Interviste d’Autore – Rossella Montanari

L’amore per la scrittura poetica è nato da un evento scatenante oppure è stato un percorso naturale e maturato nel tempo?

“L’amore per la scrittura poetica ha sempre fatto parte del mio mondo emotivo: circa dall’età di 8 anni ho memoria di avere scritto, credo, con l’inchiostro e il calamaio, quello che il mio io avvertiva nei confronti del mondo esterno; la consapevolezza emotiva di allora resta anche oggi… è la stessa profonda emozione che la scrittura cerca di rendere stabile. È una straordinaria sensazione d’Amore che esce ed avvolge il mondo circostante. Non sono per questo una persona facile con cui convivere.”

Quanto e in che modo la sua vita privata, gli studi intrapresi e il suo lavoro influenzano la sua poetica?

“Sia la mia vita privata sia la mia professione nel tempo si sono fuse con la mia poetica come vasi comunicanti. Sono la stessa cosa ,in un passaggio bidirezionale a flusso continuo.”

Ci piacerebbe che lei commentasse la sua poesia dal titolo “Speranza settembre 2010” dando al lettore la chiave giusta per comprenderla.

“Nel titolo di questa poesia, con la prima lettera maiuscola della Speranza, c’è un filo che si lega all’ultima parola della poesia, Amore, sempre con lettera maiuscola. Speranza e Amore (A/mors). Nella prima strofa parlo di una bambina molto, molto consapevole della potenza delle emozioni, che nel crescere ha avuto a che fare con le varie forme dell’amore (lettera minuscola): solo l’Amore dà pace e Speranza di vita .”

Le sue poesie in alcuni casi sono molto brevi… possono bastare per lei pochi versi per esprimere concetti profondi? Come si fa a poter riuscire in questa impresa?

“A me sembra di sì. Ho stabilizzato nel tempo la lunghezza delle poesie o meglio la brevità. Anche questa è una dimensione interna che si manifesta partendo da un’emozione complessa scatenata da ricordi, vecchie considerazioni, parole scritte su bigliettini, oggetti vari, interazioni mentali tra passato presente e futuro, parole pronunciate dalle persone che mi circondano; tutti questi stimoli permettono ai miei occhi di passare dal guardare al vedere e scriverne.”

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