubblicazione, hanno però assunto nell’insieme un carattere organico ed armonico che esprime molto di me. Il titolo dell’opera è affiorato quasi spontaneamente proprio “ascoltando un pettirosso”.
Il pettirosso è un uccellino conosciuto ma è necessario creare silenzio, dentro e intorno a sé, per riconoscere il suo richiamo. È lui che si presenta all’improvviso e allora non resta che ammirarlo.

Non teme l’uomo ma esige una “distanza di sicurezza” per potersi esprimere. Ecco allora la domanda: chi sta ascoltando e chi è il pettirosso? Vorrei porre l’accento sul gerundio usato: è un’azione che si rinnova di
continuo nel tempo contemporaneamente a un’altra principale che lascio indovinare al lettore.

Ringrazio Andrea Pisano che ha curato la copertina interpretando alla perfezione quel gerundio. Il pettirosso è ad ali spiegate: sta atterrando o sta per spiccare il volo? Ecco, quello è l’attimo della poesia.

Gli autori che mi hanno formato sono i grandi classici, tra cui Pirandello, ma anche Twain, Daudet, Guareschi di cui apprezzo il fine umorismo. Nella poesia i miei riferimenti sono Leopardi, Ungaretti e soprattutto Pascoli, senza dimenticare il luinese Vittorio Sereni. Di loro apprezzo, pur nei diversi stili, la cura della forma, l’osservazione della natura come spunto iniziale di riflessione, l’intreccio armonioso tra pensiero razionale ed emotivo.

La mia scrittura è influenzata dalla vita: quasi tutti i testi sono evoluzione di un evento vissuto ed è ormai
un’esigenza rielaborare per iscritto ciò che più mi colpisce, difficilmente vi rinuncerei. Si dice che una
persona abbia un’ampiezza di pensiero corrispondente alle parole che conosce: i termini da me utilizzati
costituiscono il mio vocabolario corrente. Poi avviene che per un’indicazione più precisa chieda conferma
al dizionario, anche solo per evitare una ripetizione o favorire la musicalità d’insieme.

Mi rimane difficile scegliere tra le mie “creature” quella a cui tengo di più. Forse la poesia che sento più cara è “Ventidue marzo” perché richiama con semplicità il mio “Io poetico”: “Tornar bambino per sognare il futuro del mio cammino”.

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